Sono trascorsi esattamente vent’anni dal lancio ufficiale della Air Presto, non soltanto una delle sneaker più rivoluzionarie presentate dallo Swoosh ma anche una tappa fondamentale nel percorso di evoluzione tecnologica delle scarpe da running. Vent’anni sono molti nel mondo delle sneakers: spesso le nuove tecnologie introdotte dai diversi brand non durano che qualche stagione. La Presto, invece, è considerata ancora oggi una scarpa all’avanguardia, decisamente in anticipo sui tempi al momento della sua uscita e più vicina sia esteticamente che a livello tecnico a una scarpa da running odierna che a un modello di fine anni ’90.
La storia della Air Presto inizia molto prima della sua release. Tobie Hatfield posiziona l’inizio del percorso che ha portato alla nascita della Presto nel 1996, durante un meeting in Corea del Sud. Hatfield, al tempo designer e product developer per Nike da circa sei anni, ricevette in regalo un paio di scarpe e indossandole si rese immediatamente conto che la fodera della scarpa era collassata, creando delle pieghe che la rendevano molto scomoda. Immediatamente collegò questo episodio ad alcuni feedback ricevuti da alcuni runner durante un focus group, in cui uno degli aspetti affrontati era proprio il fit delle scarpe da corsa e la difficoltà dei podisti nel trovare la scarpa con la calzata perfetta.
Iniziò così per Hatfield il processo di sviluppo della scarpa con la calzata perfetta. La creazione del cosiddetto “adaptive fit” è un aspetto su cui i brand produttori di scarpe da running hanno sempre lavorato molto. Il percorso di Nike in questo ambito è iniziato addirittura negli anni ’70, con l’introduzione della Nike Bermuda. Negli anni ’80, modelli come Air Flow e Air Current hanno contribuito poi all’arrivo di nylon e neoprene nel mondo del running, un processo che avrebbe dato i suoi risultati migliori per lo Swoosh nel decennio successivo con lo sviluppo della linea Huarache e l’ampio utilizzo di tomaie ibride con boot in nylon elastico.
Hatfield scelse come cavia per i suoi esperimenti un paio di Nike Zoom Alpha, il primo modello ad introdurre ufficialmente sul mercato la tecnologia Zoom Air, precedentemente utilizzata da Nike con il nome di Tensile Air nella linea LWP. L’idea di Hatfield fu quella di creare un profondo taglio nel lato esterno della tomaia, separando il tallone dall’avampiede. In questo modo la scarpa sarebbe stata più flessibile nella calzata dando la possibilità ai runner di indossarla al meglio, senza ledere la solidità e le prestazioni della suola.
Per evitare di raccogliere feedback condizionati, Tobie Hatfield chiese a un collega di testare il suo prototipo. Qui si presentò il primo problema: il sample fu realizzato utilizzando una Zoom Alpha in taglia 9US, mentre il collega di Hatfield indossava un 11. Nonostante la differenza di due taglie il “tester” riuscì comunque a indossare e utilizzare il prototipo grazie alle modifiche di Hatfield. Il taglio non rendeva la Zoom Alpha soltanto più facile da indossare, ma rendeva la scarpa più ampia creando un nuovo spettro di vestibilità, più esteso rispetto a quello tradizionale. Questo è il momento in cui iniziò la rivoluzione: la possiblità di “eliminare” il sizing tradizionale delle scarpe da corsa diede la possibilità ad Hatfield di ripensare completamente il design di questi modelli, abbattendo ogni struttura normalmente imposta dai precedenti trent’anni di evoluzione tecnologica.
Basandosi sulla struttura introdotta con il suo prototipo, Tobie Hatfield disegnò la Nike Air Gauntlet, modello sviluppato durante il 1998 e rilasciato nel 1999 nell’ambito del neonato Alpha Project. La tomaia della Gauntlet fu concepita mixando elementi “tradizionali” come la tomaia in mesh elastico con la struttura sviluppata da Hatfield, con il tallone separato e il profondo taglio sul lato. Sempre nel 1999 uscì la Nike Zoom Drive, altra creazione di Hatfield per l’Alpha Project con una struttura più “conservativa” ma con le stesse caratteristiche della Gauntlet, una speciale fodera senza cuciture e una suola con Zoom Air visibile.
