Le origini degli arredi in metallo

Innocui e molto popolari: come descriverli altrimenti? Ai mobili in metallo ci siamo abituati, li abbiamo associati alla modulabilità, alla resistenza ma anche alla sperimentazione e alla bellezza scultorea nel design d’interni, tanto che abbiamo dimenticato perché sono arrivati nelle nostre case. Nonostante la produzione metallurgica cominci su larga scala nell’Inghilterra del XIX secolo, sono stati i progettisti francesi a introdurre davvero i metalli – in particolare l’acciaio – nel design contemporaneo. La Francia alla fine della prima guerra mondiale è infatti lo stato-nazione a ottenere la regione della Ruhr e l’Alsazia-Lorena, zone di confine con la Germania dove si trovavano le principali risorse e infrastrutture per la produzione metallurgica.


Dunque per parlare degli arredi in metallo non possiamo che partire da René Herbst, decoratore e consulente per gli industriali dell’acciaio, il primo a introdurre il freddo e poco popolare materiale nelle case dei magnati francesi. Intorno al 1929 Herbst progetta infatti la “chaise sandow” o “bungee chair”: una sedia il cui scheletro è realizzato in acciaio tubolare senza saldatura, mentre la seduta e la spalliera di appoggio sono sostituite da corde elastiche in gomma vulcanizzata. La sedia di Herbst lancia sul mercato europeo un nuovo stile che mischia industriale e domestico, ispirandosi a una pratica che ora ci sembra lontanissima dal design: il bodybuilding. Circa vent’anni prima, infatti, Eugen Sandow, il prussiano padre del culturismo moderno, aveva prodotto con la sua azienda di attrezzatura sportiva un sistema di manubri elastici e fasce di gomma da utilizzare per l’allenamento a casa, a cui Herbst si ispira facendo percorrere questa iconica serie di quindici sedute da un’incordatura di stringhe elastiche per il bungee jumping.

Non si può dire che le sedie prodotte per l’Établissement René Herbst – la ditta di arredamento dello stesso Herbst – ebbero un grande successo commerciale ma per l’architetto di interni l’acciaio più che un interesse di mercato era una proposizione ideologica. Resistente e scalabile, Herbst considerava il nuovo materiale dell’industria dei metalli come un equalizzatore sociale che avrebbe potuto eliminare le gerarchie decorative che a parere di molti progettisti e architetti dell’epoca dividevano ingiustamente le classi sociali. 

Non priva di passi falsi dal punto di vista ideologico, infatti, la storia dell’uso del metallo nel design d’interni non può essere separata dal Modernismo – un movimento che percorre le due guerre fino alle case popolari del Dopoguerra italiano e che puntava a eliminare ogni orpello decorativo che potesse connotare le architetture e gli oggetti, rimandando a classe sociale, provenienza dei materiali, località e genere dei proprietari. Lo scopo, tramite la standardizzazione e la sanificazione della casa, era migliorare le condizioni di vita delle affollate città dei dopoguerra. Nell’ambito modernista, è impossibile non citare, tra le altre sedute in acciaio, la Fauteuil Dossier Basculant, la poltrona presentata nel 1929 al Salon d’Automne da Le Corbusier e ispirata agli arredi coloniali che proponeva un comfort metallurgico e composto, così come – in senso più esteso – il suo Plan Voisin del 1925 – una soluzione urbanistica che immaginava Parigi come una città di edifici cuneiformi con grattacieli in telai in acciaio. 

Gli ultimi vent’anni hanno visto una riscoperta dei metalli come materiali high-end della filiera del design d’interni e la storicizzazione del movimento modernista ha spinto diversi progettisti contemporanei a mettere in discussione i significati culturali finora associati a questi materiali. Il duo FormaFantasma, per esempio, ha dedicato un’intera collezione di pezzi unici a queerizzare gli stilemi e gli elementi canonici del design razionalista, tra cui i tubolari di metallo. La Casa Dentro – mostra che lo studio di ricerca italiano ha presentato da Fondazione ICA Milano durante la Design Week – reintroduceva elementi decorativi propri della tradizione regionale italiana intorno a scheletri modernisti. Un highlight di questa collezione è sicuramente la Chaise Longue che omaggia e ironizza sul lascito di Le Corbusier. La lunga sedia è realizzata in legno e la perfezione delle linee scultoree è intaccata da un disegno floreale, come se un bambino avesse deciso di nascosto di sporcare quei mobili troppo perfetti. L’inquietudine della casa natale, i ricordi delle origini e il pastiche di un arredamento vissuto e non solo politicamente programmato entrano preponderanti in questa collezione che mette in discussione la standardizzazione patriarcale e la presunta democratizzazione degli arredi modernisti. 

Maria Pergay è un secondo nome che spunta dall’humus francese dei mobili in metallo. Tra i suoi prodotti più noti, realizzati rigorosamente in acciaio inossidabile, è utile menzionare il Lil Tapis Volant o Flying Carpet Daybed, uno dei design più iconici del XX secolo, che ha sdoganato il superamento formale dei limiti intrinseci di questo materiale, espandendone la forma oltre le geometrie elementari. La sperimentazione di Pergay è scultorea, molto più vicina al gusto del design contemporaneo e più umana. Giocosi, ricurvi e fluidi, i suoi design – come pure quelli dell’italiana Nanda Vigo – avevano già partecipato negli anni Sessanta alla risemantizzazione degli arredi in metallo, associando l’acciaio a mondi molto meno terreni, alla corsa allo spazio e a luci provenienti da un Altrove. 

A oggi la tradizione metallurgica tedesco-francese con la preziosità delle sue materie ha assunto quasi un valore artigianale, allontanandosi definitivamente dalle proposizioni standardizzanti del design modernista. Lo vediamo in particolare in brand come Kaia, che mette in contatto designer europei con botteghe e piccole produzioni artigianali tedesche. L’ultima collaborazione con lo studio francese The Guild of Saint Luke e il designer John Whelan è risultata nel lampadario Empyrean che orchestra con l’acciaio inox e i led disposti in un motivo a stella un gioco di luci cinematico ed esoterico.