È passato meno di un anno da quando Jack Harlow ha raggiunto il picco della viralità con il featuring nella traccia con Lil Nas X “Industry Baby”. I riflettori si sono repentinamente accesi su di lui grazie ad alcuni riconoscimenti, per niente scontati, da parte della scena hip hop americana. È stato infatti proprio Kanye West a fare un endorsement su di lui dopo aver apprezzato il suo penultimo singolo “Nail Tech”, uscito a febbraio, mettendolo addirittura nella sua Top 5.
Dall’uscita di quel singolo sono già passati due mesi, ma l’effetto Harlow non accenna a spegnersi: l’artista del Kentucky ha visto registrare un nuovo grandissimo boom da quando è uscito il suo ultimo singolo “First Class“, che ha raggiunto la prima posizione sia della Top 100: Global di Apple Music che della Top 50 Global di Spotify, con più di 10 milioni di stream nelle prime 24h. Le tematiche di cui parla nel suo ultimo pezzo sono prettamente disimpegnate, partendo dalla barra che recita “Pineapple juice, I give her sweet, sweet, sweet semen” arrivando alla già iconica “Can’t lie, I’m on Angus, Cloud 9”, chiaro riferimento al personaggio di Fezco in Euphoria, che secondo il web sta andando a definire, insieme ad altri nomi noti, quali Adam Driver, e gli stessi Angus Cloud e Jack Harlow, una vera e propria neo white culture.
.@jackharlow‘s “First Class” debuts at #1 on the global Spotify chart with 10.665 million streams. It earns the biggest chart debut of the year.
— chart data (@chartdata) April 9, 2022
Ma al di là delle doti tecniche, sottolineate anche da Ye, c’è un motivo più profondo in grado di giustificare l’enorme successo di Jack Harlow?
Il rapper sembra incanalarsi in quella wave di wholesome rap che negli States è diventata sempre più categorizzante. L’accezione “wholesome” è chiaramente positiva e fa riferimento a tutta quell’onda di artisti bianchi che sono stati in grado di portare melodie e tematiche disimpegnate, positive e ispirazionali all’interno delle loro tracce, ottenendo grande rispetto da una scena dominata da artisti neri, al punto tale che Harlow è stato definito da Pitchfork come il rapper bianco del momento. Guardando l’altro lato della medaglia, però, si nota anche un’estrema categorizzazione verso artisti bianchi che molto spesso vengono considerati – soprattutto dagli utenti appartenenti alla Stan Culture – semplicemente per la loro attrattività. Infatti, su Twitter e Instagram molte discussioni su Harlow vertono più sulla sua estetica e genuinità che sulla sua musica, al punto tale da definire l’artista come Crush Material, gergo utilizzato per descrivere figure che hanno le caratteristiche perfette per farti prendere una cotta per loro.
Passano gli anni e gli artisti bianchi riescono a ottenere approvazione dal resto della scena: ma cosa cambia rispetto a quando Macklemore conquistò la scena con i video musicali di “Thrift Shop” e “Wing$“? Il cambiamento nelle piattaforme su cui emergono: Macklemore su YouTube, Mac Miller su SoundCloud e Jack Harlow protagonista indiscusso dei trend di TikTok che gli hanno permesso di aumentare notevolmente i numeri dei suoi streaming su tutte le piattaforme musicali.
Ye ha espresso grande stima nei confronti di Harlow, Drake ha stretto una grande amicizia con lui al punto tale da assistere al suo concerto a Toronto. Se i due principali big della scena hip hop si sono accorti di quanto possa essere importante essere un “bianco cool in grado di rappare” e di affermare una propria identità, le porte del paradiso dell’hip hop, per l’artista del 1998, sono spalancate, e può essere uno degli artisti in grado di sopperire all’inattività musicale di Post Malone. Ma anche in questa parte del discorso è utile guardare e analizzare anche il bicchiere mezzo vuoto: Jack Harlow aveva veramente bisogno di essere accolto sotto l’ala protettiva di West e Drake per guadagnare la sua aura di artista di talento?