Nel dietro le quinte di “Stasera c’è Cattelan”

L’ambiente degli studi televisivi, in questo caso quelli di Rai, è inaspettatamente tranquillo: non c’è frenesia, tutto è programmato con i propri tempi e i conduttori, gli ospiti e gli addetti ai lavori sono tutti inseriti perfettamente in quel flusso che ormai conoscono bene. C’è tempo di sbagliare e rifare, di scherzare e parlare con il pubblico anche nei frangenti non registrati e sì, l’acqua nelle tazze c’è davvero.

Ci siamo trovati in questo contesto calmo e accogliente in occasione di “Stasera c’è Cattelan”, talk show che prosegue in Rai da un paio di anni, ma che era già stato sperimentato per circa otto anni con ”E poi c’è Cattelan”. Il funzionamento, in fase di registrazione, è molto semplice: gli ospiti arrivano uno dopo l’altro e si confrontano con Alessandro Cattelan che, insieme agli autori, ha preparato una serie di gag e prove da fare insieme. Tutto scorre liscio: se qualcosa non va come dovrebbe ci si ferma e si rifà, nella tranquillità e nello scherzo, con la consapevolezza che la pressione non è certo d’aiuto, soprattutto quando hai un ospite davanti. Il nervosismo, dallo studio, sembra essere totalmente escluso.

Tutto ciò rappresenta perfettamente la personalità di Alessandro Cattelan, mi verrebbe da dire, che sembra trovarsi incredibilmente a proprio agio in quei tempi scandagliati da un orologio che, seppur con appositi margini, è comunque serrato. Ed è bello perché è chiaro che sia trasparente: la sua persona e il suo umorismo sono gli stessi sempre, non solo quando la registrazione della puntata è avviata, ma anche quando è messo in pausa, oppure dietro le quinte o quando deve rispondere a domande in quei dieci minuti tra le riprese e il pranzo.

E ciò che più stupisce è la volontà (con conseguente riuscita) di essere incredibilmente attuali, andando a creare questa situazione mista di un programma con delle puntate che sono state scritte e pensate, ma che vivono comunque di ciò che succede durante la giornata. Non è un caso che ieri, nel dietro le quinte, ci fosse una persona incappucciata che diceva essere Kanye West

La puntata uscita ieri sera ha visto protagonisti Fabri Fibra, che ha accennato all’uscita di “In Italia 2024” e ha raccontato la sua esperienza con la conduzione de “La Nuova Scena” su Netflix, per poi ripercorre con una lavagna la storia del rap italiano; Diodato, che ha improvvisato un pezzo al pianoforte mettendo insieme i suoi due brani portati a Sanremo; e poi New Martina, che ovviamente ha cambiato la pellicola del telefono di Cattalen. Il tutto spezzato da un passaggio temporale che ha portato il conduttore a fare una chiacchierata con Sylvester Stallone e la sua famiglia.

In questa occasione, tra uno stop e l’altro, abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandro Cattelan, che ci ha parlato del suo rapporto con il rap, della possibile direzione artistica di Sanremo 2025 e di coloro che vorrebbe invitare al suo programma.

Tra i protagonisti della puntata di questa sera ci sarà Fabri Fibra. Quel è il tuo rapporto con il rap? Tu per primo hai avuto un gruppo musicale e ti sei presentato a MTV in tempi non sospetti. 

È sempre stato il mio genere musicale di riferimento. Quando ero ragazzino non ascoltavo tanto rap italiano, devo dirti la verità, ma crescendo l’ho apprezzato sempre di più. Prima seguivo di più ciò che arrivava dall’America. 

A livello comunicativo, è un genere che racconta molto spesso esperienze, quindi è ovvio che ha una valenza sociale diversa. Sono pezzi di vita di ragazzi. Ti raccontano qualcosa che ha un peso ed è anche ovvio che quando una cosa diventa molto di moda, e la fanno tutti, può succedere che il messaggio venga annacquato, no? E può capitare che l’hip hop venga usato dalle pubblicità in televisione o dalla propaganda per mandare messaggi.

