L’influenza di Virgil Abloh nel rap non è una cosa da sottovalutare

È un periodo, questo, in cui la moda è entrata di prepotenza a far parte dei brani e dell’immaginario del rapper, e non solo per quanto scritto nei testi, ma per ciò che gli artisti indossano, ostentano e ricercano. I rapporti con gli stilisti sono sempre più stretti, lo abbiamo visto in Italia con Achille Lauro e Alessandro Michele oppure con la Dark Polo Gang e Marcelo Burlon, ma in America uno su tutti si è posto come valore aggiunto nell’arte stessa del progetto musicale. Stiamo parlando di Virgil Abloh.

La storia di Virgil Abloh inizia da lontano. Da una cittadina di tutto rispetto dell’Illinois dove, sicuro di voler camminare sulle proprie gambe, Virgil si laurea e si porta a casa un master in architettura che gli permetterà non di costruire case, ma idee. Dodici anni dopo il TIME lo avrebbe nominato tra le 100 persone più influenti al mondo, e questa influenza l’abbiamo vista travolgere in pieno il rap game senza la minima intenzione di fermarsi.

La sua passione per la musica non è mai rimasta nascosta. La dedizione con la quale il DJ – perché sì, fa anche questo – ha reinventato la sua console della Pioneer ha molto da dirci: la trasparenza è una caratteristica fondamentale, permette di cambiare prospettiva, vedere le cose da un punto di vista nuovo ed è proprio qui che arriva l’innovazione, quando di schemi – in testa e intorno – non ce ne sono. Ma per quale motivo proprio Virgil è riuscito ad entrare nelle grazie dell’hip hop? 

Skeleton NXS2 “Transparent” realizzata da Virgil Abloh in occasione della mostra Figures Of Speech

La risposta è semplice e risiede nella sua storia, una storia che il rap si è assicurato di raccontare e accompagnare passo dopo passo. Un ragazzino di colore che da Rockford, Illinois, arriva ad essere il primo afroamericano alla guida di un marchio di lusso come Louis Vuitton non poteva che essere abbracciato da coloro che vivono alla ricerca di una libertà costruita con le proprie forze; per quanto diverso, Virgil, era uno di loro, e il suo marchio, Off-White, era tutto ciò che la fresca ondata della trap stava cercando.

Kanye West, come al solito, ha messo le mani avanti prima di tutti gli altri. È stato lui il primo ad affidare a Virgil il ruolo di direttore creativo per la sua agenzia ispirata al nome della madre, DONDA. E da questo ai dischi il passo è stato breve.

I’m thinking of all these ideas and Virgil’s able to take all of those ideas and then architect them, because he is an architect.

Kanye West a Charlamagne tha God

Con la direzione creativa di “Watch The Throne” di Kanye e Jay-Z nel 2011, il designer è passato da zero a cento in un solo giorno, stampando nel rap game un’impronta che da allora sarebbe rimasta ben scolpita. Non che Kanye non fosse attento ai dettagli, ma la capacità propria di Virgil di architettare le idee come l’artista voleva cambiò la percezione del lavoro dietro un progetto musicale: la forza diventava del dettaglio e la cura maniacale nel creare un’opera a tutto tondo, che non si fermava alla sola musica, fece accendere la fiamma negli occhi di tutti i colleghi. Big Sean con “Finally Famous”, ASAP Rocky con “Long.Live.ASAP”, Lil Wayne con “I Am Not a Human Being II”, 2 Chainz con “Based on a T.R.U. Story”, Pusha T con “My Name is My Name” furono solo i primi che riuscirono a mettere nelle mani di Virgil i loro preziosi progetti. 

Package di “Watch The Throne”

Nel frattempo Pyrex Vision nasceva e moriva per lasciare spazio a qualcosa che sarebbe rimasto impresso nei brani di innumerevoli artisti. Off-White era la risposta definitiva alle richieste di quel genere che nei primi anni 2000 faceva capolino nei sobborghi di Atlanta, e che da lì a poco sarebbe dilagato per dare nuova forma al genere che tutti conosciamo come rap. Nuovo, fresco, alternativo, che calpestava i piedi ai brand di alta fascia ma allo stesso tempo restava attaccato all’immaginario streetwear tanto caro all’hip hop. La nuova generazione aveva bisogno di nuovi marchi e volevano tutti il brand virgolettato. Un simbolo di appartenenza che marcasse il territorio, così come è stato per tantissimi altri brand come VLONE.

Virgil was sending me drip just to see if I like it or rockin’ with it

Young Thug in “Surf”

If I want Louis bags, I’m callin’ Virgil fast

ASAP Rocky in “Ghost (Remix)”

Rapper come Young Thug, Gunna, Lil Uzi, Quavo, seppur arrivati leggermente in ritardo, hanno riportato fedelmente i passi della storia di Virgil nei loro testi, riconoscendogli il successo del brand di cui vestivano e portandolo sul piedistallo con la direzione creativa di LV. Da parte sua, Abloh, non ha mai visto quel mondo lontano dai suoi occhi, anzi, ha fatto di questi ultimi i suoi migliori compagni di viaggio e li ha accolti a braccia aperte nei suoi progetti, come a voler contraccambiare il favore. Non a caso Kid Cudi e Playboi Carti hanno sfilato per lui sulla passerella arcobaleno nella sua prima collezione per il marchio francese, e ancora Carti e Offset per Off-White.

Ma come abbiamo visto all’inizio, non si tratta di una storia di sola riconoscenza, perché Virgil nel rap ci ha messo le mani e lo ha fatto suo, passando dal dietro le quinte fino ad arrivare in prima linea. La direzione artistica, iniziata dai progetti di Kanye nel 2011 e continuata ancora oggi, ha nel tempo spinto il designer a mettere il proprio nome e il proprio marchio, seppur con parsimonia, in primo piano. Innanzitutto sul merchandising – una nota di merito va fatta al merch di “Astroworld” di Travis Scott, a “Kids See Ghosts” e al recente “Leader Of The Delinquents” di Kid Cudi – e successivamente sugli artwork dei dischi e sui video musicali.

Colui che si è conquistato questo onore prima di tutti gli altri è stato Lil Uzi Vert, uscito nel 2017 con la cover di “Luv Is Rage 2” targata Off-White e, non contento, sarebbe tornato poco dopo con il video di “XO Tour Llif3” prodotto da Off-WhiteTM Films.

Quest’anno Virgil Abloh ha messo la propria firma sulla copertina di “Pray For Paris” di Westside Gunn e ha lasciato uno spazio tutto suo alla produzione di video musicali lanciando a febbraio 2020 Off-White Rap Video Production Studio, e il nome ci ha già detto tutto. È stato proprio grazie all’unione di tali forze che altri due artisti si sono guadagnati l’autorevole opportunità: Quavo e Pop Smoke in “Shake The Room”, con un minuto di silenzio per quest’ultimo che vale la pena di guardare fino in fondo.

La creazione di un nuovo spazio per la produzione di video – specificatamente – rap è la dimostrazione che Off-White, e con lui la mente che ne sta dietro, è molto più di un semplice brand di abbigliamento. Virgil non ha nessuna intenzione di lasciar andare la presa e la sua influenza, ad oggi, ha tutte le carte in regola per diventare un elemento intrinseco della cosiddetta trap generation. E qualcosa ci dice che non si fermerà qui.