Outtalks: Pool ci parla di sè e del suo brand Disagio Clothing

Eccoci ad un nuovo appuntamento di Outtalks, oggi vi mostriamo l’intervista che abbiamo fatto a Paolo Palmeri (in arte Pool), grafico ed illustratore torinese che ha inoltre lanciato la sua sua personale linea di abbigliamento street, Disagio Clothing, partendo da un vero e proprio motto/stile di vita e ottenendo subito un riscontro positivo. Paolo ha anche collaborato con numerosi artisti della scena rap italiana come Fabri Fibra, Ensi, i Two Fingerz, Fedez e J-Ax curando loro sia la parte grafica delle loro cover che in alcuni casi anche i videoclip.

Ciao Pool, apriamo una piccola prefazione per chi ancora non ti conosce: chi sei?

Un grafico e illustratore a cui piace particolarmente il proprio lavoro!

Non so se te l’hanno mai fatta questa domanda, ma come mai hai deciso di lanciare una tua linea di abbigliamento?

Sia da solo prima della nascita di True Flava che durante ho sempre lavorato con artisti della scena Rap italiana, spesso e volentieri curando il loro merchandisingAndavo ai concerti e vedevo centinaia di ragazzini con addosso le grafiche disegnate in studio ed era una bella sensazione, sicuramente la scintilla è scattata da lì.

C’è da dire che non mi sono svegliato una mattina dicendo “adesso faccio un brand”, è andato tutto talmente di corsa che non saprei ripercorrere bene il tutto. L’idea di creare un vero e proprio brand è nata un anno dopo la nascita della prima felpa con scritto Disagio. Dopo aver macinato già un numero importante di vendite ho deciso di dare un senso a tutto dando quindi un’identità al progetto.

Ti rendi conto che hai creato un movimento per il quale alla parola “disagio” la gente pensa subito al tuo brand?

Si è veramente inspiegabile quanto piacevole! La mia missione è quella di far percepire il brand come marchio vero e proprio che lavora a prescindere dal significato della parola.

Illustratore, brand-owner, aggiungiamoci pure il calcetto il mercoledì, chi più ne ha più ne metta…ma arrivi a fare tutto?

È davvero dura e spessissimo ho dei crolli. Fortunatamente in entrambe le mie attività non sono solo.
In studio Siamo in 3: io, Dario e Stefano che combattiamo all days con le richieste dei nostri clienti, sanno quanto poco mi piace parlare al telefono quindi spesso e volentieri fanno da filtro e io mi occupo solamente della parte esecutiva insieme ai ragazzi del team.

Per quanto riguarda il brand con l’apertura dello store ho fatto entrare nell’attività Marco che si occupa di tutti quegli aspetti per cui sono negato, devo il mio essere ancora vivo a lui. La fortuna sta anche nell’aver aperto lo store a pochi passi dallo studio così da semplificarmi la vita per molti aspetti.

A cosa ti ispiri quando ti metti a tavolino a pensare alla successiva collezione (tralasciando le ovvietà)? Fai delle ricerche o vai d’istinto?

Quando dici ( tralasciando le ovvietà ) so chiaramente a cosa ti riferisci e spieghiamolo una volta per tutto . Come dicevo prima non mi sono svegliato una mattina con l’idea di fare un brand d’abbigliamento, ma direi che l’ho fatto dicendo “prendo il logo Obey e ci scrivo Disagio”, ora girando Facebook si trovano decine di marchi che fanno esattamente la stessa cosa con 4 anni di ritardo, da quella felpa con box rosso che proprio per questo motivo ho eliminato dalle collezioni è nato un brand ed il logo è rimasto quello! Detto questo per iconografia Obey rimane il mio punto di riferimento per quanto riguarda i tratti e l’uso delle immagini, per quello che sono colori e tonalità mi piace curiosare gli artwork dei dischi hip hop americani. Riguardo i contenuti ed i messaggi semplicemente disegno quello che percepisco vivendo e che di conseguenza trovo buffo, la battaglia per i like sui social è sicuramente il mio tema preferito!

Hai aperto il tuo primo store a Torino (giustamente) ed il secondo in Cina? Perchè?

In Cina abbiamo aperto un canale di vendita più che uno Store. È nato tutto da due ragazzi cinesi appassionati di streetwear che sono rimasti colpiti dal brand tant’è che hanno deciso di provare a portarlo in Cina e distribuirlo attraverso una piattaforma che si chiama TAO-BAO. Sta andando inspiegabilmente bene ed è una cosa che mi rende parecchio orgoglioso, credo significhi che il brand piace a prescindere dal significato della parola Disagio.

Seguendoti un po sui social abbiamo visto che non puoi fare a meno di mostrare le tue sneakers (ci è caduto l’occhio sulle Yeezy Boost 350 “Turtle Dove” e sulle Air Max 1 Hyperfuse dell’Indipendence Day Pack). Sono una delle tue molteplici passioni?

Diciamo di sì ma non come vorrei, per lo più è una passione trasmessa da diversi amici come Surfa ed Exo che sono sneakerheads da prima che esistesse la parola! Sarebbe bello tenere il passo per rimanere in tema ma non ce la faró mai. Sicuramente però ho una scarpiera che è più famosa di me.

Hai qualche notizia bomba che vuoi svelarci? Magari un’esclusiva? Dai che siamo curiosi

Saranno tre mesi belli tosti. Con lacrime di commozione comunico l’uscita della collezione VANORTON x DISAGIO CLOTHING. Sono un loro fan accanito quindi puoi immaginare come mi sia sentito quando c’è stata la richiesta da parte loro di disegnare qualcosa per il brand. Il tutto è in uscita a inizio marzo e “ragazzi sono veramente euforico” cit.

 Vuoi salutare qualcuno?

Ho sempre desiderato farlo! Saluto tutte le persone che mi aiutano in quello che faccio e mi sopportano nella mia pignoleria modalità fatality, su tutti Davide detto Bolo che all’occorrenza diventa : Buttafuori, commesso, elettricista, falegname, imbianchino, tecnico audio e autista.