A differenza di quanto successo la scorsa estate, nel processo di autoproduzione dei kit del Napoli questa volta non si sono verificati quei ritardi che avevano costretto i partenopei ad affrontare il ritiro precampionato senza il materiale tecnico a disposizione. Ma una similitudine con la stagione 2021/2022 c’è ed è stata annunciata qualche giorno fa dal presidente Aurelio De Laurentiis prima del lancio delle prime tre nuove divise da gioco: il Napoli indosserà nuovamente un numero spropositato di maglie, addirittura 12 o 13. Talmente tante che neanche il numero uno della squadra campana è riuscito ad essere veramente preciso in merito, in linea con quanto visto nel corso della scorsa annata quando oltre alle versioni home, away e third, molte altre erano state introdotte, a volte anche abbastanza improvvisamente, nel corso della stagione.
La scelta di utilizzare così tante casacche non può nemmeno considerarsi una novità conseguente alla fine del rapporto con Kappa e all’inizio del singolare accordo con EA7, che evidentemente ha permesso ai partenopei di avere a disposizione un numero così elevato di maglie differenti e che forse nessun supplier “tradizionale” avrebbe potuto garantire. Già nel corso delle stagioni precedenti, tutte ricomprese nella gestione De Laurentiis, il Napoli aveva sperimentato colorway inedite e molte creazioni uniche come la maglia in denim, il camouflage mimetico e, dopo la scomparsa di Diego Armando Maradona, alcune jersey a lui dedicate come la celebre maglia con i colori della bandiera argentina, indossata a lungo nel corso della stagione 2020/2021, seguite poi da quelle limited edition con la raffigurazione del suo volto, in quattro diverse combinazioni di colori. A questa vasta gamma di maglie molto fantasiose si sono poi aggiunte quella pensata per un anniversario tutt’altro che napoletano come Halloween e quelle concepite da Marcelo Burlon e inserite nell’ottica di una più ampia capsule collection, una novità assolutamente legittima pensando a quanto siano attuali le collaborazioni tra club e fashion brand nel calcio di oggi.
Non tutti però hanno apprezzato la moltiplicazione di maglie riscontrata principalmente nell’ultimo biennio. Se è vero che in Italia e in Europa ormai molte grandi squadre vestono abitualmente quattro diversi kit nel corso della stagione, sempre più particolari e spesso frutto dell’iniziativa dei loro stessi sponsor tecnici, quello del Napoli rappresenta un caso estremo e talmente eccessivo da risultare al momento irraggiungibile per gli altri club e dietro sembra esserci una logica che, al netto del gradimento delle singole maglie, al momento ha ottenuto l’interesse di pochi collezionisti. Le critiche più ricorrenti sono arrivate in merito al sacrificio economico di ogni tifoso per acquistarle, ma soprattutto al fatto che un numero così alto di maglie (di cui si è davvero perso il conto, considerando anche le versioni per i portieri e quelle per i match europei che contengono dei dettagli leggermente differenti) costringe inevitabilmente a un utilizzo minore della tradizionale casacca azzurra, indossata sempre più raramente anche quando i campani giocano in casa. Una scelta, quella di rinunciare alla maglia tradizionale per promuovere i kit del momento, che secondo molti tifosi sarebbe la causa di una perdita di identità del club.
La strategia di merchandising del Napoli si pone inoltre in netta controtendenza rispetto a quelle di altri club, che stanno pensando di limitare il numero di maglie utilizzate, ritenendolo uno spreco e dunque evitando continue release che talvolta impediscono pure di poterle apprezzare a pieno. Un club di Premier League come il Brentford, ad esempio, pochi mesi fa ha annunciato che continuerà a vestire la propria maglia home anche nella stagione 2022/2023, giustificando questa scelta con la volontà di venire incontro ai propri tifosi (nonostante siano già soliti applicare prezzi molto bassi per i propri kit e per gli abbonamenti stagionali allo stadio). Dare continuità alla stessa maglia per due stagioni consecutive, oltre a essere un grande gesto che eviterebbe lunghi e dispendiosi processi di produzione dannosi per l’ambiente, è stato interpretato anche come un bel modo per valorizzarla.
In scia con la propria decisione, la squadra londinese ha appena presentato le nuove maglie away che rimarranno le stesse per due stagioni di fila fino al 2024, anche se dovesse cambiare il main sponsor. Qualcosa di simile accade già da anni in Major League Soccer, dove le versioni home e away hanno durata biennale o ogni anno solamente una di queste viene introdotta, mentre l’altra si eredita dal campionato precedente. Ad oggi adidas (che è official supplier dell’intera lega e che da anni collabora con la nota organizzazione ambientalista Parley for the Oceans, utilizzando dei filati ottenuti da rifiuti recuperati in mare e poi riciclati per produrre parte delle proprie maglie) non è ancora in grado di utilizzare esclusivamente plastiche riciclate e adopera ancora il poliestere, ma insieme a molti club sta portando avanti progetti mirati a una maggiore sostenibilità dei prodotti e alla sensibilizzazione su temi che riguardano clima e inquinamento.