Si spengono i fari puntati sulla London Fashion Week, che dopo aver seguito la settimana della moda newyorkese cede il passo a Milano.
Le sfilate che abbiamo visto dal 15 al 19 settembre hanno confermato la propensione della capitale britannica a supportare gli astri nascenti del fashion system, i quali sono stati ovviamente affiancati alle grandi firme del settore. Dall’inglesissimo Burberry di Daniel Lee alle ennesime stravaganze di Jonathan Anderson, passando per le ispirazioni bridal di Richard Quinn e la new entry Aaron Esh, le proposte womenswear dedicate alla stagione primavera/estate 2024 ci hanno senz’ombra di dubbio offerto del materiale su cui riflettere, superando anche alcune difficoltà come l’annullamento last minute del défilé di Dilara Findikoglu e le manifestazioni dell’organizzazione non-profit PETA.
Ecco allora alcune collezioni da recuperare.
JW Anderson
Ingenuità naïf e atteggiamento forte. È questo che JW Anderson vuole comunicare con al sua collezione donna dedicata alla primavera/estate 2024, la quale è andata in scena alla Roundhouse di Londra. Per la sua etichetta eponima, lo stilista nordirlandese ha infatti orchestrato una sfilata che ci porta a ricordare l’infanzia e a vivere con maggiore spensieratezza. Per questo il défilé si apre con un look interamente realizzato in argilla, il quale si ripete nel corso della presentazione in diversi colori. L’importanza del gioco prosegue anche in altre forme e materiali, dai pantaloni cargo derivati da bomber alle giacche oversize che straripano di piume, fino a una serie di capi gonfiabili dai toni pastello.
Natasha Zinko
Intitolata “The Camp“, la collezione disegnata da Natasha Zinko per la stagione primavera/estate 2024 esplora la figura di un nomade che si trova ad affrontare una spedizione all’aperto. “La sfilata ha a che fare con il concetto di sopravvivenza”, racconta al termine della presentazione la stilista, che ha voluto trasformare in moda tutte le sue preoccupazioni in merito alle questioni ambientali e politiche del momento. Ecco dunque spiegate le tende sparpagliate per Soho Square, che fanno da sfondo a capi d’abbigliamento e accessori dal look post-apocalittico come pantaloni cargo vintage, stampe fangose, giacche con imbottiture muscolose, borsoni a forma di tronco d’albero, stivali da biker, tute in pesante cotone stretch e abiti midi realizzati in nylon tecnico.
Chopova Lowena
Il talentuoso duo formato da Emma Chopova e Laura Lowena ritorna in passerella a un anno dal suo grandioso debutto alla London Fashion Week. Scelgono dunque di occupare uno skate park in zona Westway le due designer, che mostrano al mondo una collezione in grado di mescolare con estremo fascino folklore e sensibilità streetwear. I look sembrano essere studiati apposta per vestire una bambola gotica, con quel contrasto di bianco e nero fatto di crochet, merletti all’inglese, fiocchi e lembi di tessuto che potrebbero essere benissimo rubati dall’armadio della nonna. Il lato romantico viene però alternato da una forte influenza punk che porta gli outfit verso decorazioni all-over a base di conchiglie, borchie, perline, motivi tartan e stampe cartoon squisitamente inquietanti. Caotico e inclusivo, il guardaroba firmato Chopova Lowena è il guilty pleasure di ogni appassionato di moda.
Burberry
Per la sua seconda prova da direttore creativo di Burberry, Daniel Lee rafforza la sua visione presentando una collezione co-ed dalle linee asciutte che alterna vecchi codici e nuovi elementi. Ambientato sotto una tensostruttura allestita nel parco Highbury Fields di Islington in una giornata di pioggia perfettamente inglese, il défilé prosegue infatti la rilettura dell’heritage del brand da parte dello stilista precedentemente a capo di Bottega Veneta, suscitando stupore con look ricchi di elementi inaspettati. Nero, rosso, blu elettrico e soltanto pochi accenni di beige nella sua tonalità più classica; trench sì, ma rivisitato con maggiore enfasi sull’outdoor e la fluidità; l’iconico motivo Check che si fa da parte per lasciare spazio a stampe foulard con fragole e ciliegie oppure lucchetti e catene; il logo Equestrian Knight diventa protagonista dell’hardware, in versione ridotta sulle borse e maxi nelle fibbie delle cinture. Nel complesso sembra che il designer stia dosando molto bene la storicità del marchio con la propria identità creativa.