Non sottovalutiamo i commenti di Zlatan Ibrahimović e Gareth Bale contro FIFA 21

Zlatan Ibrahimović ha dominato e poi si è infortunato nella partita di campionato contro il Napoli che lo ha visto segnare due gol. Probabilmente Ibra ha passato il tempo successivo a giocare alla PlayStation perché recentemente è esploso sui social, criticando la presenza della propria immagine in FIFA 21.

Poco dopo, un’altra stella del calcio, Gareth Bale, ha preso le difese di Ibra, insinuando la mancata professionalità di FIFpro.

I commenti arrivano pochi giorni dopo l’annuncio dell’accordo da 45 milioni di euro tra EA Sports e David Beckham per fare comparire l’inglese come atleta copertina aggiuntivo in FIFA 21, nonché atleta ICON in Ultimate Team e creator in Volta.

Partiamo dalle basi. FIFpro è la Fédération Internationale des Associations de Footballeurs Professionnels, ovvero l’associazione calciatori, ente nato nel 1965 per aiutare a rispettare i diritti dei calciatori professionisti in tutte le nazioni del mondo. FIFpro ha oltre 65.000 membri e cerca di proteggere gli interessi degli atleti fungendo da intermediario tra vari sistemi come ad esempio FIFA e UEFA. É infatti solo dal 1995 che le due principali federazioni calcistiche mondiali riconoscono FIFpro. L’anno succesivo, il 1996, è stato il momento in cui l’associazione si è legata a EA Sports per l’utilizzo dei diritti di immagine dei calciatori.

FIFpro cerca di lottare per i cambiamenti di sistemi che portano a facilitare la vita dei calciatori. Ad esempio, una delle lotte dell’associazione consiste nell’abbattere i valori dei tassi sui trasferimenti per gli agenti, un dato che, secondo i report, farebbe alzare il valore dei cartellini mediamente del 28%, impedendo a tante piazze meno abbienti di ampliare il mercato trasferimenti, limitando così il movimento dei calciatori in squadre in cui guadagnerebbero di più.

L’esultanza di Bale con le mani a formare un cuore è anch’essa un marchio registrato in Camera di Commercio.

FIFpro non è esattamente un sindacato e ha un legame con EA Sports, motivo per cui ciò che Ibra ha esposto non è esattamente colpa del suddetto ente. Ibra infatti critica il fatto di non essere iscritto a FIFpro ma probabilmente dimentica di essere giocatore del Milan che da quest’anno è un Premium Partner del videogame insieme ad altri 20 club mondiali tra cui Inter, Ajax, Real Madrid e PSG. L’accordo tra i Premier Club include proprio i face scan di tutti i giocatori, quindi è facile che il fenomeno svedese non dovrà rivalersi su FIFA 21 se volesse cambiare qualcosa, più che altro sul Milan. Stessa cosa valer per Bale, essendo anche il Tottenham un Premier Club.

Il punto alzato da Zlatan però non è banale, perché evidenzia un discorso interessante, ovvero dove l’immagine dei giocatori è individuale e dove è legata al club. Una situazione diversa ma comunque rilevante è stata vista anni fa nei videogame proprio realizzati da EA Sports sul basket collegiale NCAA. I giocatori di NCAA Basketball non avevano nomi ufficiali, non essendo questi atleti tecnicamente professionisti, ma il loro aspetto era tendente alla realtà. Ed O’Bannon, all’epoca ala e stella di UCLA, portò proprio EA Sports in tribunale per questa ragione.

La stella di UCLA non ha il mio nome ma gioca nel mio ruolo, ha il mio numero di maglia, ha il mio fisico, la mia pettinatura e la fascia sul gomito identica a quella che porto io.

Ed O’Bannon parlando di EA Sports NCAA Basketball.

O’Bannon non aveva tutti i torti, anche perché lui non aveva visto un dollaro dai diritti di immagine, cosa che invece UCLA ricevette in grande quantità per i diritti di utilizzo del nome del college, i suoi loghi, maglie, stadio, mascotte e via dicendo. Per farla breve, O’Bannon vinse una causa che cambiò la storia dei diritti degli studenti collegiali americani e che portò alla cancellazione dei titoli videoludici dedicati allo sport collegiale a partire dal 2014. Solo quest’anno la NCAA ha concesso ai singoli atleti di poter avere un profitto parziale dalla propria immagine individuale, motivo per cui si attende di capire che sviluppi potranno esserci dal punto di vista dei videogame.

Immagini di EA Sports NCAA Basketball 2010, ultimo gioco di basket collegiale realizzato.

Per questo motivo, il tweet di Ibra va preso seriamente e non solo come un simpatico sfogo su un volto impreciso o una valutazione troppo bassa. Le domande che ne derivano sono tante. Quanto è indipendente dal club l’immagine di un calciatore? Che percentuale hanno questi ultimi nelle attività di marketing imposte dalle società? Quanta voce in capitolo hanno gli atleti nel trattare in maniera autonoma la presenza o meno della loro immagine nelle iniziative di squadra slegate dal calcio giocato?

In alcune realtà più piccole, i contratti di tesseramento degli atleti includono i diritti di immagine che di conseguenza passano sotto il controllo del club. Ricordate quando i team di Euroleague erano presenti in NBA2K? Ecco, in quel caso i diritti d’immagine dei cestisti erano sotto controllo delle squadre e la percentuale dei profitti sulla presenza nel gioco era inclusa nei contratti di tesseramento dei singoli giocatori. NBA, NFL, MLB e NHL invece hanno associazioni giocatori molto attive e radicate che concordano la spartizione di questi diritti ogni volta che si rinnova il contratto collettivo di esclusività dell’intera lega sportiva con la casa di produzione videoludica in causa.

Ibra e Bale hanno chiesto a FIFpro di investigare quindi la situazione evolverà in vari modi: potrebbe non cambiare nulla, come potrebbe accrescere notevolmente la rilevanza di FIFpro a livello internazionale anche dal punto di vista della cura dell’atleta individuale, come potrebbe portare a un cambiamento totale dei diritti di immagine dei singoli calciatori rispetto ai club con una gigantesca variazione dei costi per chi realizza videogame, cosa che porterebbe alla totale sparizione di quei competitor dotati di minor potenza di investimento. O, perché no, si potrebbe arrivare a un impoverimento dell’influenza di FIFpro, riscontrandone l’inadeguatezza in certi campi. Insomma, il tweet di Ibra va preso sul serio.