La nuova era di Diadora è appena cominciata

Un brand che sta pianificando un’ascesa senza precedenti è Diadora. Negli ultimi anni l’azienda veneta si è presa del tempo per ponderare, organizzare e sviluppare la propria crescita, stabilendo un piano che ha come tappa fondamentale (ma non ultima) le Olimpiadi di Parigi 2024, in cui Diadora tornerà protagonista per la prima volta dopo molti anni, rappresentando una dozzine di atleti che hanno quindi il compito di riportare la storica azienda sui podi più importanti della scena sportiva internazionale.

Per fare questo, proprio alle porte di questa fondamentale evento sportivo, Diadora ha volevo presentare i propri lavori e i propri atleti in grande stile, in uno scenario speciale: l’Arsenale di Venezia. Quello che l’azienda italiana voleva mostrare è come negli ultimi anni si sia focalizzata non sull’heritage (o meglio, non solo) e sul passato, ma sul futuro, aprendo un importante centro di Ricerca e Sviluppo interno per sviluppare prodotti sempre nuovi ricercati insieme ai comportamenti effettivi degli atleti di prima fascia, materiale che abbia come focus le prestazioni, il comfort e la durabilità.

Da questo concetto nasce l’Arsenale dello Sport. Ma perché l’Arsenale? Semplice: benché oggi sia più famoso ai più in quanto sede della Biennale di Venezia (sia di Arte che di Architettura), non va scordato che questo era il luogo centrale dell’innovazione della Repubblica di Venezia, uno spazio che non aveva paragoni al nostro nella costruzione navale. Ecco, in quest’occasione Diadora si sposa alla Run Valley, la valle di Montebelluna, e diventa vetrina di ciò che viene prodotto nello stabilimento madre che vede proprio la corsa e l’atletica come punto focale. Nell’Arsenal dello Sport, tra sezioni scomposte, elementi isolati, grafiche, installazioni e proiezioni 3D, il pubblico ha potuto ammirare le seguenti creazioni: Blushield, Anima, XT, Atomo, Anima N2, Anima PBX con piastra in carbonio.

Blushield è la tecnologia necessaria per mantenere sempre stabilità ed equilibrio, anche in caso di una pessima posa dei piedi a livello tecnico. Anima è la tecnologia che permette una corsa morbida, perfetta per le giornate di scarico e gli allenamenti in cui non bisogna strafare. XT si focalizza sull’aderenza grazie a un battistrada ispirato agli zoccoli degli stambecchi. Atomo è l’eccellenza di Diadora, una creazione che viene realizzata interamente in manovia, l’unica scarpa da corsa Made in Italy degli ultimi 30 anni. Anima N2 è la tecnologia nata per fare i grandi tempi, per raggiungere gli obiettivi per cui si lavora e ci si allena tutto l’anno. Anima PBX è forse l’innovazione più sperimentale in quanto unisce i polimeri Pebax a una piastra in carbonio.

Da queste tecnologie nasce il Race Pack, un gruppo di prodotti che accompagnerà gli atleti vestiti Diadora nelle prossime gara, in primis gli Europei e le Olimpiadi. Proprio in questa occasione, il ruolo più importante lo ricoprirà la nuova atleta della scuderia, Larissa Iapichino che, proprio in occasione dell’Arsenale dello Sport, ha palesato il suo nuovo rapporto con Diadora. Sempre all’Arsenale, Iapichino ha mostrato il suo nuovo scarpino da salto, studiato proprio dagli ingegneri di Diadora. Abbiamo incontrato Larissa per farle qualche domanda.

Larissa Iapichino arriva ora in un brand che ha un roster di atleti piuttosto esiguo, in cui lei sarà il volto più riconoscibile. «Non mi sento un peso addosso a essere la portabandiera del brand, anche perché mi hanno accolto molto bene e vogliono farmi crescere. So quanto pesa la storia di Diadora, non voglio farmi condizionare da quello». Quindi bisogna procedere per step, partendo dalla nuova scarpa che è stata sviluppata per saltare: «questa mia prima scarpa l’abbiamo sviluppata con il team di Diadora ma devo ancora vivere davvero il centro di Ricerca e Sviluppo che, per ora, ho frequentato ancora poco. So che avremo molte occasioni per farlo, anche perché il rapporto che è nato vuole essere a lungo termine. Peraltro questa prima scarpa è omologata per attività sportiva femminile». Proprio quello legato all’adattabilità del prodotto performance ai fisici femminili è un tema caldo nello sport odierno in quanto molte atlete ritengono questi eccessivamente sviluppati su e da fisici maschili. «Personalmente non ho mai avuto problemi di questi termini, ma è anche vero che il salto in lungo è uno sport che vive di istanti, quindi è più difficile trovare questa dinamica rispetto ad esempio al calcio o al basket, dove questo discorso è molto più caldo. Diciamo che nel mio sport l’ostacolo più grande dal punto di vista tecnico è stato l’adattamento alla fibra in carbonio e alla sua durezza. Ecco, magari io necessito di una fibra un po’ più light rispetto a quella di altri saltatori. Ci abbiamo lavorato e questa è infatti perfetta per me. Anzi, potrebbe essere un mezzo per far nascere una ricerca più ampia sull’uso di determinati prodotti nello sport femminile».

«Sì, abbiamo in mente diverse collaborazioni anche in vista di collezioni lifestyle, una cosa per me importante e appetibile. Sempre sportivo, sia chiaro, ma comunque lifestyle». A proposito di aspetti solo parzialmente legati al mondo delle gare, non potevamo che chiedere a Larissa Iapichino quale fosse il suo gusto musicale e quali fossero i pezzi e gli artisti che non potevano mancare nella sua playlist. «Ti dico una cosa sincera che non sa nessuno. Io ascolto musica spesso prima di scaldarmi, poi quando mi scaldo nello stadio e ho su le cuffie, in realtà non ascolto nulla ma almeno nessuno mi parla perché pensano che io stia ascoltando qualcosa. Voglio stare nel mio mondo. Però mi piace molto sentire pezzi che diano la carica. Ascolto quasi solo roba straniera: rap americano sia vecchia che nuova scuola, R&B… anche altri generi, l’importante è che mi carichi. Ecco, un nome che non manca mai è Rihanna».