Non ho idea se sia un bene o un male, per me da esterno, ma io appunto non faccio certo parte del rap game (ride, ndr).

L’ultima volta che Fibra è venuto in un tuo programma, a “E poi c’è Cattelan”, erano 6 anni fa. Perché lo hai voluto di nuovo qua oggi?

Fabri Fibra è uno dei miei preferiti insieme a Marra, loro secondo me sono proprio degli scrittori. Fabri è uno di quelli con cui ho un rapporto, ci vogliamo bene. E a lui non piace troppo andare in giro in televisione, quindi quando c’è l’occasione sa che la porta per lui qui è sempre aperta.

Il tuo programma, considerando che segue il filone di “E poi c’è Cattelan”, esiste ormai da 10 anni ed è bello perché ha tracciato un po’ il passare del tempo, come se fosse un contenitore di ciò che è successo nella cultura generale italiana. 

Abbiamo avuto dei ospiti fantastici negli anni e una cosa che ci è sempre piaciuto fare, soprattutto musicalmente, è andare a scoprire e dare per primi spazio a gente che magari non era mai stata in tv. Ce ne sono tanti che per la prima volta sono venuti qui e poi hanno avuto una bella carriera, hanno fatto i festival, Sanremo, eccetera. Ti devo dire la verità, la musica a noi del gruppo piace a tutti.

Qual è la tua più grande soddisfazione legata a questi anni?

Sai che ogni tanto ci penso? Mi vengono in mente delle risposte geniali e dico che non voglio scordarmele ma poi succede (ride, ndr). Comunque ne abbiamo avuti di bei momenti. Tutte le volte che è venuto a trovarci Robin Williams, un’esibizione bellissima con De Gregori sul terrazzo di Sky, aver suonato il pianoforte con Elly Schlein. Insomma, ci sono delle cose che secondo me poi faranno più impressione fra qualche anno rispetto ad oggi che le abbiamo vissute. Guardandoci dietro tra qualche anno saranno ancora più impattanti.

Il tuo lavoro è uno di quelli affascina perché hai la possibilità di confrontarti, seppur in breve, con una quantità di figure incredibili. Chi ti manca all’appello?

Liam Gallagher. Mitch Buchannon di Baywatch.

E invece per quanto riguarda Sanremo, c’è la possibilità di vederti al posto di Amadeus il prossimo anno? 

La possibilità c’è, nel senso che non è impossibile. Però ti giuro che non ne ho idea, non lo so, è ovvio che nel momento in cui Amadeus dopo cinque anni comunica che non farà il prossimo Sanremo, si apre un buco nero di possibilità. Ho visto in giro il mio nome, ma tanto quanto ho visto il nome di altri, e devo dire che sono tutti i nomi fortissimi.

A me da un lato stupirebbe, però già essere inserito in una lista di nomi per fare il festival di Sanremo è bello. Soprattutto considerando che io ho sempre cercato di rimanere abbastanza aderente alle mie scelte. Nel senso, ci sono strade più larghe per fare questo lavoro, e io ho sempre cercato di essere fedele alla mia linea.

Ti piacerebbe?

A me fa piacere, poi non ne ho idea. In questo paese se ti chiamano rispondi, non la vedo come una cosa su cui ti ci metti troppo a ragionare. Un’altra delle cose che mi sento dire, in questo periodo di incertezza, è che chiunque verrà scelto sarà un disastro dopo Amadeus, però siamo qua per giocare. Di carattere sono fatto così. Non credo che una persona si debba far spaventare, uno va e lo fa con tutto l’impegno possibile.

Se non ci sarà questo nel tuo futuro, c’è qualcos’altro che ti piacerebbe fare?

Ho il programma in televisione, ho il programma in radio, ho una casa editrice da seguire, ho aperto insieme a degli amici un’hamburgeria a Milano. Ecco l’anno scorso ho fatto una cosa che erano tanti anni che ci tenevo a fare e non avevo mai avuto il coraggio: un tour comico, che ora è finito e adesso abbiamo registrato uno speciale per Netflix.