Ogni volta che si ripensa a un vecchio film o a una serie TV vista ormai da qualche mese, ciò di cui ci si ricorda maggiormente sono sempre gli stessi elementi: i protagonisti, la trama della storia narrata, qualche personaggio secondario e, se proprio si è diventati dei veri fan, il cast completo con tanto di regista e colonna sonora. Può accadere però, in casi eccezionali, ma non così rari, che alla mente si riproponga l’immagine di qualche set impiegato per le scene più iconiche, o addirittura un particolare oggetto che al tempo aveva completamente catturato l’attenzione per qualche inspiegabile motivo. In quest’ultimo caso ricade senza dubbio Lupin, la fortunata serie francese prodotta da Netflix che si era già ritrovata sulle bocche di tutti sin dall’uscita della prima stagione nel gennaio 2021. Infatti, oltre all’apparizione di numerose Jordan 1 ai piedi di Omar Sy nel ruolo di Assane Diop, che avevano acceso l’interesse tra gli appassionati di sneakers, sotto i riflettori si è posta anche una protagonista d’eccezione, la più fedele compagna della reincarnazione contemporanea del ladro gentiluomo, ovvero la seduta dallo schienale a forma di maschera all’interno del suo segretissimo quartier generale, a cui tutti, almeno una volta, abbiamo fatto caso nel corso degli episodi.
La seduta in questione è Nemo, nata nel 2010 dall’energica mente creativa di Fabio Novembre e prodotta e distribuita da Driade. Si tratta di uno dei progetti più iconici del designer e architetto leccese, nato nel 1966 e attivo nel settore sin dal 1994, periodo in cui, a solamente due anni dalla laurea al Politecnico di Milano, apre il suo studio personale. Dal quel momento in poi, il suo nome ha acquisito sempre più rilevanza nell’architettura, grazie alla capacità di controllare lo spazio e valorizzarlo, ma anche nel mondo del design, diventando sinonimo di creatività provocatoria, qualità formale e una buona dose di coraggiosa stravaganza. Dal 2019 è inoltre direttore artistico di Driade, Direttore Scientifico di Domus Academy e membro del comitato scientifico del Museo del Design della Triennale di Milano. Quello che ci si aspetta da Novembre è sempre qualcosa di unico, mai visto e fortemente comunicativo, il tutto pensato e realizzato nel modo in cui solo gli italiani sanno fare. Una costante della sua produzione relativa al furniture design, è sicuramente la figura umana: talvolta inglobata in complementi d’arredo, oppure punto di partenza sui cui sviluppare nuovi oggetti.
Nemo ripercorre proprio questo filone della produzione di Novembre, in quanto l’ampio e avvolgente schienale, elemento chiave della seduta, ha le fattezze di un volto umano enigmatico e indefinito, riconducibile, più precisamente, al consolidato immaginario delle maschere veneziane. Driade, l’azienda produttrice, la descrive infatti come “una testa-poltrona, vissuta dall’interno e che, come una maschera, cela e contemporaneamente rivela il suo abitante”. È tramite queste parole che ci accorgiamo, più compiutamente, della grande consapevolezza architettonica di Novembre, che viene addirittura riportata, attraverso un’abile riduzione di scala, alla dimensione degli oggetti a misura d’uomo. Dal punto di vista progettuale e produttivo, la poltrona è realizzata a partire dallo stampaggio di polietilene, tecnica che permette di avere un oggetto composto da un unico pezzo, monoblocco, materiale che apre le porte a una vastissima gamma di colori (oggi disponibile nelle colorazioni: denim, bianco, nero, grigio, rosso, nero laccato o rosso laccato). Se esternamente la poltrona ha una finitura liscia e omogenea, all’interno presenta invece una texture in cui dei solchi irregolari si intrecciano lungo tutta la superficie, integrandosi con le linee definite degli occhi della maschera. Il ruolo di questi ultimi, invece, sembra proprio quello di creare l’amato gioco di vedo non vedo caratteristico della poltrona, capace di nascondere interamente una persona, rivelandone solo una piccola parte e creandovi attorno un alone di mistero. L’originalità di questa seduta, insieme alla sua presenza monumentale (ben 135 cm di altezza) e un’indecifrabile seduzione, l’ha resa indubbiamente una delle nuove icone del design italiano, riconfermatasi tale anche grazie all’interesse che riesce a suscitare nel pubblico passati ben 11 anni dall’uscita sul mercato.
Ma veniamo alla comparsa di Nemo sul set di Lupin. Collocata nell’abitazione, studio e magazzino di costumi del protagonista, ricopre il ruolo di un vero e proprio trono all’interno della base segreta nel centro di Parigi. Più volte, infatti, vediamo Assane pianificare il suo futuro o risolvere gli innumerevoli problemi, seduto e avvolto all’interno della poltrona con davanti una postazione di controllo di tutto punto. In queste scene ricorrenti, la regia gioca molto con l’interazione tra Nemo e il protagonista, tramite inquadrature che ritraggono contemporaneamente entrambi, portando prima l’attenzione sul personaggio e poi sul volto dello schienale e viceversa. Ciò che emerge, però, è la scelta che ha portato la produzione della serie a optare per Nemo come “doppio materico” di Assane. Infatti, più che l’importanza e la bellezza dell’oggetto, il valore di questa seduta all’interno della serie riguarda il significato di cui è investita. Diventa infatti la rappresentazione fisica dell’indole del protagonista, esemplificando anche visivamente, come la sua vita debba essere, per forza di cose, sempre nascosta dietro a una maschera. Nemo è quindi l’ennesimo travestimento che Assane si sente di dover “indossare”, seppur in maniera inconscia e in uno dei pochi luoghi in cui può veramente essere sé stesso, ma così importante da essere immortalata anche sulla locandina di presentazione della seconda stagione.
In questo modo, l’intrigante Nemo di Fabio Novembre, che recentemente ci è capitato di vedere anche nella casa di Guè Pequeno, è entrato a far parte di una serie TV nelle vesti di protagonista dei props e fedele braccio destro del ladro parigino, dimostrando ancora una volta quanto gli oggetti che ci circondano abbiano un valore, al di là di quello puramente economico, che riguarda il loro significato. A questo punto, non possiamo fare altro che attendere con interesse la terza stagione di Lupin, annunciata da Netflix qualche giorno fa, all’interno della quale, magari, vedremo comparire qualche altro prodotto misterioso.