Questa settimana si apre con un appuntamento alquanto interessante per tutti gli appassionati di anime e di cinema: da oggi fino a mercoledì 24 aprile torna nelle sale in versione restaurata “Perfect Blue”, l’iconico capolavoro d’esordio di Satoshi Kon. O sarebbe meglio dire “arriva”, visto che in Italia non è mai stato proiettato.
Scomparso prematuramente nel 2010, Kon è universalmente considerato uno dei più originali registi di animazione del Giappone e non solo. Nei suoi relativamente pochi lavori, egli riuscì infatti a fondere la sua forte impronta autoriale con lo stile animato, esplorando di volta in volta territori decisamente inediti per il genere mediante un’estetica sempre all’avanguardia che risultava distante dai canoni classici.
La sua filmografia può essere brevemente riassunta come un continuo intreccio fra realtà e surrealtà, fra il piano esteriore della società ritratto sempre con occhio critico e attento come nell’eccezionale “Tokyo Godfathers” e quello interiore della psiche e dell’Io. Satoshi Kon seppe rendere labili, indefiniti e per questo affascinanti i confini fra questi due mondi, sia che si tratti di raccontare la biografia di un’immaginaria attrice cinematografica (“Millennium Actress”), di sviscerare i disturbi e le ossessioni che si estendono dal singolo alla collettività (“Paranoia Agent”) o di catapultarsi in un esuberante viaggio investigativo nel mondo onirico come avviene nel meraviglioso “Paprika”.
Pressoché tutte queste tematiche vennero già messe in scena nel brillante e sconvolgente debutto del regista, “Perfect Blue”. Uscito nel 1997, il film è un vero e proprio thriller psicologico cupo e allucinatorio che nulla ha da invidiare ai capisaldi del genere.
In breve, racconta la storia di Mima, una giovane teen idol che decide di abbandonare l’acclamato gruppo pop in cui canta per intraprendere la carriera di attrice. Il suo non facile e sofferto cambiamento viene però accompagnato da avvenimenti alquanto sinistri come inspiegabili fenomeni di stalking e una serie di strani omicidi, i quali conducono Mima lungo un crescendo di paranoia e tormento emotivo tale da mettere in crisi la sua percezione della realtà.
Le tipiche atmosfere patinate e invitanti del mondo del cinema e delle idol giapponesi si tramutano nel corso del film in un vortice predatorio e claustrofobico in cui viene trascinata la povera protagonista, sempre più convinta di essere la causa di ciò che le accade e sempre più isolata in sé stessa. Facendo ricorso a scene angosciose e perturbanti, Satoshi Kon mostra così i lati più spietati dello showbusiness e il modo in cui le sue dinamiche possono mettere in crisi la psiche di chi vi aspira e il rapporto con la propria identità.
Sebbene all’epoca non fu un successo immediato, “Perfect Blue” ha avuto nel tempo un impatto considerevole sul cinema mondiale. Tanto la storia, ricca di livelli di lettura, quanto le immagini perfettamente calzanti con cui Satoshi Kon la rappresenta hanno esercitato una riconoscibile influenza sulle opere di illustri cineasti quali Darren Aronofsky e David Lynch.
Il primo, che nel documentario “Satoshi Kon: The Illusionist” dichiara la sua ammirazione per la pellicola, scoperta mentre lavorava alla sceneggiatura del suo cult “Requiem for a Dream”, decise di omaggiarla proprio in quest’ultimo ricreando fotogramma per fotogramma la famosa scena della vasca da bagno, a tal punto che Kon ritenne il gesto un vero e proprio plagio.
Diversa ma altrettanto evidente è l’affinità artistica fra “Perfect Blue” e gli ultimi due lungometraggi di Lynch, ossia il cult “Mulholland Drive” e “Inland Empire”: entrambi, infatti, raccontano le vicende di aspiranti attrici alle prese con situazioni misteriose e contorte, addentrandosi nei meandri allucinati della loro psiche e costruendo un discorso cinematografico che unisce fra loro allucinazioni, ossessioni e luci della ribalta con uno stile sorprendente e sperimentale.
A Satoshi Kon va dunque il merito, con questo suo primo gioiello, di aver lasciato un’impronta rivoluzionaria e indelebile tanto nel campo degli anime quanto in quello della cinematografia contemporanea: sebbene sia uscito ventisette anni fa, “Perfect Blue” è destinato a esercitare il suo sinistro fascino ancora per molto tempo.