Non ci aspettavamo questo disco da Lil Yachty

Senza troppi giri di parole: Lil Yachty non è mai stato un grande rapper, e probabilmente non lo sarà mai. Non ce ne vogliano i suoi fan più accaniti, però al di là delle indubbie capacità da hitmaker che sicuramente possiede – voglio dire, è diventato virale in tutto il mondo con una canzone di 80 secondi che si chiama “Poland” e che non fa riferimento alla Polonia – i suoi dischi non hanno mai davvero rispettato le attese, o giustificato in alcun modo l’hype che numerose volte ha circondato l’artista di Atlanta. Lil Yachty è stato infatti considerato da molti – fino ad oggi – come un SoundCloud rapper non particolarmente dotato, meno estroso di Lil Uzi, meno sperimentale di Playboi Carti, diventato famoso perché in grado di azzeccare alcuni singoli, riuscendo a rimanere sulla cresta dell’onda nonostante tutto.

Per questo è molto strano parlare di un disco come “Let’s Start Here.”, perché in pochi o forse nessuno si sarebbe aspettato da lui un lavoro del genere, una svolta così radicale, decisa e seria verso dei territori che non sarebbero comunemente associati al suo mondo di partenza. Certo, la svolta rock era nell’aria, lo stesso artista aveva annunciato di essere al lavoro su un nuovo progetto totalmente diverso, che avrebbe virato verso territori alternativi. E più in generale, nel rap o nella trap lo spostamento verso il rock non è una cosa nuova, e spesso è stato accompagnato da risultati alterni, ma per ogni pessimo “Rebirth” di Lil Wayne, c’è un artista come Playboi Carti che ha dato sostanza alla propria musica attingendo a piene mani dall’immaginario punk. E che non sia questa la svolta di cui aveva bisogno Lil Yachty per dare una forma personale alla propria musica e uscire dal calderone di trapper meme in cui era stato inserito?

In un video divenuto virale su TikTok, alla presentazione del disco, l’artista dice di aver voluto fare questo lavoro per dare una sterzata alla propria carriera, per essere considerato più di un semplice SoundCloud mumble rapper, un artista a tutti gli effetti molto bravo a lavorare in modo serio con l’obiettivo di creare musica di alto livello.

@joshhh.p @lilyachty At Let’s Start Here Listening experience in New Jersey #lilyachty #album #lilboat #newtrend #newjersey #speach ♬ original sound – Joshhh P

Beh, viene da dire che il risultato è stato raggiunto, perché “Let’s Start Here.” è tutto ciò che non ci saremmo mai aspettati di sentire da Lil Yachty. A partire dai riferimenti iniziali che dimenticano completamente il mondo della trap e derivati, ma attingono da quello del rock psichedelico e alternative rock. Il collegamento più semplice (rispetto ad artisti contemporanei) è senza dubbio quello coi Tame Impala, MGMT e Bon Iver, Yves Tumor dopo la svolta glam rock, ma anche il Childish Gambino di “Awaken, My Love!”. E proprio come Childish Gambino aveva provato ad attingere dal mondo funkadelic anni ‘70, per ricontestualizzarlo nel qui e ora con la sua visione, Lil Yachty prova pescare dai riferimenti sopra detti per farne una sua versione, perché la cosa interessante di questo disco è la sua capacità di rileggere quel mondo alla luce dell’esperienza della generazione Blunt e Sprite. In molti momenti sembra infatti di ascoltare i Tame Impala imbottiti di lean, e questa cosa non potrebbe accadere se non fosse perché Lil Yachty si pone in modo totalmente personale rispetto alla materia. Il che è davvero curioso per qualcuno che fino a qualche settimana fa era considerato come uno dei tanti, un rapper medio senza reali prospettive.

Non a caso questo lavoro ha colto tutti gli ascoltatori di sorpresa, e proprio come noi ne stiamo scrivendo piacevolmente stupiti, anche negli Stati Uniti il disco sta ricevendo apprezzamenti trasversali, in virtù di questo cambio di prospettiva che è stato tanto necessario quanto giusto. Per certi versi questo disco ricorda anche un po’ IGOR, forse il lavoro più amato di Tyler, the Creator, un album che spiazzò totalmente pubblico e critica all’uscita, per la sua totale incongruenza con quanto si era visto e sentito dal rapper di Los Angeles. In generale, “IGOR” rimane un po’ un passo a latere nella carriera di Tyler, ma al tempo fu uno step necessario per dimostrare a tutti di essere qualcosa di più di un rapper e di poter raggiungere il grande pubblico spaziando con tracce che prendono le distanze, a livello stilistico, da quelle contenute in “Goblin“, “Wolf“, “Cherry Bomb” e “Flower Boy” – non a caso Tyler, the Creator si arrabbiò molto quando vinse il Grammy come “Best Rap Album”.

Chiaramente Yachty non arriva a questo disco come Tyler a “IGOR”, che al tempo volava sull’onda del successo di “Flower Boy”, ma anzi dal lato opposto della carreggiata, dopo un ultimo progetto, Lil Boat 3del 2020, che era stato accolto tiepidamente da pubblico e critica.

È presto per dire se questo possa essere un twist decisivo per Lil Yachty, le conclusioni affrettate lasciano spesso il tempo che trovano, così come i giudizi definitivi sull’impatto che questo album avrà sulla sua carriera, però è chiaro che da oggi la visione che tutti avranno dell’artista di Atlanta sarà profondamente diversa. “Let’s Start Here.” è un primo step per Yachty che da ora in avanti dovrà dimostrare che questo disco non è stato un fuoco di paglia, di poter essere davvero un artista ambizioso, in grado di continuare a fare progetti di spessore e soprattutto di rottura, indipendentemente dal genere. E per il momento questo basta e avanza.