Lo streetwear vive ancora grazie a Don C, RSVP Gallery e AGOLDE

Quando arrivi a essere riconosciuto come uno dei protagonisti principali di un movimento, come uno di quelli che ha scritto la storia, ti è concesso tutto. Allo stesso tempo, però, per molti il desiderio di reinventarsi e migliorarsi non scompare, ma viene solo affiancato dagli occhi puntati addosso, dalle aspettative del pubblico e dalla pressione di dover rimanere interessanti. Don Crawley, meglio conosciuto come Don C, è la dimostrazione perfetta del fatto che rimanere attuali è possibile, senza dover scendere a compromessi con le tendenze ma semplicemente trovando un nuovo senso al percorso che ci si è costruiti negli anni. RSVP Gallery – il progetto in parte brand, in parte galleria d’arte e in parte store multimarca fondato da Don C e Virgil Abloh nel 2009 – ha fatto delle collaborazioni e dello spirito comunitario il suo punto di forza, e ancora oggi, 15 anni dopo la sua apertura e dopo essersi stabilito come uno dei simboli dello streetwear, questa voglia di riunire la collettività continua manifestarsi.

L’evoluzione di questa attitudine aperta e basata sul concetto di condivisione prende oggi la forma non di una semplice collab tra brand, ma di una partnership destinata a durare nel tempo con una realtà piuttosto inaspettata: AGOLDE, marchio contemporaneo tra i nuovi leader nel settore del denim. Dopo aver riportato in vita la collezione maschile lo scorso anno con la collezione Spring 23, insieme Don C e AGOLDE hanno dato vita a una prima collezione inaugurale per la stagione primavera-estate 2025 che rende omaggio a tutta la storia e la tradizione di RSVP Gallery, mixando ispirazioni workwear e lo spirito di Chicago a silhouette vintage ed estetica collegiale. Questa unione, inattesa dal punto di vista di settori di mercato, non sorprende di certo invece per l’etica dei due marchi: entrambi condividono infatti un approccio che trae ispirazione e influenze da artisti e creativi emergenti, elevando l’abbigliamento a qualcosa di più di un prodotto commerciale.

In più, anche l’aspetto puramente estetico dimostra che AGOLDE e RSVP Gallery siano fatti l’uno per l’altro. Tutti e due hanno infatti in comune la ricerca di un design innovativo ed elevato, che però non oscura mai l’interesse nei confronti delle sottoculture e delle nuove community che si vanno a creare. Il risultato è uno stile sì contemporaneo e versatile, ma anche degno delle migliori boutique del mondo, sì comfortevole ed elevato ma anche sperimentale e fresco.

In occasione dello showroom parigino di Citizens of Humanity Group – il gruppo che include, oltre ad AGOLDE, anche i marchi Citizens of Humanity e Goldsign – abbiamo fatto qualche domanda a Don C riguardo al rapporto tra questa nuova collezione e la sua community, oltre che sullo stato attuale dello streetwear nella moda e ai valori che da sempre porta avanti.

RSVP Gallery è una pietra miliare nella storia dello streetwear, mentre AGOLDE ha di recente rilanciato la sua linea maschile: la collaborazione è quindi qualcosa di molto importante per entrambi. Com’è nata? Qual è stato il punto di partenza? 

Per me, il punto di partenza per qualsiasi cosa è sempre costruire una relazione. Ho avuto il privilegio di incontrare il team di AGOLDE seriamente lo scorso anno ed entrambi eravamo interessati a lavorare l’uno con l’altro. La collaborazione ha cominciato a prendere forma immediatamente e, mentre ci lavoravamo, l’energia tra me e il team era incredibile. Ci scambiavamo idee in continuazione, e così la collaborazione si è trasformata in una capsule, e abbiamo deciso di stabilire una partnership più a lungo termine. 

Posso solo immaginare la quantità di spunti e ispirazioni che sono nati durante il processo creativo. Come ti ha aiutato AGOLDE a trasformare queste idee in realtà? 

