In epoca moderna, i più grandi artisti sono stati in grado di ampliare la loro visione al di fuori della propria arte e di trasformare la loro immagine in un’icona e in un’estensione di sé. L’hip hop in questo processo è sicuramente il genere musicale che più ha fatto del fashion un mezzo fondamentale per l’espressione della propria personalità. Gioielli e vestiti costosi infatti sono da sempre la prova che un rapper “ce l’ha fatta”.
Un accessorio che spesso viene sottovalutato ma che in molti casi si è trasformato in sinonimo di ricchezza e status symbol, oltre che in un vero e proprio segno distintivo dell’identità di alcuni rapper, è l’occhiale. I Millionaire di Louis Vuitton, disegnati da Marc Jacobs con l’aiuto di Nigo e Pharrell Williams, i “0174” di Jean-Paul Gaultier, i preferiti di 2Pac, e i “616” di Cazal, indossati da Spike Lee nel film She’s Gotta Have It, sono solo alcuni dei modelli simbolo dell’hip hop. Tra tutti, però, il brand che più è scolpito nell’immaginario collettivo del mondo street e che meglio incarna il concetto di emblema: Cartier.
Fondato nel 1847 da Louis Cartier, il noto produttore di gioielli realizzò il suo primo “dispositivo ottico” nel 1887 per la Principessa d’Essling: la creazione di questi lorgnette (un particolare tipo di occhialini con impugnatura a stanghetta, di moda all’inizio del ‘900 tra le donne benestanti) in guscio di tartaruga e decorati con diamanti permise a Louis di essere riconosciuto come uno dei primi “ottici-artisti”. Solamente nel 1983, però, Cartier organizzò un party stravagante presentato da Elton John per lanciare ufficialmente la sua prima linea di occhiali, composta dai modelli “Must” e “Vendome” nelle due versioni “Louis Cartier” e “Santos”. In particolare i “Vendome Santos”, caratterizzati dall’iconico design con le tre viti incastonate sul ponte, furono indossati e resi celebri dal “bad guy” Christopher Walken nel classico del 1985 007 – Bersaglio Mobile.
Ma è nel 1990 che Cartier presentò i tre modelli che hanno segnato la storia dello stile hip hop: C–Décor, Bagatelle e Giverny.
C-Décor
I Cartier C-Décor sono senza dubbio la silhouette che ha permesso al brand francese di diventare popolare all’interno della scena street, rendendo un semplice occhiale da sole un obiettivo da raggiungere. Il modello è caratterizzato dall’assenza di una vera e propria montatura: le lenti sono infatti tenute insieme da un dettaglio metallico a forma di “C”, montato su delle sottilissime aste. Questa costruzione permette di personalizzare totalmente gli occhiali, modificando la lente o il materiale delle aste, e di creare un pezzo unico che possa diventare l’elemento distintivo di chi li indossa.
Lo stile semplice e l’appartenenza a un brand super esclusivo hanno reso i “Big Cs” tra gli oggetti più ricercati e venduti negli ultimi anni ma, come tutti i prodotti elitari, alcune versioni sono diventate dei veri e propri grails. Tra questi i “Woods”, ripetutamente indossati da Nelly, che si distinguono per le spesse aste in legno, ma soprattutto i “White Buffs”, realizzati in corno bianco di bufalo e disponibili in una tiratura limitata di 33 esemplari, sono il massimo esempio di fama nella scena.
Negli ultimi anni i C-Décor indossati da Pop Smoke hanno fatto di nuovo accendere i riflettori su Cartier: il rapper, infatti, raramente si faceva vedere senza i suoi vintage “Big Cs” personalizzati da Julian Emani, noto esperto di vintage eyewear più conosciuto come Vintage Julz. Gli occhiali che hanno fatto impazzire il mondo, comparsi anche sulla copertina dell’album “Meet the Woo 2”, sono stati resi unici dall’appassionato di Philadelphia, che ha sostituito le lenti originali del modello del 1990 con una versione dal colore Hennessy, subito diventate un nuovo trend.
