Per tutti i gol che vengono segnati in giro per il mondo c’è quasi sempre un’esultanza corrispondente, ecco perché ne vediamo in continuazione di ogni tipo: alcune hanno caratterizzato la carriera di colui che era solito riprodurle, di tantissime si può dire ancora oggi che sono rimaste nella storia pur essendo state mostrate poche volte, mentre molte altre hanno avuto vita breve. Ci sono quelle personali e quelle collettive, quelle che intendono celebrare qualcosa, quelle che mimano una scena già successa, quelle inventate di sana pianta. Esistono le non esultanze. Ci sono quelle veloci e quelle prolungate, più complesse. Di sicuro ne nascono sempre di nuove e anche il 2023 ne ha viste spopolare alcune più di altre.
L’ultima degna di nota, in ordine cronologico, è quella del calciatore della Real Sociedad Takefusa Kubo: dopo il gol segnato nel derby basco contro l’Athletic ha festeggiato twerkando, emulando una nota esultanza presente nelle ultime versioni di FIFA. Non una novità assoluta, visto che prima del fantasista asiatico, oltre un anno fa, era stata mostrata dalla calciatrice americana Lo’eau LaBonta: più precisamente si tratta di fingere un infortunio alla gamba zoppicando prima di muovere vistosamente il sedere.
Non deve stupire che due giocatori militanti in campionati e in continenti diversi siano accomunati dalla stessa esultanza. La diffusione di certe celebrations sempre più spesso associa atleti di sport diversi, basti pensare a quanto successo recentemente con il tennista Ben Shelton: quella esibita dal giovane statunitense i primi di settembre nel corso delle fasi finali degli US Open è subito adottata da Novak Djokovic (come presa in giro o come segno di rispetto?) ma soprattutto è velocemente arrivata in Europa. Non è stata presa in prestito soltanto da alcuni colleghi (come gli italiani Lorenzo Musetti e Fabio Fognini) ma anche da alcuni noti calciatori, quali Dušan Vlahović, Charles De Ketelaere e Achraf Hakimi.
I motivi per cui un’esultanza diventa immediatamente virale sono ovviamente legati all’emulazione, nella sua accezione positiva, anche se talvolta si tratta di abitudini più o meno passeggere, di cui gli stessi autori si stancano in tempi brevi. In certi casi è difficile anche stabilire la paternità di un gesto, quando non è poi così originale: è indubbio che oggi il movimento di spalancare le braccia dopo un gol faccia subito pensare al modo in cui Jude Bellingham sta festeggiando il grande numero di reti segnate in questo inizio di stagione, per cui a molti suoi fan e compagni di squadra piace copiarlo. In realtà si tratta di qualcosa già visto fare a molti altri prima dell’inglese, in maniera più o meno simile: da Wayne Rooney a Zlatan Ibrahimović, da Megan Rapinoe fino a Cristiano Ronaldo. Insomma, sembrerebbe soltanto ritornato in voga.
Pur essendo scomparso dal calcio europeo, nel 2023 Cristiano Ronaldo continua a ispirare esultanze su esultanze, ad esempio quella con le mani giunte sul petto e gli occhi chiusi (scelta dai brasiliani Anthony ed Endrick) ma soprattutto quel “siuuu” che viene ancora oggi utilizzato in ogni parte del mondo, fino alle categorie più basse dalla scala calcistica, e ovviamente da tanti suoi connazionali. Alcune esultanze invece variano a seconda del momento, e diventano dediche: Lionel Messi ad esempio nelle ultime settimane, le sue prime a Miami, ha momentaneamente accantonato le solite celebrazioni (su tutte, quella con le dita al cielo in ricordo della nonna) e si è concentrato principalmente a creare qualcosa di nuovo per rallegrare i suoi figli, traendo ispirazione da alcuni supereroi come Thor, Black Panther e Spider-Man.
Ha a che fare con gli Stati Uniti anche la Griddy celebration, ancora oggi popolarissima pur essendo nata nell’ormai lontano 2018: questa esultanza, un vero e proprio balletto in realtà, si è diffusa inizialmente tra i giocatori di football americano, nelle high school e poi su TikTok. Raggiunta la massima ribalta dopo alcuni touchdown messi a segno da giocatori di fama mondiale come Mac Jones e Justin Jefferson, è arrivata in Europa grazie a Christian Pulisic, Anthony Elanga, Jesse Lingard e Moise Kean. Inevitabilmente anche il Griddy è finito tra le esultanze disponibili su FIFA.
Anche in questo caso, il gesto di mettere le dita attorno agli occhi a mo’ di binocolo come accade nella parte finale del Griddy non è poi un’autentica invenzione, ed è stato replicato in varie versioni: il primo probabilmente fu Jonjo Shelvey che la fece diventare la sua signature, mentre più di recente lo si è visto fare a Suso, Pedri, Luis Alberto, Alejandro Garnacho e Ademola Lookman, sposandosi benissimo con il significato del suo cognome. E pure a Carlos Alcaraz, a dimostrazione della trasversalità di certe esultanze.
A proposito di signature ma anche di mode, negli stessi mesi in cui andava tantissimo la night night celebration lanciata da Stephen Curry (che abbiamo visto fare a Neymar, Ousmane Dembélé e Khvicha Kvaratskhelia) in Inghilterra Marcus Rashford ha iniziato a riprodurre qualcosa di più profondo, legato a un significato speciale: avvicinare il dito destro alla tempia, per il calciatore inglese, era un riferimento ai suoi recenti problemi di salute mentale e per questo motivo è stato seguito da molti top player, in segno di solidarietà: due su tutti, Bukayo Saka e Joshua Kimmich.
Nel caso di Memphis Depay, invece, l’esultanza è diventata molto di più: quella che inizialmente rappresentava la sua filosofia di vita – be blind and deaf to the world – è poi diventata l’icona predominante sui capi del marchio d’abbigliamento da lui fondato. Il calciatore olandese ha iniziato a mettersi le dita dentro le orecchie per non sentire tutto ciò che proviene dall’esterno nel 2020, ai tempi dell’Olympique Lione, e poi ha continuato anche con la maglia del Barcellona, con quella della sua attuale squadra, l’Atletico Madrid, e con quella della Nazionale Oranje. Tutto ciò ha anche coinvolto alcuni suoi compagni, come Antoine Griezmann, che a volte ha preso parte a questo show dopo i gol.