Immaginate di avere 24 anni e di aver iniziato a fare musica per caso, dopo aver ricevuto un portatile in regalo, a 13 anni. Immaginate di aver iniziato a provarci sul serio solo a 17 anni, sul finire delle scuole superiori. E ora immaginate, appena sette anni dopo, di essere definiti da Forbes “easily one of the most in-demand hitmakers in the world” – in soldoni, uno degli hitmakers più richiesti del pianeta. Il 99% della popolazione mondiale può solo immaginare uno scenario del genere; per Metro Boomin, tutto ciò succedeva nel 2017.
Il producer nativo di St. Luis è probabilmente l’artista che più ha influenzato il suono dell’ultimo decennio, a livello di produzioni. L’altissimo livello delle sue strumentali, nonostante l’elevata mole di lavori prodotti, ha plasmato le orecchie di moltissimi ascoltatori, e non solo, visto anche l’impatto su producer che sono arrivati dopo di lui (e con cui non ha aspettato molto per collaborare, come Tay Keith). La capacità di combinare atmosfere cupe con sound energici, delle sonorità completamente immersive, melodie ipnotiche e un gusto eccezionale nella scelta dei sample lo hanno reso un’istituzione per questa generazione. D’altronde, non si vince per caso il premio di producer dell’anno ai BET Awards; e lui l’ha vinto per due anni di fila, 2016 e 2017.
Il suono recente di Atlanta deve molto a lui, e il momento di svolta per Metro arriva con la collaborazione con OJ Da Juiceman, rapper poco conosciuto in Italia, ma parte del gruppo 1017 di Gucci Mane. È proprio Guwop uno dei primissimi a rendersi conto del talento di Metro, e a dargli fiducia, rappando su alcuni suoi beat. Da lì, l’ascesa diventa inarrestabile: a partire da Future, negli anni sono arrivate produzioni per Nicki Minaj, Ludacris, Juicy J, Yo Gotti, 21 Savage, Wiz Khalifa, Chief Keef, The Weeknd, YG, Young Jeezy, Meek Mill, Travis Scott, Young Thug, Rich Homie Quan, Drake, Lana Del Rey, Lil Uzi Vert, Migos, DJ Khaled, Schoolboy Q, Post Malone, Nav, Swae Lee, Gunna, Lil Wayne, Kanye West e moltissimi altri, l’elenco completo sarebbe letteralmente sterminato. Ma soprattutto… Lana Del Rey!
E pensare che nel 2018 aveva annunciato l’apparente ritiro, tra lo sconcerto generale. Persino nella bio di Instagram si definiva ormai in pensione. Gucci Mane aveva pubblicamente annunciato di essere pronto a dargli 1 milione di dollari per tornare in studio. È difficile credere che alla fine siano serviti quei soldi, ma Metro alla fine è tornato in studio, eccome se ci è tornato. A cinque anni di distanza da 19 & Boomin, il suo progetto d’esordio solista, è tornato con un nuovo producer album, senza affiancarsi ad un solo artista, ma coinvolgendo un roster di nomi da capogiro. Not All Heroes Wear Capes è stato certificato disco di platino solo qualche giorno fa, ed è uno di quei progetti che, ancora adesso, è in grado di far strabuzzare gli occhi anche all’ascoltatore più esigente. Un mix di sound, atmosfere e barre che raramente finisce per essere così raffinato, nei progetti di oggi.
Not All Heroes Wear Capes non è, però, l’ultimo progetto di Metro Boomin. In piena pandemia, e probabilmente contro qualunque indicazione discografica, lui e 21 Savage hanno rilasciato Savage Mode II. Il progetto è il sequel di Savage Mode, uscito nel 2016, e in poco tempo diventato un vero e proprio culto tra i fan dei due artisti, e non solo tra loro. Il progetto del 2016 ha anche il merito di aver dato il via a una saga di progetti di coppia che hanno visto Metro Boomin affiancarsi a diversi rapper e produrne un intero album, ep o mixtape. Nascono così, oltre a Savage Mode: Droptopwop, mixtape con Gucci Mane; Perfect Timing, mixtape con NAV; Without Warning, album con Offset & 21 Savage, e Double or Nothing con Big Sean, entrambi usciti nel 2017. Progetti di successo, dai quali sono state estratte diverse hit – Ric Flair Drip, Hit, X, Pull Up n Wreck e altre ancora. Senza dimenticare che il narratore principale dell’intero Savage Mode II è Morgan Freeman (!).
A soli 27 anni, Leland Tyler Wayne – questo il nome di Metro all’anagrafe – è già uno dei musicisti più influenti della sua generazione. Il suo lascito è talmente profondo e capillarmente diffuso nella scena che è già evidente, nonostante sia ancora attivo e nel “prime” delle sue capacità. I dischi di platino inanellati con Bad and Boujee, Mask Off, Bank Account, Jumpman e altro ancora ne sono la testimonianza. Qualcuno ovviamente storcerà il naso, mascherando i gusti personali con distorti discorsi pseudomusicali. Eppure, a soli 26 anni Metro Boomin aveva già un disco di diamante appeso in studio, insieme a Post Malone e Quavo, per Congratulations. Questo dovrebbe bastare a chiudere qualunque tipo di conversazione relativa al suo impatto sul rap contemporaneo.
Aspettando di scoprire quale sarà il suo prossimo step, non ci resta che goderci tutta la sua discografia. Magari riscoprendo 19 & Boomin, oppure apprezzando Savage Mode II, che nel frattempo ha debuttato al primo posto della Billboard top 200; un’impresa riuscita solo ad altri 5 album collaborativi nella storia, tra i quali Collision Course (Linkin Park & Jay-Z), Niggas In Paris (Jay-Z & Kanye West). L’ultimo album di coppia che c’era riuscito prima di SMII? What A Time To Be Alive, di Drake e Future. Quale producer firma 7 delle 11 produzioni di quel disco? Metro Boomin. Coincidenze? Io non credo (cit.).