Novità in casa FIMI: come cambierà la musica nel 2024?

Arrivare primi in classifica è una questione di talento, tempismo, fortuna, abilità, ma anche di tanti altri fattori. Ad esempio, di saper azzeccare il prodotto giusto al momento giusto. Non solo in termini di sound, ma anche di formato, che sembra un dettaglio irrilevante, ma non lo è affatto: uscire con un maxi-singolo in vinile piuttosto che con un doppio album in streaming fa tutta la differenza del mondo, perché i vari prodotti “pesano” diversamente all’interno della classifica. Le strategie discografiche applicate negli ultimi anni, in effetti, si basavano proprio sulle regole stilate dalla Federazione Industria Musicale Italiana, per gli amici FIMI, che ogni settimana rilascia certificazioni e Top 100. Giorni fa, però, è arrivato un annuncio a sorpresa: da gennaio 2024 le regole cambiano. E con loro anche i trend: ecco una serie di retaggi musicali del passato che probabilmente torneranno di moda nel prossimo futuro.

La world music che parte dal basso

Fino ad oggi, ai fini della classifica erano calcolati solo gli ascolti degli abbonati alle piattaforme di streaming, e non quelli degli utenti free. D’ora in avanti, però, i fan contano anche se ascoltano le canzoni inframezzate da pubblicità. Il che vuol dire che un sacco di generi musicali che partono davvero dal basso, quelli spinti soprattutto da persone che non possono permettersi di pagare neanche pochi euro al mese per la musica, avranno una chance di entrare in classifica. Ad esempio i sound arabi, africani, asiatici, latini: non parliamo di derivati o di imitazioni occidentalizzate, ma di dischi realizzati in loco e portati in Italia dagli immigrati appena arrivati qui

I videoclip-cortometraggio ad alto budget e gli street video

Un’altra novità è quella dello streaming video: sia le visualizzazioni su YouTube che su Vevo saranno valide per entrare in classifica. Negli scorsi anni molte discografiche avevano cominciato a disinvestire sui videoclip, perché con la morte delle tv musicali e con l’avanzata dei reel erano considerati un formato molto costoso e un po’ obsoleto. Oggi che ogni view corrisponde a una possibilità in più di arrivare alla n°1 in FIMI, però, le cose cambiano. Idem per gli street video: anche i brani che non sono singoli o che non fanno parte di un progetto ufficiale avranno senz’altro visual più curati.

La musica per bambini e la musica per anziani

Forse non lo sapevate, ma secondo un recente sondaggio il 70% degli italiani ascolta musica soprattutto tramite YouTube. In particolare due categorie di persone: gli anziani, che per loro forma mentale sono meno avvezzi a Spotify, e i bambini, che vogliono vedere i video affiancati all’audio. Non stupitevi, quindi, se dal 2024 a contendersi un posto sul podio ci saranno anche i Pooh o i Me Contro Te.

I neomelodici

Anche qui: ci sono generi musicali che vanno fortissimo su YouTube e meno forte sulle piattaforme, tipo la musica neomelodica più verace. Preparatevi a vederla approdare di prepotenza anche nelle chart. Noi vi abbiamo avvertiti.

I mixtape in cassetta e i cofanetti in CD

La classifica dei vinili cambierà notevolmente, includendo tutti gli altri supporti fisici come i CD e, udite udite, le musicassette. Prevediamo quindi un’ondata di prodotti fisici speciali come mixtape in cassetta, cofanetti in edizione limitata e via discorrendo, magari accompagnati da un lungo ciclo di instore per invogliare ancora di più all’acquisto richiamando i fan nei negozi.

Gli EP intermedi tra un album e l’altro

Una delle più grandi limitazioni che porterà il 2024 è lo stop ai repack: si potranno fare solo entro un anno dall’uscita dell’album originario, e non potranno contenere più di 7 brani inediti. Non avrà più molto senso, quindi, infilare una manciata di singoli e featuring in coda a ogni disco dopo la sua uscita, magari incrementandoli man mano per sperare di restare a lungo in classifica. È invece probabile che gli artisti preferiranno confezionare dei progetti intermedi, ad esempio un bell’EP da pochi brani, con cui non far sentire la propria mancanza al pubblico tra un album e l’altro.