Per qualunque artista, mettersi al lavoro su un nuovo progetto è un momento tanto delicato quanto eccitante. Anche se non si tratta del primo EP o si è nel settore da parecchi anni, anche se si ha già realizzato una hit virale o si è già stati in tournée per il mondo, iniziare un album significa avere infinite strade da esplorare, ma con la consapevolezza (e la pressione) di dover poi scegliere quella “giusta” da percorrere. Omar Apollo tutte queste tappe le ha già fatte, ma, quando ci parla, la voglia di presentare al mondo il suo prossimo disco sembra quella di una prima volta. E in un certo senso “GOD SAID NO” – il secondo album dell’artista in uscita il 28 giugno – sarà una prima volta, perché la vita dell’artista, cresciuto in Indiana da genitori messicani originari di Guadalajara, da quando è stato rilasciato il suo primo disco nel 2022 è cambiata drasticamente. Nonostante i quasi dieci anni di attività, infatti, è stato proprio “Ivory” a segnare un punto di svolta nella sua carriera che lo ha trasportato in una dimensione in cui tutto è nuovo: dalla nomination ai Grammy come “Best New Artist” all’enorme successo di “Evergreen” (che per forza avrete sentito su qualche piattaforma social), dallo status di nuova icona di stile ai live in giro per il mondo che il 5 giugno lo porteranno anche a Milano per il suo primo concerto nel nostro paese.
“Ora ho sicuramente più risorse, così come molta più consapevolezza in cosa significa realizzare un album, ma forse questa volta è stato ancora più difficile” ci dice Omar, e non è difficile capire il perché. Mentre ci racconta le prime fasi di sviluppo del suo prossimo progetto, infatti, è evidente che la sua voglia di sperimentare e soprattutto di migliorarsi sia più viva che mai. E se non bastano le sue parole a dimostrarlo, è sufficiente far partire la riproduzione casuale da qualche piattaforma di streaming per capire quanto la versatilità – sia vocale che sonora – e la necessità di esplorare nuovi mondi siano parte del DNA artistico di Omar Apollo. In “Tamagotchi” canta in spagnolo su una base trap ma con sonorità tipiche della musica latina, la tanto apprezzata “Evergreen” rientra in quell’R&B sentimentale con cui ha iniziato il suo percorso musicale, “Dos Uno Nueve” è una ballad in stile mariachi mentre il basso, estremamente funk, di “Hit Me Up” sembra appartenere a un’altra epoca. Problemi d’identità e confusione creativa? Assolutamente no. Nonostante in un singolo progetto, se non in una singola canzone, si alternino soul, psych-pop, ispirazioni, synth, chitarre e lingue, il punto di vista di Omar Apollo è estremamente riconoscibile e coerente.
L’esperienza, così come la consapevolezza di sé, è però un’arma a doppio taglio. “Non è mai facile, metto sempre molta pressione su me stesso perché l’obiettivo è sempre arrivare a fare musica che poi vorrò davvero far sentire al mondo e cantare live”, sostiene Apollo. E se all’esplorazione musicale e alla voglia di superarsi si aggiunge anche un forte approccio introspettivo, ogni sessione in studio diventa un’esperienza unica e diversa, a volte anche complessa o tormentata. La genesi di “Ivory” lo spiega bene: iniziato, cestinato completamente, sostituito con un EP di 9 tracce e rimandando un tour intero, poi ripreso in mano e registrato interamente in una baita in Oregon solo con il suo ingegnere del suono, lontano dalla città e dal contesto dell’Indiana. Nonostante questa volta sia andato tutto più liscio, probabilmente grazie a quelle nuove risorse e maggiore consapevolezza che ci diceva, “GOD SAID NO” non sarà meno personale o sperimentale. “Non voglio andare in un’altra direzione, ci saranno sì canzoni divertenti e ritmate, ma anche brani più profondi: questo album è molto molto personale” ci assicura, per poi spiegare “anche se voglio sempre fare qualcosa di diverso, non cerco mai di arrivare a un genere o a un sound preciso, faccio solamente quello che mi sento sia giusto”.
