La polo è uno dei capi più facilmente identificabili e riconoscibili dell’intero pianeta fashion. Di radici nobiliari, è riuscita negli anni a diventare un punto fermo nel guardaroba di uomini e donne di tutto il mondo. Le origini della polo rimangono al giorno d’oggi misteriose ed incerte. Le sue prime apparizioni, a quanto pare, avvengono nello stato federale di Manipur, all’estremo oriente dell’India. Proprio qui, viene fondato il primo Polo Club da parte di soldati inglesi, nel 1859. Pochi anni dopo, nel 1862, lo sport viene riportato in patria, in Inghilterra, dove viene accolto con grande entusiasmo dai sudditi della Corona.
In concomitanza con l’evoluzione dal punto di vista regolamentare dello sport, avanzano anche le tecnologie riguardanti l’abbigliamento dei giocatori. Inizialmente venivano usate pesanti maglie a maniche lunghe, dotate di un colletto, le quali non risultavano assolutamente adatte al clima umido indiano. I giocatori, iniziano, di conseguenza, a cercare una soluzione per migliorare le loro condizioni durante la performance: vengono tagliate le maniche per garantire maggiore traspirazione e viene cucito il colletto alla maglia per evitare che risulti scomodo nei repentini cambiamenti di direzione.
Iniziano quindi a delinearsi i tratti caratteristici di questo capo. Alcuni anni dopo, alla fine del diciannovesimo secolo, John Brooks, nipote del fondatore del famoso brand americano Brooks Brothers, rimane estasiato durante un viaggio in Europa dalla praticità raffinata dell’utilizzo di bottoni per bloccare il colletto. Nel 1896, il marchio introduce un nuovo prototipo di camicia, un ibrido, dal taglio elegante, reso più sportivo dall’applicazione di piccoli bottoni al di sotto del collo, cambiando per sempre la cultura del menswear.
Nel ventennio successivo, insieme all’incremento della popolarità del Polo, viene dedicata sempre maggiore attenzione al vestiario utilizzato dai giocatori. Nel frattempo, in un altro sport sempre di sangue britannico, un alligatore cambia le carte in gioco. Stiamo parlando ovviamente del tennis, fino ad ora giocato con camicie a maniche lunghe, decisamente scomode per gli ampi movimenti delle braccia richiesti agli atleti. Nel 1926, in una partita del U.S. Open Championship, Renè Lacoste scende in campo con una maglia a maniche corte, con il tipico colletto usato dai giocatori di Polo. La maglia era di un knit molto morbido, chiamato tecnicamente “jersey petit piqué”. Le peculiarità erano diverse: il tessuto era fresco, il collo poteva essere alzato per proteggere la pelle dei tennisti dal sole, il tipico taglio laterale sul fondo evitava che la maglia uscisse ripetutamente dai pantaloni degli atleti. Nasceva a tutti gli effetti la polo.
La polo ebbe un successo incredibile, nel 1927 viene applicato l’iconico coccodrillo sul petto, Renè iniziò a commerciarle, partendo dal classico bianco, fino ad ampliare la gamma ad un’immensità di colori e textures. La sua conquista del mondo prosegue, Fred Perry e soprattutto Ralph Lauren contribuiscono in maniera determinante a incastonare questo capo nella mente di tutti. Ancora al giorno d’oggi, la polo rappresenta una perfetta soluzione tra elegante e sportivo. Praticamente ogni brand e casa di moda hanno proposto negli anni la propria rivisitazione, dalle bancarelle del mercato nelle piazze, fino alle vetrine di Via Montenapoleone. E’ inoltre curioso notare anche come un colosso dello streetwear come Supreme, difficilmente accostabile a sport giocati in country club da giovani rampolli della nobiltà britannica, si possa essere appassionato ad un progetto insieme a Lacoste, il quale avrà una release anche nella stagione corrente.
Da ormai più di un secolo, addosso a presidenti di stato, a nobili, a leggende dello sport e a persone comuni, la polo risulta un capo leggendario, di buon gusto, semplice da indossare e raffinato, che non finisce mai di stupire e non sembra mai stancare.
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