Parlando spesso di sneakers è facile perdere la giusta prospettiva, raccontando le storie di grandi atleti, ponendo ingenuamente il focus sull’oggetto piuttosto che sullo sportivo e la sua impresa. Può capitare quando ci si fa guidare da una grande passione, spesso un’ossessione. In tante di queste storie, però, le sneakers giocano un ruolo fondamentale nel creare un elemento che accomuna sportivi e spettatori: un legame che contribuisce a portare queste imprese nell’immaginario comune.
La vicenda di Terry Fox è un ottimo esempio: una grande avventura in cui un paio di sneakers, più precisamente un paio di adidas Orion blu e bianche, hanno dato il loro contributo per scrivere una storia stupenda.
La leggenda della “Marathon of Hope” inizia ufficialmente il 12 aprile 1980, quando il ventunenne Terry Fox bagna la sua gamba prostetica con le acque dell’Oceano Atlantico a Newfoundsland, sull’isola canadese di Terranova, come buon auspicio per la sua missione: raggiungere correndo la costa dell’Oceano Pacifico, attraversando il Canada e raccogliendo un dollaro per ogni cittadino canadese da devolvere alla ricerca contro il cancro.
Per raccontare la storia di Terry Fox, però, serve fare un passo indietro. Fox nasce a Winnipeg nel 1958 e fin da piccolo dimostrò una spiccata attitudine per gli sport, unita a una volontà ferrea e una grande etica del lavoro. Durante gli anni della scuola praticò diversi sport eccellendo nella pallacanestro e nella corsa e maturando la decisione di voler proseguire gli studi per diventare professore di Educazione Fisica.
Nel 1976 Terry Fox rimase coinvolto in un incidente stradale che gli causò un trauma al ginocchio destro, che continuò a dargli problemi non recuperando mai una condizione ottimale. L’anno successivo, durante una visita medica scolastica, la causa di questi problemi fu evidenziata in un osteosarcoma, un tumore maligno delle ossa che obbligò i medici ad amputare la gamba di Fox.
Nonostante il gravissimo infortunio, la carriera sportiva di Terry Fox non si fermò, proseguendo nel basket in carrozzina dove vinse il titolo nazionale canadese per tre volte e venendo nominato anche All-Star della lega nel 1980.
L’obiettivo di Fox era, però, un altro. Durante il ricovero per l’amputazione lesse di Dick Traum, il primo amputato ad aver terminato la celebre Maratona di New York. Il suo spirito competitivo lo spinse presto a iniziare un duro programma d’allenamento durato quattordici mesi. L’obiettivo dichiarato era quello di poter correre e terminare anche lui una maratona, mentre in privato la sua volontà era di attraversare il Canada correndo per sensibilizzare il pubblico e raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro, avendo constatato durante la sua convalescenza le grandi difficoltà in cui i medici operavano ogni giorno.
Gli allenamenti si rivelarono estenuanti: il funzionamento della protesi lo portava a dover saltellare a ogni passo sforzando la gamba sana e ricevendo violenti colpi a quella amputata. Con il passare dei giorni si rese conto che, nonostante il grande dolore, dopo circa venti minuti la situazione diventava in qualche modo sopportabile, permettendogli di correre con meno fastidio.
Nel settembre 1979 Fox completò la sua prima corsa su strada: un percorso di 27km che lo vide arrivare ultimo a dieci minuti di distanza dall’avversario più vicino, ma con la consapevolezza che la sua missione non era impossibile.
Il progetto della “Marathon of Hope” divenne così ufficiale. All’inizio l’obiettivo di Fox era quello di raccogliere un milione di dollari, che successivamente diventarono dieci per poi salire a ventiquattro: un dollaro per ogni abitante del Canada. Iniziò così la ricerca degli sponsor, con la rigida condizione che non dovessero esserci imposizioni da parte dei marchi coinvolti e che non fossero previsti guadagni per nessuno. L’unico obiettivo era la beneficenza.
Ford donò un camper, mentre Isadore Sharp, il proprietario della catena Four Seasons che aveva perso un figlio proprio a causa del cancro, garantì ospitalità a Fox e al suo team lungo tutto il tragitto della “Marathon of Hope” e donò anche diecimila dollari, sfidando altre 999 aziende a fare lo stesso. Durante la sua ricerca, Terry Fox scrisse una lettera anche ad adidas chiedendo una fornitura di ventisei paia di Orion, la scarpa da corsa che lo avrebbe accompagnato per tutta la durata della sua impresa.