E per ora sembra che la strada giusta da percorrere Omar Apollo l’abbia trovata. “Spite” e “Dispose of Me”, i primi due singoli rilasciati come anticipazione di “GOD SAID NO”, sono esattamente ciò che il pubblico voleva. Una traccia ritmata a metà tra l’R&B contemporaneo e il pop la prima, un pezzo più lento e avvolgente l’altro, accomunate però da un racconto intenso, e a tratti arrabbiato, di un amore finito ma non dimenticato. La formula è quella che ci aspettavamo, è vero, ma al primo ascolto i due brani suonano subito come qualcosa di nuovo e onesto. “L’ispirazione arriva quasi sempre dagli strumenti, ho un approccio molto pratico: quando un suono o un accordo ci stimola il cervello, io e il mio producer Teo capiamo subito che è quello giusto, quindi iniziamo da lì” ci spiega il cantante, ed è proprio questo modo di creare libero e spontaneo il segreto del suo successo, l’ingrediente chiave che fa amalgamare il tutto perfettamente, senza mai sembrare ripetitivo o ridondante.
Questa versatilità e questa spontaneità non finiscono quando un singolo viene rilasciato, ma caratterizzano tutti gli aspetti dell’Omar Apollo artista. Performance live, outfit da red carpet, video musicali: tutto. “Quella è la parte più divertente: ogni tanto ho delle idee che mi fanno sembrare pazzo, ma voglio comportarmi come se nessuno mi stesse guardando” ci spiega quando gli chiediamo come vive il fatto che, al giorno d’oggi, il lavoro di un cantante continui anche quando si spengono le luci dello studio. E davvero Omar Apollo agisce come se fosse da solo nella sua cameretta, tanto da decidere di mettere come copertina del vinile di “Live For Me” – il suo EP dello scorso anno – un ritratto realizzato dall’artista Doron Langberg e raffigurante il cantante completamente nudo. Ma fa tutto parte del suo modo di essere, di quella libertà creativa che ha sempre cercato di tenere viva e preservare nonostante la luce dei riflettori puntati addosso. E in questo pacchetto di creatività ed espressione di sé non poteva non rientrare anche la moda, un argomento che, quando viene tirato fuori, subito lo accende e lo riporta alle sue origini: “ho sempre voluto avere un bell’aspetto” ci racconta, “mi impegnavo per vestirmi bene anche se dovevo andare a fare benzina o rimanere in casa”. Per questo forse non ha paura di farsi vedere in pubblico con completi ricamati, pellicce o camicie di strass firmati Loewe, uno dei primi marchi a prenderlo sotto la propria ala e a renderlo il protagonista di una campagna di alta moda per la stagione autunno-inverno 2023. “All’inizio riguardava solo il mio stile, ma anche se negli ultimi anni si è fatto tutto più serio, (l’abbigliamento) continua a essere una dei modi migliori per esprimermi: se ci si sente comodi e sicuri di sé, questo si riflette nello sguardo e nella faccia delle persone”.
E la faccia delle persone a Omar Apollo interessano davvero, sia di quelle che incontra per strada sia dei suoi fan ai concerti: “è stupendo poter scoprire nuove culture, poter osservare come le persone parlano e si comportano: imparo sempre tantissimo viaggiando, e in ogni città in cui vado voglio scoprire cosa succede a livello culturale” ci dice. E il 5 giugno sarà il momento anche per i suoi fan italiani di essere osservati e studiati, perché il cantante arriverà al Circolo Magnolia di Milano in occasione del suo tour estivo che girerà tra l’Europa, l’Australia e l’Asia. E mentre Omar Apollo ci spiega quanto sia felice del fatto che la musica gli permetta di viaggiare in tutti questi luoghi mai visti prima, l’unica parola che viene in mente ripensando a tutto è “esploratore“. Di generi, di luoghi, di stili: di quelle famose mille strade che poteva percorrere e che, alla fine, lo hanno portato a dov’è ora.
I biglietti per il concerto sono ancora disponibili su TicketOne.