Domenica sera è morto a 91 anni Quincy Jones, icona della musica e dello showbusiness che ha plasmato la cultura degli ultimi 70 anni. Musicista, autore, arrangiatore, produttore musicale, direttore d’orchestra, fondatore di un’etichetta discografica, produttore televisivo, produttore cinematografico, editore di riviste e, non ultimo, filantropo. Dire che Q – questo il suo soprannome – ha vissuto più di una vita non è un eufemismo.
Nato nel South Side di Chicago il 14 marzo 1933 – nel pieno della crisi economica e finanziaria passata alla storia come Grande Depressione – Jones ha iniziato la sua carriera come trombettista. A neanche 20 anni era già molto richiesto come arrangiatore all’interno della scena jazz. Si è fatto le ossa collaborando con Lionel Hampton, Count Basie, James Moody e Dizzy Gillespie. Ma ha lasciato il segno più duraturo facendo ciò che è alla base di ogni forma d’arte: trovare i collegamenti e unire i punti tra di loro.
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È stato il vicino di casa di Pablo Picasso. Nel suo periodo europeo – quando Quincy si trasferì a Parigi per studiare teoria musicale insieme a Nadia Boulanger – andò a vivere anche a Cannes. Fu proprio nella cittadina della Costa Azzurra che conobbe il pittore spagnolo che – tra il 1955 e il 1961 – abitava lì, nella sua Ville La Californie.
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È il terzo uomo al mondo per vittorie di Grammy Awards. È stato nominato 80 volte vincendone. Più di lui solo Beyoncé (32 vittorie) e il direttore d’orchestra ungherese Georg Solti (31 vittorie).
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I suoi brani sono stati campionati centinaia di volte in brani a loro volta diventati iconici. Da How Do You Want It di Tupac – che campiona Body Heat – a Shook Ones Part II dei Mobb Deep che utilizza il sample di Kitty With The Bent Frame.
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Ha diretto e arrangiato Sinatra At The Sands, uno dei migliori album di Frank Sinatra con la partecipazione della band di Count Basie.
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Cinquant’anni fa Quincy Jones ha assistito al suo funerale. Nel 1974, infatti, gli fu diagnosticato un aneurisma cerebrale. Durante l’operazione gliene trovarono un secondo, e i suoi colleghi del music business decisero di organizzare un concerto per onorarlo. Prima di sottoporsi al secondo intervento Jones partecipò al concerto commemorativo organizzato in suo onore dove suonarono leggende come Ray Charles e Marvin Gaye, provando – come raccomandato dal suo medico in vista dell’operazione – a non emozionarsi.
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È l’uomo dietro il successo commerciale di Michael Jackson. Ha prodotto Thriller – l’album più venduto della storia della musica – ma anche Off The Wall e Bad. Tutti gli album più importanti di MJ, che hanno contribuito a rivoluzionare la musica pop, sono stati prodotti da Q.
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È stato lui il Deus Ex Machina che è riuscito nell’impresa di riunire un gruppo di oltre 40 superstar mondiali sotto il nome di USA for Africa per la session di We Are The World. Il brano fu realizzato con lo scopo di raccogliere fondi per la carestia che aveva colpito l’Etiopia. Il documentario Netflix The Greatest Night In Pop racconta quel momento storico.
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Ha composto le colonne sonore di numerosi film, in molti dei quali è stato anche produttore. Tra questi spicca Il Colore Viola, film diretto da Steven Spielberg, che lancerà le allora sconosciute Oprah Winfrey e Whoopi Goldberg.
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Ha prodotto una delle sitcom più iconiche della tv americana che ha lanciato la carriera di Will Smith: Willy, Il Principe Di Bel-Air.
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Nel campo editoriale ha lanciato uno dei magazine hip hop e r’n’b più importanti della Golden Age del rap americano: Vibe Magazine.
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Quincy, ormai assurto a status di leggenda della musica e dell’intrattenimento, compare in Dawn FM, il disco di The Weeknd che segue il grande successo di Afterhours. Q è presente in un’interlude intitolato A Tale By Quincy in cui racconta dei problemi psichiatrici di sua madre e del suo rapporto complicato con le donne.