Perché i sedili dei mezzi pubblici sono così brutti?

Spesso la nostra quotidianità assopisce l’attenzione che dedichiamo a tutto ciò che ci circonda. Fateci caso: smettiamo di notare i dettagli degli oggetti con cui interagiamo e non sappiamo nemmeno come sono fatti i palazzi della via che tutti i giorni percorriamo quasi automaticamente. Eccezione fatta per alcune persone particolarmente curiose e sempre alla ricerca di ispirazione, l’abitudine di una serrata routine porta inevitabilmente a questo atteggiamento di annullamento dei sensi. C’è una cosa, però, che sfugge completamente alla regola, poiché così destabilizzante da non poter passare di certo inosservata: la mostruosità delle tappezzerie nei mezzi pubblici.

Dal tipico pullman per le gite scolastiche fino all’autobus o alla metro nelle più grandi città, ci siamo tutti imbattuti nelle curiose tappezzerie che rivestono i sedili e, per un momento, abbiamo pensato a quanto fossero di terribile gusto. Con abbinamenti di colori improponibili e fantasie talmente contorte da poter ipnotizzare i passeggeri, esse diventano un vero pugno nell’occhio quando nel sedile di fronte a noi non è seduto nessuno e ci troviamo faccia a faccia con rivestimenti dall’effetto psichedelico. Tuttavia, come spesso accade per tutte quelle cose che sembrano a prima vista inspiegabili e senza senso, esiste un motivo per il quale le tappezzerie dei sedili sono realizzate in questo modo. Dovete sapere che non sono il frutto della stravaganza di particolari designer, ma dipendono da precise necessità pratiche.

Il problema principale che si riscontra su tali mezzi, infatti, è quello della pulizia. Le decine, se non centinaia, di persone che si avvicendano quotidianamente sui sedili ne mettono a dura prova le condizioni igieniche sporcandoli velocemente. Per evitare che si notino macchie, graffi e polvere, dunque, sono da sempre state sviluppate delle trame grafiche con l’obiettivo di ingannare l’occhio dei passeggeri. Distinguere aloni o irregolarità diventa così molto più difficile se non si parla di sedili a tinta unita. Per quanto riguarda i materiali, invece, si tratta prevalentemente di velluti o tessuti che, se da un lato sono ignifughi, dall’altro hanno il contro di accumulare molto più facilmente la polvere e di non essere idrorepellenti. Nonostante negli ultimi anni risulti sempre più frequente l’utilizzo di materiali alternativi o sedili senza rivestimento, essi sono ancora estremamente diffusi e proprio per questo sono facilissimi da incontrare.

Queste tappezzerie sono così particolari, variegate e in un certo senso affascinanti, che il regista francese Julien Potart le ha rese protagoniste di un’intera pagina Instagram. Con il contributo di una vera e propria community, è oggi disponibile una corposa galleria online di sedili provenienti da tutto il mondo. Dal Giappone fino ai sedili TPER di Bologna, dando un’occhiata al feed della pagina è possibile immergersi all’interno di quelle che possono sembrare delle tele futuriste trasportate negli anni ’70 o dei semplici scarabocchi sconclusionati.

In questo campo, inoltre, non mancano le novità. Recentemente lo studio britannico specializzato nella progettazione di tessuti Wallace Sewell ha sviluppato per la nuova Elizabeth Line della metro di Londra una tappezzeria ad hoc. Il pattern scelto, complesso e articolato dal punto di vista grafico, sfrutta il viola iconico della linea e impiega una geometria che rimanda al concetto di velocità del mezzo di trasporto.

Infine, non può mancare chi ha voluto lavorare direttamente a partire da questi singolari materiali. È il caso dell’artista tedesca Menja Stevenson, che ha dato vita a una serie di vestiti e accessori realizzati proprio con i velluti dei sedili degli autobus. Bustour, questo il nome del progetto, ha visto l’artista dialogare con le aziende produttrici delle tappezzerie ed è stato accompagnato da una serie di scatti che ritraggono gli abiti abbinati ai sedili dei mezzi pubblici.