Giocatrice professionista di basket in WNBA, gamer, streamer, modella e ora protagonista di “GG Legends” con Gucci: Aerial Powers non ha etichette.
Per alcuni Aerial Powers è la campionessa WNBA 2019 con le Washington Mystics e attuale leader delle Minnesota Lynx, per altri una rappresentante del Team Liquid; altri possono averla vista sfilare o posare come modella, altri ancora in una live su Twitch, mentre per altri questo nome potrebbe dire poco. Qualunque sia il grado di conoscenza su Powers, è difficile incontrare una persona che possa parlare di ognuno di questi ambiti da addetta ai lavori, portando una profondità invidiabile nella discussione. Per questo motivo, Powers è stata scelta da Gucci come una dei protagonisti di “GG Legends”, serie creata insieme a ESL FACEIT per raccontare le storie di alcuni dei più grandi talenti del mondo del gaming ed esport, mostrando il loro percorso, spesso tortuoso e non convenzionale. La serie porta avanti la collaborazione tra Gucci ed EFG, che si prefigge di creare strutture di supporto per giovani aspiranti gamer, una partnership iniziata con la Gucci Gaming Academy nel 2022. Nessuno potrebbe parlare di parallelismi e differenze tra sport tradizionali ed esport come lei, attiva su tutti i fronti nel loro livello più alto, ma anche della salute mentale degli atleti, del ruolo dei genitori nello sviluppo di una carriera, arrivando fino al concetto di atleta come investimento. Il tutto raccontato con simpatia, energia travolgente e poca falsa modestia, come quando le chiediamo un paragone tra sport tradizionale ed esport: «Penso che non ci sia una persona più adatta di me a rispondere a questa domanda!» risponde, ovviamente ridendo.
Allora iniziamo.
Aerial Powers è nata nel gennaio del 1994, e sin da piccola ha chiare quali siano le sue passioni: «Ho iniziato a giocare presto ai videogame. Mario Kart sul Nintendo 64 era il nostro gioco di famiglia, ci giocava addirittura mia madre. Ma già all’epoca in testa avevo sempre il basket: portavo pallone e scarpe ovunque andassi, anche da mia nonna». È curioso notare che durante l’infanzia di Powers la WNBA fosse appena nata (1996) e che gli esport fossero appena agli albori grazie ai primi tornei di StarCraft, ancora lontanissimi dal circuito mediatico. La crescita di Powers è avvenuta contestualmente a quella della WNBA e delle competizioni nel mondo digitale: entrambi sono riusciti nella loro rivoluzione culturale nei primi due decenni del 2000, avvicinandosi sempre più al mainstream e aumentando i rispettivi fatturati fino a diventare dei colossi. Nel frattempo, Powers ha avuto l’opportunità di frequentare Michigan State, di essere scelta dalle Dallas Wings nel Draft WNBA del 2016 e, infine, dopo soli tre anni, di vincere il titolo WNBA.
Subito dopo il successo, ha iniziato a dedicare sempre più spazio al gaming e, citando le sue parole, «a costruire il mio brand al di fuori della pallacanestro». Specifichiamo: non è un’attività insolita per una giocatrice WNBA. I compensi molto ridotti (se paragonati a quelli dei colleghi uomini) impongono alle cestiste di avere le idee ben più chiare su cosa fare non solo dopo, ma anche a carriera in corso. I casi più noti sono Candace Parker e Maya Moore. La prima ha dimostrato di avere un brillante presente in TV, mentre l’altra ha posto l’attivismo politico al centro della sua vita, ritirandosi prematuramente dalla WNBA. «Maya è stata il mio idolo, fino all’ultimo ho sperato di poterci giocare insieme. Al college avevo la stanza piena di suoi poster».
Aerial Powers ha capito di avere la passione e le competenze per essere una creator digitale. Tra un video workout su YouTube, il canale condiviso con la compagna AzureRae e una live su Twitch in cui piazza qualche headshot su COD, Powers ha avuto anche modo di mostrare la sua faccia tosta tenendo testa ad Andre Iguodala in una nota polemica Twitter (finita bene). Viene da sé che un’atleta sotto contratto con Jordan Brand (Powers può vantarsi di parlare personalmente con Michael Jordan, il quale le ha più volte dato consigli sulla sua tecnica di tiro), campionessa WNBA, in grado di massacrarti tanto in palestra quanto a NBA 2K, attirasse i principali nomi del mondo digitale. Powers ha iniziato a essere invitata su svariate piattaforme streaming, ed è stata ripagata da live memorabili su Warzone insieme ad All-Star NBA come Paul George.
