L’All-Star Weekend si è appena concluso e non si può negare che sia stato una delusione. Ciò è piuttosto grave, non solo perché arriva in un momento delicato per l’appeal mediatico della NBA, ma anche nel suo 75° compleanno. Da un annetto a questa parte, le ricerche di mercato stanno palesando come l’interesse per la NBA sia in calo, paragonato soprattutto alla enorme crescita che NFL e Formula 1 stanno avendo. L’All-Star Weekend è da sempre un momento di enorme appeal per la lega cestistica americana e per i brand coinvolti, ma in questo 2022 qualcosa non ha convinto.
In primis, stiamo continuando a vedere cambi di format nel Rising Stars Challenge, al punto da non capire più cosa andremo a vedere in campo. La stessa cosa vale per lo Skills Challenge. Lo Slam Dunk Contest, da sempre l’evento clou del sabato, è stato una delusione epocale, tra schiacciate poco originali, altre sbagliate e nomi poco polarizzanti, senza nulla togliere a Cole Anthony, Obi Toppin e compagni. Il weekend si è concluso con un’All-Star Game salvato solo dall’esplosività di Ja Morant e da quel videogioco umano di Stephen Curry, ma ha deluso anche per altri aspetti, come l’intrattenimento: il concerto di sabato guidato da DJ Khaled non ha emozionato, oltre ad aver avuto diversi problemi di audio.
Per non parlare delle sneakers. Già da qualche anno i brand preferiscono non fare colorazioni dedicate, ma organizzare lanci di nuovi modelli in contemporanea. L’unico problema è che di lanci ne abbiamo visti pochi, o nessuno, se escludiamo le Kawhi 2 di New Balance. Proprio Kawhi Leonard, come anche tante altre star dotate di una signature line, erano assenti per vari motivi. Cosa che ha portato alla presenza di giocatori sì molto forti e giovani, come Jarrett Allen, ma non proprio icone di stile. Per non dimenticare la presenza di Andrew Wiggins, apparentemente sospinta da artisti del K-Pop. Parte della colpa sta nei problemi di produzione che i grandi marchi stanno riscontrando, certamente, ma parte stanno anche nella mancanza di strategia: Nike ad esempio ha lanciato una LeBron 19 su SNKRS che James, pur cambiando tre scarpe, non ha mai indossato.
Finisce quindi che i tre modelli più interessanti visti nel weekend sono la KD4 “Nerf” di Josh Giddey, le LeBron 9 Low “LeBronald Palmer” e la collaborazione con Rick and Morty di LaMelo Ball, ovvero una PUMA e due modelli di quasi 10 anni fa. Per non parlare del fatto che molti giocatori hanno preferito indossare PE piuttosto che modelli acquistabili.
Insomma, il Weekend delle stelle a Cleveland ha deluso sotto molti, troppi aspetti, un format che ha bisogno di una ravvivata in un periodo troppo importante per il futuro mediatico della NBA, oltre che per quello dei brand legati al mondo del basket.