Netflix sta davvero glorificando la figura del serial killer?

Dopo mesi di attesa, la prima parte della quarta stagione di “You” è finalmente disponibile su Netflix. La serie televisiva che racconta vicissitudini e peripezie del personaggio Joe Goldberg, interpretato egregiamente da Penn Badgley, ha però deciso di apportare qualche piccolo accorgimento dal punto di vista dei dettagli. Solo i più patiti, di fatti, avranno notato che durante queste prime cinque puntate ambientate nella capitale britannica, c’è qualcosa di differente rispetto a quelle delle precedenti tre stagioni. Nelle love story in cui Joe è stato coinvolto durante le prime tre tappe della serie, c’è un elemento che non è mai stato messo in secondo piano, ovvero la presenza di scene intime che vedono il libraio-stalker-intelletualoide intrattenersi a letto con le sue crush, un dettaglio che secondo Penn stesso ha contribuito a glorificare e romanzare estremamente la figura di personaggi – che in realtà – non sarebbero affatto da stimare. Già di recente, nel suo podcast, aveva affrontato l’argomento dicendo come la sua intenzione fosse quella di voler prendere parte a molte meno scene di questo tipo, e ora il Dan Humphrey di Gossip Girl ha continuato a ribattere prepotentemente sull’argomento.

Di fronte ai microfoni di Entertainment Tonight, ha spiegato come “You” sia studiata apposta per far sì che una buona parte della fetta di pubblico si affezioni particolarmente al protagonista – che in questo caso è un killer – e ha puntato il dito proprio contro Netflix, incolpando scherzosamente Ted Bundy e Jeffrey Dahmer. Sono stati i film e le serie tv su di loro i precursori della nascita – o meglio dell’affermazione – del serial killer hot, “grazie” anche a Zac Efron che ha interpretato uno degli assassini più efferrati di sempre nel film del 2019 “Ted Bundy – Fascino criminale”, uscito in seguito al documentario targato Netflix “Conversazioni con un killer: The Ted Bundy Tapes”, il quale aveva già iniziato a rendere accessibile al pubblico più ampio la storia – ma soprattutto il volto e i sorrisi inquietanti che per alcuni sono affascinanti – di Bundy.

@entertainmenttonight Penn Badgley has a message for those of you who are a little TOO obsessed with Joe Goldberg and serial kworders 💀 #younetflix #pennbadgley #joegoldberg ♬ original sound – Entertainment Tonight

Fatto sta che Penn Badgley ce l’ha con Netflix e, molto velatamente, con l’uso di un tono ironico, ha fatto capire che la tipologia di narrazione scelta dall’azienda statunitense per le vicende di Jeffrey Dahmer e Ted Bundy non sia stata delle più appropriate. In effetti, nella prima, le riprese sono incredibilmente fisse sulle azioni di Evan Peters, è vero, ma è anche da considerare come una scelta stilistica in grado di permetterci di entrare in totale sintonia con le scelte di una figura alquanto controversa – e storica.
Le parole di Penn Badgley potrebbero suonare come una vera e propria presa di posizione, evidentemente perché un attore che interpreta un serial killer si rende conto in prima persona di quanto la figura di colui che commette crimini venga idolatrata alle stelle. Nulla di nuovo? Forse. È importante spiegare come film del calibro di “American Psycho” o “La casa di Jack” abbiano messo l’accento sul machismo da maschio alpha di Patrick Bateman (Christian Bale) e Jack (Matt Dillon), talvolta fuorviando la platea dalla storia che un film o una serie televisiva racconta. E se è vero che Penn Badgley interpreta un personaggio di una vicenda mai esistita, se non nell’omonimo romanzo scritto da Caroline Kepnes da cui prende ispirazione, a differenza dei progetti che televisivi che riguardano Dahmer e Bundy, il fascino nei confronti dei killer rischia (quantomeno secondo quanto possiamo dedurre dalle parole di Badgley stesso) la possibilità che lo spettatore possa soffermarsi più sullo charme che sulla colpevolezza, la condanna e la denuncia degli stessi.