Da quando Elon Musk è definitivamente diventato CEO di Twitter, lo scorso ottobre, le novità sulla nota piattaforma di network e microblogging sono quasi all’ordine del giorno. L’ultima, in ordine cronologico, riguarda molte celebrities di tutto il mondo che nelle ultime ore hanno perso la cosiddetta “spunta blu”, ovvero l’indicatore che evidenziava l’autenticità dei profili di molte autorità, personalità illustri e società famose. Nelle ultime ore infatti era stato lanciato l’ultimatum, in linea con le decisioni prese da Musk nei precedenti mesi della sua gestione, in cui aveva stabilito che il simbolo del verified account sarebbe stato rilasciato soltanto tramite pagamento (8 dollari mensili), dando così la possibilità a chiunque di poterlo richiedere. Tra l’altro sulle spunte era stata già creata parecchia confusione quando il nuovo proprietario di Twitter aveva deciso di modificare il processo di autenticazione e di aggiungere due nuove colorazioni alla punta: la grigia, per enti governativi e statali, e la dorata, per le aziende.
Tomorrow, 4/20, we are removing legacy verified checkmarks. To remain verified on Twitter, individuals can sign up for Twitter Blue here: https://t.co/gzpCcwOXAX
— Twitter Verified (@verified) April 19, 2023
Organizations can sign up for Verified Organizations here: https://t.co/YtPVNYypHU
La lista di coloro i quali non hanno più un account verificato è molto estesa e prevede personaggi come Donald Trump, Justin Bieber, Bill Gates, Lady Gaga, Beyoncé, Kim Kardashian e Cristiano Ronaldo e perfino il founder di Twitter Jack Dorsey. Altri, come Papa Francesco o Joe Biden con i celebri @Pontifex e @POTUS, hanno mantenuto solamente la spunta grigia di cui parlavamo sopra. Altri account di celebrities come quello di Stephen King e LeBron James sono al momento ancora contrassegnati dalla spunta blu anche se, come annunciato da loro stessi, nessuno dei due aveva sottoscritto alcun pagamento per questo servizio: a quanto pare sarebbe stato proprio Musk a pagare per tenerli verificati.
I’m paying for a few personally
— Elon Musk (@elonmusk) April 20, 2023
Come segnalato da molte fonti attendibili come Variety, prima dell’arrivo di Elon Musk i profili verificati su Twitter erano circa 420mila. Il nuovo amministratore delegato ha sin dall’inizio del suo insediamento voluto modificare questo strumento introdotto nel 2009, ma in maniera molto contraddittoria: prima sostenendo che fosse uno strumento impopolare, a differenza dalla sua idea di piattaforma in cui ogni profilo dovesse avere lo stesso valore di un altro, poi giustificando la sua manovra con la necessità di dover intascare qualcosa dopo l’esborso economico necessario per acquistarla, poi ancora ritenendo che le modifiche servissero per limitare fake news e bot.
Qualche settimana fa Musk aveva battibeccato anche con il New York Times, il cui account è stato una delle prime vittime di questa “repressione” dopo che il media statunitense dichiarato di non essere disposto a pagare. Ma il problema relativo alle spunte blu non è stato l’unico che ha fatto discutere da quando Twitter è passato di mano: dopo l’immagine del cane di Dogecoin che ha preso il posto, per qualche giorno, della tradizionale icona, uno dei dissidi più recenti è quello avuto con BBC dopo che l’account è stato etichettato come “media finanziato dal governo”, scatenando le proteste della società britannica che ha rivendicato la sua indipendenza (nonostante i finanziamenti dal pubblico attraverso il canone). E nel frattempo l’azienda statunitense sta perdendo sempre più dipendenti: da 8000 a 1500 in pochi mesi.