Piccolo disclaimer introduttivo: nessun purista è stato danneggiato durante la scelta di utilizzare una semi citazione di Neffa per introdurre Kid Cudi e “Leader Of The Delinquents”. Nessuno, davvero.
L’anno è il 2012, la città è Geneso, nello stato di New York, ovviamente nella terra delle promesse, gli Stati Uniti d’America. Kid Cudi si sta esibendo, la cornice è ovviamente sold-out, il pubblico è in estasi. Sono passati due anni dalla pubblicazione dell’ultimo brano ufficiale del rapper nativo di Cleveland; nel mezzo non sono però mancati featuring, collaborazioni disparate e apparizioni multimediali. Insomma, Kid Cudi è ancora stabilmente sotto l’occhio dei riflettori, ma i suoi fan iniziano a bramare nuova musica. I fortunati presenti a quello show vengono inaspettatamente accontentati: l’autore della leggendaria “Day’n’nite” parte con un inedito a cappella. È la prima volta che “Leader Of The Delinquents” esce da un microfono che non sia quello del suo studio di registrazione.
Flash-forward di otto anni: siamo nel 2020, (purtroppo) in piena pandemia globale, e Kid Cudi pubblica un nuovo singolo. Sono passati quattro anni da “Passion, Pain & Demon Slayin’”, e due da “Kids See Ghosts”, e l’attesa dei suoi fan si è fatta di nuovo spasmodica. Il titolo del singolo appena rilasciato? “Leader Of The Delinquents”. Già, dopo ben otto anni, l’inedito a cappella è diventato realtà. Alla faccia del lungo periodo di gestazione e del perfezionismo.
I fan di Kid Cudi sono però abituati a periodi di lavorazione travagliati. Gran parte dei dischi del rapper esploso sotto G.O.O.D. Music hanno infatti visto susseguirsi cambi di titoli, featuring annunciati e mai concretizzati, annunci scomparsi nel nulla, spoiler rimasti tali e molto altro. L’unica cosa a non essere mai cambiata negli anni è l’incrollabile supporto del suo pubblico. Questo è probabilmente dovuto alla natura unica della musica di Cudi: lontanissimo dallo stereotipo del rapper alfa. Così come il suo mentore Kanye West e il suo “figlioccio” artistico Travis Scott, ha sempre parlato a cuore aperto. I testi di Kid Cudi spesso e volentieri sono delle intense confessioni, dei racconti emotivi ed emozionanti, dei flussi di coscienza senza filtri che mettono a nudo ansie, paure e preoccupazioni, gioie e dolori della vita.
Una vita non facile la sua, che perde il padre a 11 anni, prima di trasferirsi a New York appena ventenne; lì, dopo qualche mese, perde anche lo zio, che lo aveva ospitato durante i primi mesi di permanenza nella Grande Mela. Il rapporto con la morte e la depressione, e in generale con gli anfratti più oscuri dell’anima umana, compare a più riprese nella musica di Kid Cudi, che riesce però a bilanciare questo lato con un altro decisamente più luminoso. Yin e Yang si fondono nella sua musica, sia nei mixtape – come quello d’esordio, “A Kid Named Cudi”, che attirò l’attenzione proprio di Mr. West -, che negli album ufficiali, nei progetti sperimentali – una non riuscitissima parentesi rock -, e nelle tantissime collaborazioni sparse per il mondo. Nessuno pensava che un giovane commesso del BAPE Store di New York avrebbe fatto così tanta strada; nessuno, tranne lui.
“Leader Of The Delinquents” è un meraviglioso esempio della natura eclettica della musica di Kid Cudi, oggi ancor più di quando la fece ascoltare per la prima volta, in quell’ormai lontano 2012. L’effetto nostalgia è fortissimo: ci troviamo davanti un Kid Cudi d’annata, molto più incisivo e duro nel rappare, lontano da quelle morbidezze melodiche che negli anni gli hanno poi permesso di ritagliarsi uno spazio unico nel panorama hip hop. La strumentale, firmata da Woodro Skillson e Dot Da Genius, quest’ultimo collaboratore di lunga data di Cudi, rimanda alle stesse sensazioni: niente fronzoli, una batteria decisa, poche note ma in grado di colpire già al primo ascolto. Il brano è un susseguirsi di barre senza soluzione di continuità, nelle quali il rapper affronta molti argomenti. Le paranoie, la difficoltà nel gestire la fama, l’isolamento volontario, ciò che gli permette di creare una connessione con i suoi fan; o ancora, la rabbia incontrollabile, le riflessioni spirituali, Dio, l’inferno, suo padre, le donne e l’amore, in un crescendo che si conclude con una spigliata autocelebrazione. A confermare quell’innata capacità di autobilanciarsi, onnipresente nella sua produzione. A completare tutto c’è il ritornello, nel quale si limita a ripetere ossessivamente il titolo della traccia.
Aspettavamo il ritorno di King Wizard, “Leader Of The Delinquents” non ci ha deluso: a quando il nuovo album?