Mowgli Tour: abbiamo fatto qualche domanda a Tedua prima del live all’Alcatraz

Durante la tappa a Milano del Mowgli Tour di Tedua, noi di Outpump abbiamo avuto la possibilità di entrare nel backstage e fare qualche domanda al rapper genovese.

La data era sold out, l’Alcatraz era sommerso. La tensione si sentiva fin fuori le porte e Tedua sembrava essere più teso del solito, forse preoccupato per la poca voce che aveva. Ha incontrato i ragazzi scelti per il meet and greet e ha dedicato un po’ di tempo a noi per poi tornare nel suo silenzio pre-concerto.

Partiamo con una domanda in tema. I tuoi concerti sono diversi dagli altri, mostri te stesso al cento per cento e intrattieni il pubblico in un modo che nessun altro sa fare, hai sempre avuto questa idea in mente o è stata tutta improvvisazione?

Tedua: “La verità è che sono molto scatenato. Nella mia vita ci sono state delle influenze importanti, quali lo sport e le recite teatrali delle scuole medie, che hanno fatto sì che nella mia personalità si creasse questa tendenza al fare uno show che non fosse solamente cantato, io fermo come un palo di legno. Cerco di interpretare le emozioni con il corpo, con il linguaggio non verbale e ovviamente ho l’agilità di chi ha fatto le arti marziali. Unendo tutte queste cose creo quello che è poi il mio show.”

Ricordi il tuo primo concerto? Ti sei sempre sentito così sul palco?

Tedua: “Bisogna vedere cosa si può definire concerto, però sì, fa parte di me. Quello su cui devo continuare a lavorare è la prestazione canora, giustamente, ma tutto ciò che riguarda i miei movimenti e la mia teatralità sul palco fa parte di me.”

Molti dicono che da soli non si riesce, che per arrivare in alto si ha bisogno di qualcuno che abbia anche solo la funzione di credere in noi. Quanto è vera per te questa affermazione?

Tedua: “Diciamo che il cielo aiuta gli audaci, quindi il fatto di essere al posto giusto nel momento giusto, insieme ad un’ovvia quantità di talento, è dovuto al fatto che il tuo karma positivo ti ha fatto conoscere le persone che emanano la tua stessa energia e che ti hanno poi aiutato a costruire un progetto che ti porta in alto. Quindi è vero, però se si parla di raccomandazione, quella non serve a niente.”

Lo abbiamo ringraziato e lo abbiamo lasciato alla sua preparazione fisica e mentale, lo ha guardato anche la madre quella sera, forse la tensione era dovuta a questo.

A fine concerto, dopo averla fatta salire sul palco per ringraziarla insieme a Izi, Sfera Ebbasta, Charlie, Chris e molti altri ospiti, ha concluso con il solito messaggio, il suo insegnamento per il pubblico: “fate in modo che la vostra umiltà non si trasformi in insicurezza e che la vostra sicurezza non si trasformi in arroganza.”

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Foto: Francesca Di Fazio