Marcello Gandini ha fatto la storia del car design mondiale

Con i tratti della sua matita, Marcello Gandini ha dato vita a icone indelebili, costringendo il mondo a fare i conti con avanguardie nuove, fatte da linee prodigiose, spigoli e proporzioni che si sono impresse nelle menti di migliaia di appassionati (e non).

È stato per 14 anni capo designer della carrozzeria Bertone, dove ha firmato alcune delle più straordinarie supercar di ogni epoca: fra le altre, le Lamborghini Miura e Countach, la Lancia Stratos, l’Alfa Romeo Montreal e la Ferrari GT4.

Accanto a queste auto super sportive, Gandini si è cimentato anche in modelli popolari ma altrettanto iconici, come la Renault Supercinque e la Citroën BX, la Innocenti Mini 90 e 120 e la Fiat X1/9.

Velocità, passione, occhio. Gandini ha portato un approccio del tutto nuovo, sia dal punto di vista dell’estetica che dell’ingegneria, dando vita non ad automobili, non ad opere d’arte, ma ad un sentimento di amore per un oggetto che solo un oggetto non è.

Nella persona di Marcello Gandini la cultura internazionale del design si unisce alla capacità di proporre prodotti iconici, che valicano i confini, dialogando con la pop art, con l’urbanistica e il fashion design.

Forme a cuneo, filanti e dinamiche, che divennero un suo segno distintivo, così come l’uso delle porte a forbice, aperte verso l’alto anziché verso l’esterno, che introdusse per primo con la concept car Alfa Romeo 33 Carabo, presentata al Salone di Parigi nel 1968.

La sua Lamborghini Miura del 1966 fu la prima supercar con il motore spostato in posizione centrale-posteriore dietro al sedile del conducente. Produttori come BMW o Ferrari si rivolsero a Bertone per trarre ispirazione dalla mente creativa di Gandini.

«Mio padre era un direttore d’orchestra e voleva farmi diventare un pianista. Solo quando è salito a bordo della Lamborghini Miura ha capito che sapevo far suonare altre note: quelle dei motori». 



A 85 anni non aveva mai smesso di lavorare, il suo prossimo progetto avrebbe dovuto essere in Qatar, dove stava lavorando a un’ambiziosa piattaforma di formazione per il museo dell’auto di Doha.