All’inizio del 2021, Powers viene messa sotto contratto da Team Liquid, un’azienda che nasce come semplice sito fandom di StarCraft e che si evolve negli anni fino a valere oltre 300 milioni secondo Forbes. La trasformazione è completa. All’interno della squadra, Powers si occupa di diversità e inclusione, non è una giocatrice professionista. E quando le chiediamo se i ragazzi del Team Liquid lo sono, non ha dubbi: «È divertente quando senti persone poco informate dire che gli esport non sono un vero sport. Nel mio sport più tradizionale, mi alleno ogni giorno in palestra per tre ore o più, e l’allenamento negli esport è equivalente, se non superiore. Gli atleti che conosco, che giochino a NBA 2K o a Call of Duty, si allenano quotidianamente. È un impegno. Come atleta professionista di uno sport definibile tradizionale non posso aver altro che rispetto per persone che mettono così tanto impegno nel diventare bravi in qualcosa. Perché so quali sono i sacrifici per raggiungere i massimi livelli. Le similitudini tra il basket e gli esport sono il tempo, l’impegno e il perfezionamento delle proprie abilità».
Se lo sport tradizionale e gli esport hanno l’allenamento come base comune, quali sono altri punti di contatto, o differenze? Secondo Powers ci sono due aspetti enormemente sottovalutati negli esport: «Sicuramente il lavoro di squadra. Nel basket per avere successo devi essere in grado di comunicare con i tuoi compagni. Lo stesso vale negli esport. Se non sei in grado di lavorare di squadra, non vinci. Sono molto simili. E, ovviamente, la competitività. Gli atleti negli esport vogliono vincere, che sia per loro stessi o per l’aspetto economico. Vincere per sostenere le loro famiglie».
Tuttavia, è dalle differenze che si possono trarre gli spunti più interessanti, probabilmente perché legate più attivamente al ruolo svolto da Powers nel Team Liquid e nella GG Academy in quanto simbolo e modello per le nuove generazioni. Il coinvolgimento nel settore “Diversity e Inclusion” prevede che lei abbia un ruolo attivo nell’organizzazione di workshop per favorire l’introduzione e la soluzione di problemi tipici di un movimento in crescita rapida. Se negli sport professionistici tradizionali i genitori sono spesso eccessivamente presenti – i cosiddetti tiger dads che riversano eccessive aspirazioni nei confronti dei loro figli creando inopportune pressioni – negli esport è totalmente l’opposto. «Molti genitori non hanno la benché minima idea di cosa sia lo spazio digitale e l’esport. Educare i genitori degli atleti da questo punto di vista è fondamentale per far sentire i ragazzi supportati nel loro percorso di crescita. Perché sono ancora troppi i genitori che scoraggiano i figli dicendo che non è una carriera valida, che dovrebbero smettere di giocare. Se capissero quante carriere stanno nascendo negli esport, non solo come videogiocatori, sarebbero molto più disposti a supportare i figli. Anche perché ti assicuro che segnare 30 punti in una partita di basket non è più difficile di realizzare 15 kill a COD». Un’anomalia, causata dall’antica percezione del “videogame” in quanto distrazione da impegni più importanti.
Se questa è una diversità con una connotazione negativa, ce n’è anche una enormemente positiva ed è legata alla diversità di genere: «L’assenza di un divario fisico tra uomini e donne rende gli esport molto più equi degli sport tradizionali. Benché sia percepito come uno sport da uomini, due anni fa era stato stimato che il 48% dei gamer fossero donne. Un dato fantastico». Per non parlare dell’aspetto economico: «Negli esport si basa tutto sul prize-money e, non essendoci una base salariale, non vediamo una disparità come quella degli sport tradizionali. Ma sono sicura che se fosse implementato il salario, le paghe tenderebbero a essere equivalenti, proprio per la peculiarità di questo specifico contesto in cui l’abilità conta più delle doti fisiche».
