Balestra è forza, coraggio, orgoglio. Il nostro è un ritorno alla bellezza e alla libertà. Stiamo cambiando, esplorando ed evolvendo nuovi linguaggi adatti a un pubblico più ampio. Vogliamo parlare alle giovani generazioni e ispirarle, con un’interpretazione autentica e contemporanea dell’ottimismo e del glamour che sono da sempre la nostra firma.
Con alcune frasi concise e piene di significato, il team tutto al femminile composto da Fabiana e Federica Balestra, insieme a Sofia Bertolli Balestra, ha annunciato a WWD di aver preso in mano le redini della casa di moda fondata da Renato Balestra nel 1959.
Molto più di un semplice cambio generazionale che vede le due figlie e la nipote ereditare l’azienda di famiglia, il ritorno di Balestra vuole essere un rebranding a tutti gli effetti. Si parla di investimenti sul rinnovamento del personale con giovani designer capaci di definire una nuova narrazione, di un nuovo sito web concettuale e di una sfilata prêt-à-porter durante la prossima Milano Fashion Week, ma più in generale di un rilancio basato sull’inclusione, sul valore del Made in Italy, sulla sostenibilità e sull’eccellenza.
Come spesso accade, però, tutto parte da una nuova visual identity e quindi da un nuovo logo. Anche nel caso di BALESTRA è stato così: la maison ha presentato un nuovo branding ispirato a un lettering che il couturier triestino aveva disegnato a mano nel 1971, rielaborato con font bold e tinto di “Blu Balestra”.
Tutto molto bello, se non fosse che in molti hanno immediatamente notato una palese somiglianza con l’attuale logo di Balenciaga, introdotto nel 2017 dal direttore creativo Demna Gvasalia, e non solo per il fatto che i due marchi condividono le prime quattro e l’ultima lettera.
Non serve un grande intuito per accorgersi di questo caso ma, come precisato prima, va notato che l’intento della griffe italiana è proprio quello di celebrare il proprio heritage e dunque l’accusa di plagio non sussiste (se non dall’altra parte).