Come detto, la “Marathon of Hope” iniziò ufficialmente il 12 aprile 1980. L’obiettivo di Fox era quello di correre ogni giorno per 42 km, la distanza ufficiale della maratona. La risposta mediatica alla “Marathon of Hope” crebbe con il passare dei giorni, raggiungendo rapidamente una massa critica d’interesse pubblico simile a quella raccontata in “Forrest Gump”. L’ultimo sabato di giugno Terry Fox attraversò il confine con l’Ontario, accolto dalla banda e da migliaia di canadesi pronti a incitarlo a bordo della strada, mentre la polizia lo scortava lungo il suo percorso. A Ottawa ebbe anche modo di incontrare il Primo Ministro canadese Pierre Trudeau. L’11 luglio arrivò a Toronto, dove ad aspettarlo c’erano oltre diecimila persone. Con l’aumento della popolarità della “Marathon of Hope”, aumentarono anche le occasioni in cui Fox poté raccontare la sua storia grazie all’interesse della Canada Cancer Society.
Dopo aver attraversato Terranova, Nuova Scozia, New Brunswick, Quebec e Ontario, correndo ogni giorno 42 km durante l’estate canadese per un totale di 5373 km in 143 giorni, il primo settembre la “Marathon of Hope” dovette interrompersi a Thunder Bay. La fatica e l’insorgenza di nuovi tumori ai polmoni obbligarono Terry Fox a interrompere la sua missione.
L’anno successivo Terry Fox entrò in coma, morendo il 28 giugno 1981 a 22 anni.
Fino all’ultimo momento Fox ha impedito a chiunque di completare la “Marathon of Hope” al suo posto, volendo dimostrare di poterla portare a termine in prima persona una volta ristabilito.
L’enorme popolarità raggiunta e la sua volontà di raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro lo resero un simbolo di volontà e resistenza in Canada. Nel 1999 venne riconosciuto da un sondaggio canadese come il più grande eroe del Canada e, successivamente, venne inserito nella lista dei grandi canadesi nel 2004, secondo soltanto al politico Tommy Douglas.
Oggi la figura di Terry Fox è parte della cultura canadese. A lui sono state intitolate strade e scuole e ancora oggi sono organizzati in sua memoria eventi sportivi e grandi raccolte fondi.
Nel 2005 adidas ha voluto celebrare l’impresa di Terry Fox realizzando una versione speciale della Orion, la scarpa che lui aveva scelto per correre la “Marathon of Hope”. Soltanto 6,500 paia vennero prodotte, con il nome di Terry Fox sul lato, un onore che negli anni ’80 era riservato soltanto a pochi grandi sportivi, molti dei quali hanno contribuito a riscrivere la storia dello sport. Ogni ricavo della vendita delle adidas Orion “Terry Fox” venne devoluto da adidas alla Terry Fox Foundation, a cui vennero destinati anche i ricavi della vendita di alcune paia battute all’asta dopo essere state autografate dall’eroe di Terry, Muhammad Ali, oltre che da undici dei più grandi atleti canadesi: Wayne Gretzky, Sidney Crosby, Cindy Klassen, Kurt Browning, Mike Wir, Donovan Bailey, Larry Walker, Bobby Orr, Gordie Howe, Silken Laumann e Catriona LeMay Doan.
Quest’anno, in occasione dei quarant’anni trascorsi dalla “Marathon of Hope”, adidas ha deciso di realizzare una nuova versione delle Orion “Terry Fox” accompagnata da una speciale t-shirt con le tappe della maratona della speranza. La nuova adidas Orion “Terry Fox” è stata rilasciata soltanto sul sito canadese di adidas il 20 maggio, con un retail di $130 CAD e anche questa volta tutti i ricavi saranno devoluti alla Terry Fox Foundation. Durante l’estate, adidas presenterà anche una limited edition dedicata della UltraBOOST DNA e sei altre t-shirt, con l’obiettivo di raccogliere nuovi fondi per la fondazione.