Le parole più interessanti, però, Powers le dà sulla crescita del movimento. Parlando del lavoro svolto dalla Gucci Gaming Academy: «Il fatto che la Academy posizioni le sue risorse sullo sviluppo degli atleti è fondamentale. Non tutti comprendono che queste figure sono un investimento, motivo per cui è impossibile vedere un ritorno se mancano soldi, progetti e impegno. Gli esport in questo devono seguire il modello degli sport tradizionali, dove il benessere degli atleti ruota attorno a un intero team di lavoro. La cura dell’atleta, una corretta nutrizione, la disponibilità di uno psicologo sportivo sia per l’individuo che per la squadra, sono aspetti troppo importanti per essere trascurati». Parole da imprenditrice, non solo digitale.
E la moda? Non è iperbolico dire che Aerial Powers sia una fashion icon. Che si tratti di un contesto più legato alla performance sul campo, a contesti più casual o del lusso, è difficile ignorare questo aspetto della vita della giocatrice. «Da piccola avevo Tumblr – ricordi? – e postavo solo foto relative al mondo dell’alta moda. La passione però mi è tornata negli ultimi anni, grazie al basket. In WNBA, come in NBA, prestiamo molta attenzione al game day fit, ovvero sfoggiare ai fotografi l’outfit con cui arriviamo al palazzetto. Ormai è diventata una competizione e ognuna di noi cerca di essere la più stilosa. È un modo per mostrare la concezione di moda dal punto di vista delle atlete. Quando è cominciato questo trend ho capito di avere una fashionista in me. Un po’ come in NBA vale per Shai Gilgeous-Alexander, che per me è quello che si veste meglio di tutti». Ora che Powers può legare la sua passione per la moda a un marchio come Gucci, spiega come questa partnership sia ulteriormente parte del suo destino. «A Detroit abbiamo un detto: “I’m Gucci”. È un modo per dire “è tutto ok”. Ti faccio un esempio. Cadi per terra, ti rialzi, “No, I’m Gucci” è un modo per dire che non ti sei fatta niente, che non sei imbranata. Perché abbiamo sempre associato Gucci al lusso, quindi è un modo per identificare uno stato positivo. Anche quando vado a giocare, se ho qualcosa di Gucci mi sento bella. “Look good, feel good. Feel good, play good”».
In sostanza, Powers ci ha detto che vorrebbe fare anche moda nella vita, come se avesse già pochi impegni: «Vorrei ritagliare del tempo per la mia attività da modella. In realtà, prima di qualsiasi cosa, vorrei vincere un altro titolo WNBA. Dopodiché voglio continuare a creare uno spazio rilevante per le donne nel gaming, perché quando la palla si fermerà, questo sarà il mio lavoro. A dir la verità lo è già, ma diventerà l’aspetto predominante. Anche perché a 70 anni non potrò giocare a basket, ma con i videogiochi sì. E lo farò! Vorrei anche realizzare qualche passo in più nel mondo della moda. Ma non puoi mai saperlo. Potresti vedermi nella moda, nella prossima serie Netflix, non si può mai sapere!».
Il tema cardine del progetto “GG Legends” vuole identificare la risposta a una domanda: qual è il ricordo che vuoi lasciare di te? Powers sa di volere fare tutto, di essere versatile. Chiedendole se tutti i fan apprezzino la sua poliedricità, ammette: «Che tu ci creda o meno – ci dice Powers con un certo stupore – ci sono persone che criticano il mio amore per il gaming e tutto quello che faccio al di fuori del basket. Dicono che è una distrazione dal basket, mi dicono che faccio troppe cose diverse, altri mi dicono addirittura che così facendo non ho tempo per me stessa. Non li capisco. Come se non giocassi bene. I videogiochi mi rilassano, mi fanno sentire meglio. A volte devo ammettere che queste critiche le accuso. Non dovrebbe essere così, ma purtroppo a volte lo è». Ci crediamo, ma chissenefrega! «Si, anche perché dopo le partite non riesco a dormire, e quindi mi sparo una nottata intera a giocare in live su Twitch».
Ecco, questa è Aerial Powers.