Per tanti anni, i calciatori sono stati identificati come atleti, mai come individui. Un gruppo di personaggi del biliardino, tutti uguali, allineati e funzionali solo per esibirsi in campo. D’altronde è un comportamento già visto: i calciatori, come tantissime figure nel mondo dell’intrattenimento, sono spesso considerati solo un mezzo per portare avanti un passatempo, personaggi di un videogioco che ci fanno sentire meglio perché ci regalano emozioni, che siano esse di rabbia, di gioia, di fastidio o di delusione, delle entità tecnicamente irraggiungibili ma continuamente criticabili. D’altronde, quante volte abbiamo visto tifosi insultare calciatori ad alta voce allo stadio? Ci sono altri contesti in cui questo comportamento accade senza vedere lo stupore negli occhi della gente? Ovviamente no.
Quello che il contesto sportivo odierno ci fa dimenticare è che gli atleti sono individui e, come tali, sono liberi di coltivare passioni, interessi e sviluppare un’identità che li faccia distinguere dalla massa, dal normale ideale di “uomo da campo” con calzettoni, pantaloncini corti e numero sulla maglia. Per anni, questo concetto è stato inconcepibile, quasi disincentivato dal pubblico e dai media. Per la verità, il pubblico è da sempre affascinato dalle individualità e dalle forti personalità: George Best, Éric Cantona, Romario, Ferenc Puskás, David Beckham, Mario Balotelli e Zlatan Ibrahimović sono solo alcuni esempi di calciatori la cui figura fuori dal campo ha catturato (e continua a catturare) gli interessi di tifosi e non, permettendo al calcio di arrivare anche agli occhi e alle orecchie di persone che non sono solite vedere partite nel proprio tempo libero.
Tra le tante passioni esterne al campo da calcio che un’atleta può coltivare c’è la moda, forse il più ostracizzato tra i passatempi. Perché? Ovvio: la moda è storicamente (e scioccamente) associata a un contesto femminile e lo sport, si sa, è un ambiente in cui il maschilismo e i relativi luoghi comuni la fanno da padrone, motivo per cui molti calciatori hanno nascosto questo loro lato, limitandosi a indossare i capi legati alla squadra.
Proprio nell’ultimo periodo però il trend sta cambiando: i calciatori stanno sviscerando la propria personalità e, si può dire, ce n’era bisogno, soprattutto attraverso la moda. Guidati da chi, come Héctor Bellerín, ha voluto indossare look sempre più unici, i calciatori hanno capito che la moda non è solo un modo di mostrare il proprio gusto, ma può anche lanciare dei messaggi. Già in NBA, gli atleti hanno adoperato i look per legarsi a importanti campagne come Black Lives Matter e ora tocca ai calciatori. Persino il Barcellona ha iniziato a usare i “tunnel fits”, ovvero le foto ai look dei calciatori quando arrivano allo stadio, diventando la prima squadra a dire addio alle tute di rappresentanza con il proprio logo in quei contesti, per la gioia di Jules Koundé, probabilmente il giocatore più fashion in circolazione, ora come ora.
Il prossimo step quale sarà? Sicuramente sperare di vedere i calciatori sempre più liberi di esprimersi fuori dal campo e con i look, andando a creare outfit che possano rompere gli stereotipi e creare un dibattito interessante nel pubblico. Insomma, ispirare un nuovo pubblico ad avvicinarsi al calcio, proprio come fecero i suddetti George Best, Éric Cantona, David Beckham e compagni.
Un contesto che, proprio come la scena attuale, sta cambiando molto è quello degli awards. Le premiazioni individuali sono un punto fisso nel mondo dello sport ma spesso risultavano stantie: i vincitori ripetitivi, i format piatti e soprattutto la mancanza di coinvolgimento dei calciatori ha reso quella tipologia di eventi più debole. Si pensi al Pallone d’Oro, ormai criticato per la selezione dei giornalisti votanti. Per questo, è bello vedere come stanno evolvendo e crescendo realtà come Il Gran Galà del Calcio, la serata di awards dedicata al calcio italiano. Perché? In primis, questo concorso vede le votazioni dei veri protagonisti, i calciatori, che sono le persone più qualificate sull’argomento. In più, l’integrazione dei premi relativi alla Serie B e alla massima serie femminile rende sicuramente più dinamica la serata, oltre al coinvolgimento di figure musicali. Insomma, l’obiettivo è rendere sempre più trasversale un evento che non vuole limitarsi al calcio, ma rappresentare uno scenario contemporaneo. Per questo motivo, la speranza è di vedere anche outfit sempre più forti, costruiti e interessanti, perché una serata di gala può essere un contesto in cui andare oltre il solito completo scuro, anzi può rappresentare l’occasione perfetta per raccontare una storia, quella di ciascun calciatore e della sua personalità individuale.