Tutti questi step sono stati fondamentali durante lo sviluppo dei primi prototipi della Air Presto, denominata nelle fasi iniziali “Air Comfy”. Hatfield, insieme a Kevin Hoffer e Mike Friton, pensò inizialmente di utilizzare per la tomaia il neoprene, materiale poi scartato per la sua scarsa capacità di traspirazione e dissipazione del calore. Per la versione definitiva della Presto fu scelto lo Space Mesh, un particolare materiale sintetico tessuto a strati con trama diversa, già utilizzato in ambito automobilistico. Lo Space Mesh incontrava tutte le necessità di Hatfield: traspirante, estremamente leggero ed elastico. Questo diede la possibilità all’Innovation Kitchen di Nike di sviluppare una tomaia “one piece” abbastanza elastica da poter essere tirata in ogni direzione, consentendo così ad Hatfield di accentuare il taglio sulla parte laterale della scarpa e, finalmente, realizzare il suo sogno di abbandonare per sempre la size chart tradizionale delle scarpe da running introducendo una nuova scala da XS a XL accompagnata dalla stupenda tag line “A T-Shirt for your feet”. Già nelle sue prime versioni la struttura della Presto consisteva soltanto di una tomaia elastica e di una gabbia laterale in TPU come unico elemento strutturale della tomaia.
Una volta completato il design del modello, il prossimo step per Hatfield e il suo team fu la ricerca di un nome adatto. Nike decise di coinvolgere tutti i suoi dipendenti dando la chance a ognuno di fare la propria proposta. Tra le tante, a convincere il team di sviluppo fu quella di un impiegato che, paragonando l’adaptive fit della scarpa a un trucco di magia, propose “Presto Magic!”, imitando l’esclamazione di un mago dopo la sua performance. Nella versione definitiva del nome rimase soltanto “Presto”, ma lo stupore sarà sempre quello di chi assiste a una magia.
La Air Presto fu lanciata ufficialmente da Nike nella primavera del 2000 nell’ambito dell’Alpha Project. La campagna marketing fu imponente: ognuna delle tredici colorazioni realizzate venne associata a un personaggio sviluppato da Dylan Lee per l’agenzia Wyden+Kennedy e ogni personaggio venne disegnato da Monica Taylor e inserito in uno spot dedicato. Nacquero così Brutal Honey, Trouble at Home, Unholy Cumulus, Shady Milkman, Rabid Panda, Orange Monk, Jack Mackerel, Migraine Fly, Presto Bill, Catfight Shiner, Rogue Kielbasas, Abdominal Snowman e un tredicesimo misterioso personaggio rimasto senza nome, associato all’ultima colorazione.
Le Olimpiadi di Sidney 2000 giocarono un ruolo fondamentale nel lancio della Air Presto. La velocista australiana Cathy Freeman fu immortalata mentre accendeva il braciere all’interno dello Stadio Olimpico di Sidney indossando un paio di Air Presto “Abdominal Snowman” e una sorta di tuta spaziale creata da Nike per l’occasione. Nike realizzò anche due versioni speciali della Presto come “scarpa da podio” per i membri delle nazionali di USA e Australia. La colorazione ideata per Team USA fu rilasciata immediatamente con qualche piccola modifica, mentre la versione australiana restò un’esclusiva per gli atleti diventando uno dei pezzi più ricercati dai collezionisti di tutto il mondo. Per celebrare i vent’anni del modello Nike ha rilasciato al pubblico la Air Presto “Australia” per la prima volta quest’anno.
