L’Odissea psicologica di Danilo Paura

In una Milano Fashion Week piuttosto frenetica, un gruppo di diciotto esseri umani viene alimentato da una fonte tecnologica e da una luce distopica che porta lo spettatore in un laboratorio spaziale dove tutte le diverse personalità naturali crescono artificialmente.

È questo lo scenario immaginato da Danilo Paura per farci immergere nel suo viaggio metafisico che ha dato vita alla collezione autunno/inverno 2020.

Secondo il designer l’unica soluzione per uscire dall’ordinario nell’era digitale è affrontare un deragliamento mentale verso lande inesplorate e connessioni apparentemente senza senso. Nasce così l’Odissea di un Ulisse moderno che tenta di ritrovare la forma più pura di creatività.

Per tradurre in moda questo naufragio mentale, il brand parte da una piccola capsule collection di prodotti Gildan, come se fosse un foglio bianco, per poi proseguire con il puffer in nylon che presenta un pattern spaziale e una costruzione reversibile, fino a t-shirt e felpe accentuate solamente dal ricamo del Phobos tono su tono, il quale diventa anche un motivo monogram sulla fodera di un cappotto completamente waterproof grazie alla partnership con Molinelli.

Ma la protagonista del fashion show è sicuramente la maglieria, sviluppata attraverso diverse tecniche basate su racconti differenti: dal maglione patchwork in edizione limitata creato utilizzando tessuti fermi a terra, all’iconico cardigan in alpaca nelle calde tonalità del sabbia, del verde e del viola, passando poi per la maglia non finita, nata dopo svariate prove ed errori.

In tutta la sfilata il marchio elimina i meri concetti di sartorialità e streetwear, focalizzandosi su un’ode al Made in Italy e un tributo alle radici artistiche della Magna Grecia che oggi rivivono nella contemporaneità.