Le piste ciclabili sottoterra stanno diventando un’alternativa

Qualche giorno fa è stata inaugurata ufficialmente la prima pista ciclabile sotterranea in Svizzera. Si trova a Zurigo, è lunga 440 metri ed è stata ottenuta riconvertendo una struttura inizialmente pensata per il traffico automobilistico.

L’idea di sfruttare spazi sotterranei per la mobilità ciclabile non è nuova. A Bergen, in Norvegia, nel 2023 è stato aperto quello che è ancora oggi il tunnel ciclabile e pedonale più lungo d’Europa, di quasi 3 km. A Utrecht le piste ciclabili sono completamente separate dal traffico delle automobili, con strade dedicate alle biciclette – molte delle quali sottoterra. A Londra da anni si discute di trasformare vecchi tunnel della metropolitana in percorsi ciclabili e pedonali.

Spazi non solo funzionali, ma anche esteticamente interessanti, progettati con cura e ben illuminati, spesso decorati con murales, pannelli informativi o elementi architettonici che li rendono piacevoli da attraversare.

Come spesso accade quando si parla di soluzioni per una mobilità più sostenibile, il tema è abbastanza divisivo. Da un lato, il maggiore vantaggio di una simile soluzione riguarda la sicurezza, visto che pedalare lontano dal traffico automobilistico abbassa drasticamente il rischio di incidenti – che invece sono in aumento da anni, soprattutto in Italia. Oltre a ciò c’è la comodità di potersi muovere al riparo dal maltempo, un fattore che in città nordiche può fare la differenza.

Dall’altro lato, però, il fatto che le biciclette vengano spostate sottoterra non cambia molto in superficie: le auto continueranno a circolare, le emissioni non si ridurranno e il traffico non verrà disincentivato. Non dimenticando poi che non tutte le città hanno la stessa disponibilità in termini di spazio, e ovviamente poi di costi – il tunnel svizzero è costato ad esempio 38,6 milioni di franchi.

La realizzazione di ciclabili sotterranee rappresenta un’interessante soluzione per migliorare sicurezza e mobilità ciclabile, soprattutto in contesti urbani complessi. Altre soluzioni, come quella che ha adottato la sindaca di Parigi, estendendo la rete ciclabile in superficie e chiudendo oltre 500 strade del centro al traffico automobilistico, promuovono però forse una trasformazione urbana maggiormente integrata.