Chiunque venda Cartier può confermare che non c’è mai stato un periodo in cui la gente volesse quegli occhiali più di quando sono stati indossati da Pop Smoke, anche prima che morisse. Tutti volevano i “Big Cs” con le lenti Hennessy come i suoi. Da Detroit a New York, alla Cina, tutti volevano gli occhiali di Pop Smoke.
Julian Emani
Bagatelle e Giverny
Insieme ai C-Décor, gli altri due modelli che hanno trasformato Cartier nel brand più desiderato dai rapper sono i Bagatelle e i Giverny. Entrambi gli occhiali, fuori produzione ormai da vent’anni, sono costituiti da un paio di lenti inserite all’interno di una montatura dorata che prosegue sulle aste in legno, materiale che successivamente è stato sostituito da altri come filamento d’oro o plastica. L’unico dettaglio che differenzia i due prodotti è la forma delle lenti: circolari per i Bagatelle e ovali per i Giverny. Anche in questo caso più è bianca l’asta, più gli occhiali diventano ambiti e per questo l’edizione “Straight Backs” dei Giverny, con le già citate aste in corno bianco di bufalo, è uno dei prodotti più costosi e rari di sempre.
Le personalità che hanno reso celebri questi due modelli sono innumerevoli: dai veterani Royce Da 5’9”, Jam Master Jay e Rick Ross fino ad arrivare a Meek Mill, Big Sean e Rae Sremmurd. Tra tutti questi personaggi, ormai considerati ambassador non ufficiali di Cartier, quelli che recentemente hanno più fatto parlare di sé, per le scelte di stile estreme, sono i membri dei Migos. In linea con la loro immagine, Quavo, Offset e Takeoff non si sono limitati a comprare semplici occhiali o edizioni limitate ma hanno deciso invece di rivestire completamente i loro “frames” con veri diamanti.
Nonostante la popolarità e bellezza delle creazioni della linea eyewear firmata Cartier siano riconosciute a livello mondiale da più di trent’anni, c’è una città in particolare che ha subíto il fascino di questi accessori più delle altre: Detroit. A Motor City, infatti, indossare un paio di Giverny o di C-Décor non è solo una scelta fashion ma un completo stile di vita. In città Cartier è stato reso un mito grazie ai numerosi rapper che nelle loro canzoni citano il brand, come “Cartier” di Danny Brown o “Shake This” di Royce Da 5’9”, traducendosi in un reale aumento delle vendite ma anche in numerosi atti di violenza.
Erano un simbolo per la città: significavano che stavi avendo un particolare successo, una certa quantità di soldi.
Big Sean
Come tutte le belle storie anche questa ha un lato oscuro: nella città dello stato del Michigan, infatti, Cartier si è trasformato da icona a sinonimo di criminalità. Così come per la scena Rap negli anni ’90, anche il mondo della malavita di Detroit ha fatto diventare Cartier parte della propria “uniforme”, un esempio è la Black Mafia Family, organizzazione finalizzata allo spaccio di droga che spendeva migliaia di dollari ogni mese nel negozio Au Courant per accaparrarsi i migliori pezzi del marchio francese.
Oltre a questo, secondo il Detroit Police Department tra il 2012 e il 2016 gli occhiali del marchio sono comparsi, anche se non come obiettivo principale, in 9 casi di omicidio, 17 sparatorie e 2158 rapine. Nel 2014, per esempio, un uomo di nome Timothy Jones ha aiutato il vicino a nascondere il corpo della moglie in cambio di un orologio e di un paio di occhiali Cartier, mentre nel 2010 il ventenne Darryle Miller venne ucciso a colpi di pistola per essersi rifiutato di lasciare a un rapinatore i suoi “White Buffs” da $2400.
Nonostante questo aspetto negativo, il successo di Cartier continua a consolidarsi con il tempo e, passando di generazione in generazione, ha segnato la storia del mondo hip hop, diventando un elemento di continuità nonostante i vari cambiamenti del genere musicale. Questi occhiali sono dunque l’ennesima conferma di come l’hip hop sia in grado di portare un oggetto esclusivo ed elitario nelle strade delle più grandi città, dimostrando che tutto è possibile.