Fashion

Il nuovo manifesto poco credibile di VTMNTS

Articolo di

Ruben Di Bert

Si presenta con un tono quasi iperbolico il nuovo manifesto pubblicato di recente da VTMNTS sul suo profilo Instagram. La sub-label di VETEMENTS nata nel 2020 ha infatti accompagnato la presentazione della sua collezione per l’autunno/inverno 2023 con una sorta di comunicato stampa in cui, invece di parlare come è solito fare di ispirazioni e dettagli tecnici, viene espresso un messaggio che parla di trasparenza e lotta all’inflazione.

La cosa potrebbe sembrare anche interessante, se non fosse che molti utenti trovano davvero poco credibile il concetto espresso nel post.

Molti non si rendono conto che quando acquistano in negozio non pagano solo il prodotto, ma tutto ciò che è extra: le sfilate, le campagne, le celebrità che vengono invitate agli show e gli influencer. Vogliamo che le cose siano diverse!”. Comincia così la dichiarazione condivisa dall’etichetta di Guram Gvasalia, che per porre fine a questa situazione intende investire in un nuovo modello di business.

Niente più costosi défilé e product placement, ma soltanto lookbook asettici e lo studio di una nuova catena produttiva in grado di offrire la massima qualità al minor prezzo possibile.

La direzione che il marchio vuole intraprendere appare dunque con le sembianze di un vero e proprio rebranding, il quale, si legge, punta soprattutto alla “sostenibilità” e alle esigenze dei clienti che stanno facendo i conti con una situazione complessiva di rincari. Ma è davvero così? Qualcuno dice di no. La vera natura di VTMNTS non è infatti ancora chiara a nessuno. In quale posizione si colloca il brand e soprattutto cosa lo differenzia dalla sua casa madre? La risposta è alquanto complicata: comparando i prezzi dei due non vi è una sostanziale differenza e pure il lato estetico non fa altro che aumentare la confusione. 

Arrivati a questo punto è più plausibile pensare che la sub-label non abbia riscontrato il successo desiderato e quindi sta tentando di cambiare strategia rivolgendosi allo spirito controcorrente e un po’ provocatore che ha segnato l’iniziale ascesa dei fratelli Gvasalia, ma rinunciando al mercato del lusso e alla tanto proclamata importanza dell’artigianato.