La collezione donna primavera/estate 2025 di Moschino andata in scena durante la Milano Fashion Week parla di personaggi affini e identità condivise che si interconnettono attraverso i loro abiti.
Il direttore creativo Adrian Appiolaza ha infatti voluto con questa sfilata esplorare le comunità del vestire, le culture e le sottoculture in cui il vestirsi allo stesso modo è visto come un segno di appartenenza. Ma seppur diviso in gruppi distinti, il défilé propone un susseguirsi di look che si echeggiano e si riflettono a vicenda incoraggiando una mentalità collettiva. Sì, perché durante tutto il percorso gli stili cambiano e l’individualità viene celebrata anche come parte di un gruppo.
In tutto questo l’ordinario diventa sublime, il quotidiano è reso straordinario e la nostra prospettiva viene alterata. Oggetti di uso comune e abiti di tutti i giorni diventano i soggetti di un’ossessione: i capi sartoriali vengono ridimensionati e decostruiti, i classici tubini neri si fondono con vestaglie in seta stampata, la tappezzeria viene trasformata in un lussuoso capospalla e i lacci delle scarpe si accumulano in un parka. E ancora, la libertà giovanile trova espressione attraverso disegni con i gessetti originariamente creati da Franco Moschino quando era bambino, che troviamo riprodotti come graffiti su completi in cotone. L’atto creativo come forma di decorazione: tappi di biro pendono come orecchini, campioni di ricamo e passamanerie si srotolano dalle camicie.
Giocare con i vestiti, ma anche con le parole, con le idee e con la percezione. Così nasce la collaborazione con Terry Jones, fondatore della rivista i-D, che ha creato una serie di grafiche ironiche. Non solo, all’interno dello show sono inoltre presenti pezzi iconici d’archivio prestati dal Trust Judy Blame, mentre le iconografie del marchio vengono allo stesso tempo omaggiate e sovvertite.