I più attenti se ne saranno accorti già la scorsa estate, ma ora è proprio impossibile non notarlo: i capellini di Von Dutch sono tornati di gran moda.
Probabilmente non tutti si ricorderanno di questo nome, poiché l’apice del suo successo è stato breve (ma intenso) e risale ai primi anni 2000, epoca d’oro del trash glam, in cui nel mondo della moda poteva accadere proprio di tutto, persino che un brand vicino ai bikers e ai camionisti diventasse un culto per le star più chic.
La sua origine deriva infatti indirettamente da Kenneth Robert Howard aka Von Dutch, famosissimo pinstriper e padre fondatore della Kustom Kulture, che non è esattamente “una roba alla Fast & Furious”, ma una vera e propria sottocultura nata in America durante gli anni Cinquanta che ha trasformato in arte la personalizzazione di auto e moto attraverso la pratica del tuning. Nel corso degli anni questo movimento ha ispirato notevolmente anche altri settori, come per esempio quello dello skateboarding, del rock’n’roll e della moda per l’appunto.
Quando Kenny morì nel 1992 a causa di una cirrosi epatica dovuta al suo stile di vita alquanto turbolento, le figlie Lisa e Lorna vendettero i diritti sul suo nome d’arte e sul suo logo a Michael Cassel e Robert Christian “Bobby” Vaughn, due giovani che volevano sfruttare l’opportunità per debuttare nel settore del vestiario. All’inizio vennero quindi prodotti una serie di capellini e t-shirt con la celebre grafica raffigurante un occhio alato, ma ciò non bastò a far decollare l’azienda e così nel 2000 decisero di vendere a un certo Tonny Sorensen, aspirante regista con il pallino per l’imprenditoria, il quale conobbe Cassel durante le riprese di un film dedicato proprio a Kenny Howard.
Una volta rilevata l’attività, Von Dutch cominciò ad ampliare notevolmente la produzione e l’esplosione fu istantanea, tanto da aprire store in tutto il mondo e attirare l’attenzione del fashion business. Il suo punto di forza era il trucker hat, una variante del capellino da baseball con metà struttura in rete che in origine veniva utilizzata molto spesso dai meccanici, ma che poi è diventata un accessorio trendy a tutti gli effetti.
Dietro a tutto questo successo però non c’è solo un’operazione di marketing ben riuscita, ma un nome ben preciso: Christian Audigier, il leggendario designer noto sopratutto per i suoi lavori con Ed Hardy. Per quattro anni circa l’ascesa è stata continua, ma nel 2004 lo stilista francese pretendeva che il brand venisse identificato con il nome Von Dutch by Christian Audigier e così una volta che i vertici dell’azienda non accolsero la proposta il creativo si licenziò. Da quel preciso momento ebbe inizio un periodo di crisi che finì con la caduta nel dimenticatoio del brand, complice anche il ritmo frenetico che detta la moda.
Successivamente, nel 2009, il marchio fu acquistato dalla Groupe Royer S.A., una società specializzata nella commercializzazione di calzature per alcune aziende come New Balance e Converse, che si impegnò nel progettare un grandioso piano di rilancio basato su un ritorno alle origini.
È inutile negare però che il vero ritorno del marchio è iniziato lentamente nel 2016, quando Kylie Jenner ha inaspettatamente iniziato a farsi immortalare sia sui social che in pubblico con indosso numerosi capi firmati Von Dutch. Tuttora non è stato reso noto se si trattasse di una mossa di advertising o se sia stata una scelta spontanea della Jenner, fatto sta che il suo potere di influencer ha pian piano contagiato moltissimi altri personaggi di spicco, primo fra tutti Travis Scott, che ha scelto di sfoggiare agli MTV Video Music Awards 2018 un trucker hat camouflage con logo al rovescio, in perfetto stile Cactus Jack.
Dopodiché è arrivato anche il turno di Kendall Jenner, Lil Uzi Vert e di artisti italiani come Sfera Ebbasta, Lazza e la Dark Polo Gang, senza dimenticare che in poco tempo gran parte degli articoli online sono andati sold out.
Ecco quindi che tutte quelle foto d’archivio che ritraevano Madonna, Justin Timberlake, Dennis Rodman, Paris Hilton, Jay Z, Britney Spears e tanti altri fra il 2001 e il 2004, ora tornano più attuali che mai, facendoli sembrare quasi dei precursori di un trend, ma in realtà non è altro che l’ennesima conferma che ci fa capire come la moda non sia altro che un circolo destinato a ripetersi.