La prima volta che conobbi Nerissima Serpe, Papa V e Fri2 indossavamo ancora le mascherine, ci salutavamo con il pugnetto e la sera eravamo costretti a tornare a casa prima delle ventitré a causa del coprifuoco. Era Marzo del 2021 e Mafia Slime era uscito da poco più di un mese. Quel disco mi aveva folgorato e così avevamo deciso di ospitarli a Training Day, la trasmissione rap di Radio Raheem, che all’epoca conducevo. Non fu una conversazione indimenticabile: io ero inesperto nel fare domande, loro nel dare risposte. Durante l’intervista mi ricordo però una netta sensazione, rara quando si parla con dei rapper emergenti: i ragazzi erano sicurissimi che la loro musica avrebbe spaccato. Senza alcuna falsa modestia, Nerissima Serpe, Papa V e Fri2 sapevano di essere molto bravi e te lo dicevano. Non scambiai quelle parole con presunzione, anzi, uscii da quella chiacchierata ancora più convinto della validità del loro progetto. Mafia Slime era un disco grezzo ma profondamente originale e innovativo. Ascoltandolo, avevi la sensazione di avere accesso ad un universo cupo ma intrigante, fantastico e realistico allo stesso tempo. Milano diventava di colpo Sin City, una città in bianco e nero, violenta e promiscua. Come il film del 2005, anche Mafia Slime aveva tre registi diversi ma perfettamente integrati tra di loro. Quel disco, come mi anticiparono i ragazzi durante l’intervista, ha vinto la prova del tempo, diventando un cult del rap italiano. Oggi, a distanza di quattro anni, è uscito Mafia Slime 2. In questo caso, per fortuna, il paragone con Sin City non regge. Mentre il sequel “A Dame to Kill For” del 2014 era una brutta copia del primo capitolo della saga, il nuovo disco di Nerissima Serpe, Papa V e Fri2 racconta di una acquisita maturità artistica, di un immaginario in evoluzione e, soprattutto, di una scena rap italiana vitale e innovativa.
Una delle clip più virali online negli ultimi mesi vede il leggendario produttore musicale Rick Rubin rispondere alla domanda “per cosa sei pagato?”. Lui, seduto a gambe incrociate e a piedi scalzi, risponde “per la fiducia che ho nel mio gusto musicale”. Una frase sibillina che però riassume fedelmente le qualità di Rubin: avere gusto, e credere nelle proprio gusto. Si potrebbe dibattere a lungo su cosa voglia dire avere “musical taste”, se questo sia un talento naturale, che non si insegna, o se sia una abilità che si può sviluppare nel corso della vita, allenandola. Difficile a dirsi, ne hanno discusso illustri filosofi, da Montesquieu a Kant, senza venirne a capo. Eppure, esiste, anche se non può essere definito. È un fatto, Rick Rubin ha gusto e viene pagato per questo. Non è un caso che questa definizione provenga da un produttore cresciuto nella scena rap. In altri generi musicali sono il talento cristallino, la qualità della voce, la profondità dei contenuti a determinare il successo di un artista. Nel rap conta, invece, il gusto. Molto più di saper fare delle “belle” rime – bisognerebbe intendersi poi su cosa di intenda per “bello”, sono importanti caratteristiche soggettive e difficilmente definibili. Quanti dischi pieni di contenuti non ci piacciono? Quanti artisti che fanno mille incastri poi non funzionano?
Il gusto, quel cocktail di stile, originalità, immaginario, estetica e linguaggio che compone un bel disco rap, ce lo hanno, ognuno nel suo campo, Nerissima Serpe, Papa V e Fri2. Nel caso dei due rapper è la totale assenza di sovrastrutture a far emergere le loro qualità nel produrre immagini, flow e parole uniche. Sì, perché un elemento che affiora in ogni intervista che rilasciano Papa e Nerissima è la loro sana ignoranza nel campo del rap, soprattutto in quello americano: sorprendente quindi scoprire che Mafia Slime non fosse una citazione all’immaginario di Young Thug e che, addirittura, Papa non avesse mai ascoltato il rapper di Atlanta. Questo per comprendere quanto sia spontaneo il processo creativo dei due rapper, che non hanno bisogno di trovare alcuna reference oltreoceano per sviluppare un proprio stile. Ma non solo, il rap istintivo di Papa V e Nerissima è espressione della rinnovata centralità che ha questo immaginario culturale nelle nuove generazioni in Italia. Se un tempo i rapper dovevano andare a Parigi per trovare un ambiente che facesse risuonare in loro le parole di 50Cent e Jay-Z, oggi i giovani hanno la sensazione di essere immersi in questo universo narrativo. Fri2, seppur abbia una conoscenza del rap più approfondita, condivide con i rapper uno spirito anarchico. Il produttore, a mio parere il migliore attivo oggi in Italia, non ha bisogno di un tag all’inizio del brano per far capire all’ascoltatore da chi provenga il beat, perché ha un sound suo, personale, distintivo. Base-line elettroniche dal sapore britannico si fondono perfettamente con casse e rullanti in pieno stile trap. Fri2 rielabora, mescola, emulsiona, fino a produrre qualcosa di nuovo.
In Mafia Slime 2, il collettivo della provincia di Milano non ripropone soltanto quello che avevamo ascoltato nel primo episodio della saga. In questo disco, piuttosto corposo, c’è spazio anche per una dimensione introspettiva e per esperimenti sonori inediti per il gruppo. Un brano come “A Lei”, riprendendo il filone di una traccia come “Luna” del 2021, porta Nerissima e Papa ad esporsi sul tema dei sentimenti, raccontando una versione dei due che si era solo intravista in passato. In “Bugie”, invece, attraverso un ritornello con una voce pitchata e una melodia suonata al piano, c’è il tentativo di proporre una hit più radio-friendly, in stile All My Life di Lil Durk. E poi ci sono le collaborazioni. Un Artie Five in grande spolvero, prende parte a “Samsung”, una delle tracce migliori del disco, mentre Guè, padre spirituale dei due rapper, non delude in “Campanello”, con Rasty Kilo. Tony Boy rinsalda il suo feeling con il gruppo dopo la hit “Pezzi Che Cadono” con Papa, Kevin Mopao dimostra di essere una delle voci più particolare nel panorama trap italiano, e Shiva, sicuramente il featuring più atteso del disco, benedice il successo del “nuovo che avanza” a Milano.
Mafia Slime 2 è un ottimo disco, ma forse non è la notizia migliore. La vittoria del gruppo è infatti culturale e va al di là del successo numerico che avrà l’album. Nerissima Serpe, Papa V e Fri2 hanno creato un progetto solidissimo, costruito con intelligenza, rispettando i tempi di maturazione artistica e valorizzando le qualità di ognuno dei tre. Il gusto che si percepisce ascoltando le tracce del collettivo smentisce tutti coloro che criticano il rap italiano attuale, accusandolo di essere a corto di idee e ripetitivo. La scena italiana è in salute, vitale e variegata. Solo pochi anni fa sarebbe stato difficile immaginare il successo commerciale di un collettivo così rap come quello dei ragazzi di Pieve e Siziano. E aggiungo, si è spesso detto giustamente quanto al genere in Italia e nel mondo mancassero i gruppi. Negli ultimi anni infatti il rap è stato dominato da artisti solisti. Invece, Mafia Slime è qui a dimostrare che, alcune volte, la totalità di un gruppo è maggiore della somma delle singole parti.