Fin dal primo momento uno dei fan più celebri della Air Presto è stato Hiroshi Fujiwara. Il designer nipponico ha contribuito enormemente alla popolarità della Presto in Giappone, indossando diverse volte una speciale colorway marchiata HF realizzata per lui dalla Innovation Kitchen, che finì ai suoi piedi anche in uno speciale set di toys in vinile. Fujiwara, che è anche proprietario di un sample giallo e blu della Presto con un design della gabbia successivamente scartato, ha lavorato con Nike per realizzare una versione speciale del modello per Eric Clapton, oltre ad aver contribuito al design della Presto Roam nell’ambito del progetto HTM.
Negli anni successivi, tra il 2002 e il 2003, molti dei progetti speciali legati alla presto sono stati affidati al leggendario designer Steven Smith. A lui è attribuita la paternità, tra le tante, della Air Presto a scacchi realizzata per Rick Nielsen dei Cheap Trick e delle tre rarissime Air Presto “Hello Kitty”. Di questa versione pare siano state realizzate dodici paia per ogni colorway, dopo che il progetto celebrativo in collaborazione con Sanrio fu bloccato. Tra le “rarities” più ricercate dai collezionisti ci sono anche la Air Presto “Relief”, venduta per raccogliere fondi per le vittime degli attentati dell’11 settembre 2001, la “Honolulu” realizzata in collaborazione con SoleCollector, una colorway speciale creata per il cast di “Sex & the City” e la rarissima “Pusan Tigers”, prodotta da Nike per alcuni studenti di una scuola militare di Busan, in Corea del Sud.
Tra il 2000 e il 2004 Nike ha rilasciato diverse versioni della Air Presto, creando un’intera linea di sneakers con tomaia in mesh e gabbie in TPU dedicate agli sport più diversi con successi alterni. Alcune di queste, come le Presto Roam, Faze, Cage e Trainer, sono ancora oggi molto ricercate dai collezionisti, mentre altre versioni sono state rapidamente dimenticate. Nel 2002 anche Tinker Hatfield, il fratello di Tobie, fu coinvolto da Nike nel progetto Presto, per cui disegnò la Presto Foot Tent. Negli ultimi anni Tinker non ha perso occasione per ricordare come la Foot Tent sia la scarpa di cui è meno orgoglioso, nonostante ciò il modello è ancora apprezzato dagli appassionati ed è stato recentemente riproposto da Nike in collaborazione con Comme des Garçons.
In questi vent’anni la Air Presto è risultata fondamentale per Nike in diversi contesti. Dal punto di vista tecnico le tecnologie introdotte dallo Swoosh con questo modello sono ancora oggi ampiamente utilizzate in ambito sia sportivo che lifestyle. Grazie alla sua versatilità, la Presto ha avuto un ruolo centrale nell’espansione di Nike iD a metà degli anni ’00, proponendo ai clienti combinazioni potenzialmente infinite di personalizzazione. Più recentemente, il rilancio delle colorway originali e le importanti collaborazioni con Acronym e Off-White hanno regalato una “seconda giovinezza” alla Presto, che è ormai fissa nel catalogo lifestyle di Nike ed è uno dei modelli più venduti dal brand.
Durante un’intervista realizzata per Nike News, Tobie Hatfield ha riassunto al meglio l’importanza della Air Presto nel processo evolutivo delle scarpe da corsa. Quando gli fu chiesto come mai Nike avesse mai deciso di sviluppare una “Presto 2”, nonostante l’enorme successo della prima versione, Hatfield rispose che la vera “Presto 2” è la Free Run 5.0 (modello da lui disegnato nel 2004, il primo ad utilizzare la tecnologia Nike Free), ovvero lo step successivo nella ricerca della scarpa da running perfetta.
Un ringraziamento speciale va a Leon Witherow aka Prestology: giovane designer australiano di base a Portland, dove lavora per Nike. Leon è uno dei più grandi esperti e collezionisti di Air Presto, molte delle foto e delle informazioni fondamentali per la realizzazione di questo articolo provengono dal suo profilo Instagram, dove raccoglie il frutto della sua continua ricerca.