Lorenzo Zurcher e Gianluca Tedesco ci raccontano il loro amore per Nike e il grande ritorno di Tailwind IV

In occasione del nuovo lancio di Tailwind IV, abbiamo fatto qualche domanda a due che di sneakers culture se ne intendono: Lorenzo Zurcher, socio di Spectrum Store e Graffiti Shop, e Gianluca Tedesco, di Special Sneaker Club.

Con ai piedi le nuove colorway del modello, Black Ripstop per Gianluca e Digi-Camo per Lorenzo, ci hanno raccontato di come si sono avvicinati a Nike e della sua evoluzione nel corso del tempo. Di quanto sono felici del ritorno, dopo vent’anni, di Tailwind IV, ma anche di quale collaborazione vorrebbero vederla protagonista. Corri su SNEAKRS app per scoprirlo.

 

Come è nata la tua passione per Nike? Cosa ti ha fatto appassionare al brand?

L: “La mia passione per Nike è nata nei primi anni ’90, quando andavo alle medie. Sono stato colpito da questo brand perché ha fatto un passo avanti rispetto a molti altri, cambiando radicalmente il design dei prodotti. Diciamo che la cosa che mi ha colpito di più è il modo in cui si approcciava alla tecnologia e come la mostrava.”

G: “Mi sono appassionato a Nike circa nel 2003, quando avevo dieci anni, soprattutto grazie a mio fratello, il quale era un ex cestista. Ricordo di aver avuto la camera, condivisa insieme a lui, piena di poster e soprattutto scarpe Nike. Quindi questo è ciò che mi ha fatto avvicinare di più al brand, data la passione che viveva già lui. […] Era quasi una religione il modo in cui veniva vissuto l’indossare le scarpe e l’abbigliamento di Nike.”

Secondo la tua esperienza, quali sono stati gli elementi che hanno portato Nike a evolversi e a innovarsi nel corso degli anni? Come hai vissuto questa evoluzione?

L: “Nike si è evoluta tantissimo nel corso degli anni grazie all’approccio che ha avuto con la tecnologia. Ha sviluppato, ma soprattutto ha saputo mostrare la tecnologia nei suoi prodotti nella maniera più efficace possibile, facendo l’effetto wow. […] Questa cosa ha fatto da driver per il mercato.”

G: “Gli elementi che hanno caratterizzato Nike in questi anni, a parte la tecnologia Air, sono sicuramente gli studi e le prove fatte con differenti tecnologie e materiali utilizzati sulle scarpe, soprattutto su quelle da corsa, per poter permettere una realizzazione sempre unica del prodotto e sicuramente sempre innovativa rispetto alla versione precedente. Il continuo non fermarsi mai su una determinata tecnologia e il fatto di cercare sempre l’evoluzione, secondo me, sono state le chiavi di volta per quanto riguarda Nike.”

Dagli anni ’80 ad oggi, quali sono stati i cambiamenti più importanti del brand?

L: “Dagli anni ’80, quando la tecnologia Air era sicuramente all’inizio, si è evoluta tantissimo e così tutto il marchio e i prodotti del marchio. Si è sviluppato tantissimo il modo in cui i prodotti venivano presentati, il design e la performance. Hanno mostrato la loro tecnologia praticamente per primi nella Air Max 1, rivoluzionando il mercato delle sneakers. Questa cosa è diventata uno standard dopo: il fatto di mostrare le tecnologie, non è scontato. Questo è stato un investimento altissimo e ha pagato perché i loro prodotti sono molto iconici rispetto ad altri.”

G: “Dagli anni ’80 ad oggi, ciò che ha caratterizzato Nike, a parte la tecnologia Air, è stata la tecnologia Free legata al materiale Flyknit. […]”

Se pensi a Nike, quali sono i tuoi anni del cuore, quelli a cui più sei affezionato?

L: “Se penso a qual è il mio periodo preferito, sicuramente penso ai primi anni ’90, il periodo in cui sono cresciuto e quello in cui ho visto uscire i miei modelli preferiti, che sono la 180, la Air Max 93, la 95 e ce ne sono anche tanti altri. Sicuramente quel periodo ha segnato la mia passione in maniera indelebile.”

G: “Gli anni più fighi per me, per quanto riguarda Nike, sono sicuramente le pubblicità che facevano intorno al 2005, 2007 riguardanti soprattutto basket e calcio in cui venivano fatti questi sport in maniera freestyle. Quindi ricordo Joga Bonito con Nike Football e varie pubblicità di Vince Carter che schiaccia in testa alla gente. Questo mi rimarrà sempre nel cuore.”

Come vedi la scena sneakers milanese? Il tuo quartiere ha in qualche modo influenzato la scelta delle scarpe che possiedi?

L: “La scena sneakers milanese la vedo bene, anche se c’è molto hype e poca cultura, ma va bene così, ognuno è libero di fare e di vedere le cose come vuole. Diciamo che io sono stato influenzato dalla città perché Milano ha sempre avuto dei modelli di scarpe associati a dei gruppi di persone e quindi, pur piacendomi delle cose, evitavo di comprarle per non essere riconosciuto troppo sotto quel gruppo di persone. Adesso, però, è cambiata nettamente questa cosa. È tutto molto più fluido e non ci sono più delle mode specifiche, è un fattore positivo.”

G: “Per quanto riguarda il mio quartiere, ero spesso io ad indossare la scarpa dell’ultimo momento o essere vestito nella maniera più particolare. Per questo mi viene da dire che, più che essere stato condizionato dal mio quartiere, sono io ad averlo condizionato.”

 

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