Sono molto grato di aver potuto lavorare con Citizens of Humanity Group come partner perché mi ha messo molto sul tavolo – soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture – e mi ha permesso di rendere tutto qualcosa di concreto. Tutti abbiamo idee, ma solo quelle che possono essere eseguite sono quelle che verranno ricordate. E ogni volta che vediamo qualcuno fare qualcosa di importante, dobbiamo sempre ricordarci che c’è un team che lo supporta, e se c’è qualcuno che mi permette di apparire bene, farò sempre di tutto per fare lo stesso con loro. Non abbiamo mai forzato nulla, è stato tutto estremamente naturale e credo che il pubblico riesca a percepire che si tratta di un qualcosa di coerente e complementare per entrambi.  

L’approccio di AGOLDE mescola il lusso a un modo di vestirsi più contemporaneo, ispirandosi sempre a creativi e artisti proprio come RSVP Gallery. C’è stato quindi un elemento particolare che ha ispirato per la collezione? 

RSVP Gallery è un marchio da quindici anni, oltre che un negozio multi-brand. E per tutto questo tempo, come un qualsiasi altro marchio, abbiamo sviluppato dei valori, dei principi e dei contenuti che hanno reso RSVP riconoscibile per un’estetica e uno stile precisi. In molti conoscono i neon, la community che ruota intorno al negozio, le vetrine: tutto questo è RSVP, e vogliamo tradurlo anche nei prodotti. Ovviamente i concetti di comfort e lusso sono importanti per noi, ma non voglio che sembri troppo pretenzioso: tutti devono poter indossarlo, deve essere sottile ma espressivo, senza dettagli sfacciati. I riferimenti all’abbigliamento workwear, invece, arrivano dai miei anni al liceo: penso che gli anni delle scuole superiori siano i migliori della vita di ognuno e per questo ho voluto riportare un po’ di quell’estetica e quella gioia.

Quando RSVP Gallery venne aperto nel 2009 era un concetto rivoluzionario, qualcosa che non si era mai visto nel mondo della moda. Molti dei momenti più iconici e rilevanti della storia dello streetwear sono avvenuti in quegli spazi. Come mantieni viva questa visione così innovativa?

Le situazioni e i contesti cambiano, ma i principi e i valori rimangono gli stessi. Alcune cose non passano mai di moda: essere gentili con gli altri, dire “grazie”, “prego” e “per favore”, non fare ciò che potrebbe essere offensivo o dannoso per qualcun altro. Non importa cosa accade, questa è la realtà e la community che abbiamo costruito. E per questo esisterà per sempre. Già il nome – “Répondez s’il vous plaît”, “si prega di rispondere” – vuole trasmettere questo: sii parte di qualcosa e unisciti alla conversazione.

Oltre all’aspetto teorico, però, c’è anche quello pratico. La speranza senza il lavoro è inutile, quindi è importante credere in qualcosa ma anche dimostrarlo e agire. Sono molto contento di essere parte di una famiglia e voglio continuare ad ampliarla. Quando abbiamo iniziato con RSVP eravamo gli outsider nel mondo della moda ed eravamo presi in giro per quello che facevamo. Ma nella vita non c’è niente di più bello di sentirsi accettati e inclusi in una community e per questo noi vogliamo semplicemente far star bene le persone: è semplicemente capitato che il mezzo con cui proviamo a farlo sono i vestiti. A me è stata data un’opportunità, e voglio trasmettere questi valori anche a qualcun altro. 

Sei stato e sei ancora una delle figure chiave nel panorama streetwear, hai lavorato con chiunque e hai vissuto ogni sua trasformazione. Cosa ne pensi del modo in cui si è evoluto e come hai vissuto il cambiamento della percezione da parte dell’alta moda? 

