Qualche giorno fa la FIMI ha svelato i dati sulle vendite di vinili e CD, rivelando che per la prima volta dal 1991 il vinile ha superato le vendite dei compact disc. Una crescita del 121% rispetto al 2020, a discapito della diminuzione del 6% della vendita di CD.
Un dato importante che dopo un quarto di secolo torna a ricordarci il valore della musica come sostanza, anche figlio degli anni – e del (pessimo) periodo – che stiamo vivendo. Ma perché sta succedendo questo? Il vinile è l’oggetto da collezione per eccellenza in ambito musicale, e non solo per la bellezza, ma anche per quel senso di nostalgia e passione che scaturisce ogni volta che la puntina tocca i solchi a spirale. È delicato, va maneggiato con cura, tenuto al sicuro dalla polvere per evitare che il suono si rovini, ed è proprio questa prassi che tiene viva l’importanza della musica che contiene. È un oggetto tangibile che ci lega all’artista e che ci rende in un certo senso partecipi di qualcosa di più grande. Aggiungere brani sulla libreria musicale di Apple Music, così come creare una playlist su Spotify che rispecchi i nostri gusti è semplice, bastano pochi minuti. Ma creare una collezione da toccare con mano è tutt’altra cosa.
I vinili stanno andando alla grande, è vero, ma se parliamo di musica c’è un altro oggetto altrettanto tangibile e delicato che stiamo sottovalutando, l’audiocassetta, che sta tornando piano piano a prendere posto sui nostri scaffali. Se la vendita di vinili è in crescita da ormai un decennio, quella delle musicassette sta di nuovo prendendo la rincorsa proprio in questi anni. La BPI (British Phonographic Industry), l’equivalente della FIMI nel Regno Unito, ha riportato che lo scorso anno in UK si è registrato un totale di 156.542 audiocassette vendute – il più alto numero dal 2003 – con un aumento del 94,7% rispetto all’anno precedente. I motivi di questa incredibile crescita sono molteplici e si ritrovano negli stessi aspetti rivoluzionari che resero l’audiocassetta un must degli anni ’80.
La cosa che ha reso le cassette così rivoluzionarie è che hanno messo nelle mani di tutti la capacità di spostare la musica nel modo che volevano
Hal McGee
Mentre al vinile va il merito di aver permesso per la prima volta alle persone di sedersi in casa propria e scegliere la musica da ascoltare, la cassetta ha messo in conto un altro aspetto fino ad allora tralasciato: la trasportabilità. Inventata nel 1963 dall’ingegnere olandese Lou Outtens, l’audiocassetta era quanto di più piccolo e compatto si potesse pensare di associare alla musica. Una custodia di plastica con due minuscole bobine all’interno, tanto piccola da poter essere trasportata nel taschino di una camicia. Da fine anni ’60 – con il ghetto blaster prima e con il Walkman della Sony poi – le cassette hanno permesso l’ascolto di musica in strada, con gli amici o da soli, trasformando per sempre l’esperienza e il confronto tra artista e ascoltatore.
Internet ha poi cambiato di nuovo le carte in tavola, sconvolgendo a tempo indeterminato la fruizione della musica con la messa in commercio del primo iPod nel 2001. Dispositivo che ha a tutti gli effetti messo fine alla stretta necessità di acquistare qualsiasi tipo di oggetto fisico, che fosse una cassetta, un vinile o un compact disc. È qui che il loro valore cambia, ed è oggi che se ne sente maggiormente il bisogno.
C’è anche da dire, in realtà, che quando i CD hanno sostituito le cassette, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Se dobbiamo parlare di comodità e qualità del suono, infatti, le audiocassette sono sicuramente all’ultimo gradino. Dal suono poco fedele al nastro che si inceppava 9 volte su 10, e allora toccava cercare accuratamente di riavvolgerlo e rimetterlo al suo posto. Come diceva Sylvester, cantautore americano che ne ha visto la nascita, “c’è qualcosa di veramente umile nelle audiocassette, e non c’è di certo nessuna promessa di alta fedeltà”. Ma quindi, perché non le abbiamo abbandonate per sempre?
I motivi sono molteplici. La musicassetta, così come il vinile, è un oggetto altrettanto collezionabile e una dimostrazione ci è stata data nei giorni scorsi dallo stesso Eminem, che si è accaparrato per 600$ una copia su cassetta sigillata di “Illmatic” del 1994, risalente quindi al debutto di Nas. “Colleziono di tutto da quando ero bambino, ogni album rap in cassetta su cui sono riuscito a mettere le mani”, ha affermato Eminem, “e ancora oggi non è cambiato molto”. È chiaro che per gli artisti di quegli anni le cassette siano state un tassello fondamentale, perché erano proprio queste a passare di mano in mano fino ad arrivare sulle scrivanie di major importanti – la carriera di Shady ha preso una svolta diversa proprio quando una delle sue cassette è finita sulla scrivania della Interscope Records, di fronte a Jimmy Iovine e Dr. Dre, ma è anche vero che ad oggi sono proprio gli artisti contemporanei a cercare di dare loro una nuova vita.
L’aspetto da collezione è infatti arrivato fino ai giorni nostri e ha coinvolto anche coloro che la nascita delle musicassette se la sono inevitabilmente persa. Questo succede soprattutto dal momento in cui molti artisti, tra cui tante icone pop, hanno deciso di dedicarsi nuovamente a mettere in commercio la propria musica in cassetta. Billie Eilish ha realizzato nel 2019 una limited edition glow in the dark di “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?” e Dua Lipa ha optato per una cassetta color oro specchiato per “Future Nostalgia”. Travis Scott ci ha invece abituato da diversi anni, così come Young Thug o The Weeknd, fino ai più giovani come Lil Tecca. Se le cassette di album come “Illmatic” nascevano per necessità, oggi la loro realizzazione deriva dalla pura volontà di avere un oggetto fisico da collezione da proporre ai propri fan, nel tentativo di restituire alla musica quel valore che in un certo senso gli è stato tolto con l’arrivo dello streaming. E dove si sposta l’arte si sposta il pubblico.
Anche l’Italia si è recentemente spostata in questa direzione, ed è stato Guè Pequeno a vedere più lontano degli altri. Per onorare le origini dei suoi “Fastlife”, il Guercio ha scelto proprio le musicassette come elemento principale della campagna pubblicitaria del quarto capitolo, e una volta messe in vendita – con tanto di ghetto blaster per ascoltarle – sono andate sold out in appena 24 ore. La scelta è fedele e lungimirante, perché Guè ha stampato il proprio marchio su quello che probabilmente sarà il dispositivo utilizzato dai fortunati acquirenti per ascoltare anche tutte le successive audiocassette che compreranno.
Capire la direzione della (nuova) crescita di questo fenomeno non è semplice, ma se guardiamo oltreoceano capiamo che sono molti gli artisti che ad oggi ci stanno puntando. La cassetta è molto più economica di un vinile, occupa meno spazio ed è facile da spostare e spedire. È un oggetto che incarna le origini dell’hip hop e ci riporta inevitabilmente a dare alla musica quel valore unico da toccare con mano. Esattamente ciò che serve in un periodo in cui la digitalizzazione sta invadendo i nostri spazi.