È bello vedere che la community continua a crescere. Alcuni sostengono che lo streetwear sia morto, ma credo che vada semplicemente applicato a prodotti diversi. Come ho detto prima, le situazioni cambiano ma i principi no: se prima ci era concesso usare solamente t-shirt e cappellini, ora si può usare qualsiasi cosa e il risultato non può che essere più potente. 

Il rischio di trasmettere solo frivolezza e materialismo è alto, ma sono fiero di questa collezione perché credo che le persone, acquistandone un capo, saranno contente e avranno la sensazione quasi di aver fatto un’affare: non voglio che la genti pensi “ho pagato troppo questa cosa, non vale questi soldi”. Per vari motivi, in passato mi è capitato di fare l’errore di mettere in vendita capi troppo costosi, ma adesso questo non avrebbe alcun senso né per il brand e né per i suoi principi. 

Riguardo al mondo della moda in generale, pensi che ci sia qualcosa che manca? C’è invece un aspetto o una figura che trovi particolarmente interessante? 

Credo che il mondo della moda non sia ancora del tutto inclusivo. Sono stati fatti sicuramente dei passi avanti negli ultimi anni, ma siamo ancora molto lontani da come penso dovrebbe essere. C’è bisogno che tutti abbiano un ruolo e partecipino attivamente in questo settore. Diamo spazio a più persone.

È però molto importante anche che ognuno capisca in cosa è più bravo, perché c’è bisogno di ottenere il miglior risultato possibile, e che si prenda la cosa seriamente. Bisogna andare a scuola, studiare, fare ricerca, non provare a prendere scorciatoie: i soldi sono solamente un effetto collaterale del fare grandi cose. I soldi arriveranno se si agisce in maniera intelligente e nel modo corretto. 

Pensi quindi che un sistema come quello delle sfilate sia un po’ obsoleto?

Assolutamente sì. La community della moda pensa ancora che il concetto di esclusività renda tutto più allettante e desiderabile. Sicuramente ci sono dei principi psicologici che lo confermano, ma è ora che questa concezione cambi: le cose possono essere poco costose – non “cheap” ma semplicemente a buon mercato –  e avere comunque un valore. 

Un altro aspetto molto importante della tua personalità e della tua carriera è quello legato allo sport, in particolare al basket. Al momento, infatti, sei il Design Advisor dei Chicago Bull’s, oltre che al Creative Director of Premium Goods per Mitchell & Ness. A che punto è il rapporto tra moda e sport? E soprattutto, c’è qualcosa di questo mondo che ha influenzato anche la collaborazione tra RSVP Gallery e AGOLDE?

È indubbio il fatto che fino a qualche anno fa il concetto di “sportswear” fosse guardato dall’alto in basso dall’alta moda, mentre ora non fa altro che prenderne spunto. Quando iniziai a esplorare il mondo del design provai subito a mixare sport e fashion perché era qualcosa che non in molti avevano fatto, e anche in questa collezione si può notare questa influenza. L’obiettivo della collaborazione era riuscire a raccontare diverse storie, tutte basate sul concetto di community, e non si limiterà solamente a questi pezzi: il mio rapporto con Citizens of Humanity Group andrà avanti anche in futuro, collezione dopo collezione. 

Oltre a questa “partnership”, quindi, cosa c’è nel tuo futuro? 

Voglio vedere altre persone raggiungere i propri obbietivi, trasformare i propri sogni in realtà. Mi renderebbe davvero felice se le persone con cui ho avuto il privilegio di lavorare riuscissero a raggiungere il loro potenziale massimo. Ora che ho dei figli, poi, il mio unico obiettivo è vederli esprimersi nel modo migliore possibile. I loro interessi sono tutti diversi, ed è la cosa più fantastica per una “community”: per quanto tu possa pensare che i tuoi figli saranno come te, è molto stimolante vedere che ognugno ha una propria identità. Ovviamente vengono influenzati dall’ambiente in cui crescono, ma hanno anche l’autonomia e la libertà di essere chi vogliono.