Può essere il jazz la prossima tendenza musicale?

Il fenomeno della retromania è ormai assodato, da anni si cerca infatti di attingere al passato per scoprire le tendenze del futuro, piuttosto che immaginarne uno nuovo. Questo modus operandi sembra essere stato esasperato negli ultimi anni dalla Gen Z, che si è dimostrata ancora più curiosa e attenta ai trend di decenni passati – pensiamo per esempio alla recente esplosione del Y2K, o al fatto che YG Marley sia diventato virale perché ha un tono di voce esattamente uguale al nonno. 

Come la moda, anche la musica vive di queste ossessioni, che cambiano e si riciclano di anno in anno, di mese in mese. Non ci credete? Pensate a quante hit in stile primi 2000 sono state prodotte nel giro dell’ultimo anno e mezzo. 

La storia insegna infatti che questi due ambiti vanno di pari passo. E così come la moda ha preso a piene mani da immaginari come il Quiet Luxury e l’Old Money, anche la musica sembra andare in questa direzione con la riscoperta della musica strumentale. 

In questo particolare quadro il jazz si candida come possibile trend del prossimo futuro. Ad oggi la musica jazz è infatti una nicchia ancora relativamente inesplorata dal grande pubblico, che ne ha una percezione contemporaneamente naïf e sofisticata, legata da una parte a un immaginario mitico come quello che va dagli anni 20 alla fine degli anni 40 – una visione semplificata di libri o film come il “Grande Gatsby” -, dall’altra a film come “Whiplash”, che invece ne dimostrano l’enorme complessità della pratica e dell’esecuzione.

Proprio per questo, oggi, dire di ascoltare o di essere cultori del jazz garantisce un profumo diverso, più sofisticato. Ma si sa, nessuna nicchia è al sicuro nel tempo dei social, e così basta aprire TikTok per rendersi conto di quanto sia un ambito molto desiderato, anche se ancora relativamente poco famoso. Alla riscoperta di autori celeberrimi come Louis Armstrong, Miles Davis, Chet Baker, John Coltrane e Charlie Parker, si accompagna l’esperienza della musica dal vivo all’interno dei jazz club di tutto il mondo, e della ricerca di esperienze social friendly che si inseriscono in questo quadro.  

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Proprio il jazz club è sinonimo di quell’allure di cui sopra, luoghi che nell’immaginario più fancy riportano a New York o alla Parigi negli anni 20, come nel celebre film “Midnight in Paris” di Woody Allen. Come sempre, nel momento in cui una nicchia viene attenzionata dal grande pubblico, perde di esclusività ma ne guadagna in potenziali appassionati che da lì in poi ne potrebbero esplorare gli autori e i dischi fondamentali, sia passati che contemporanei. 

Ovviamente il jazz non è una musica ferma a 80/100 anni fa, ma anzi ha continuato ad evolversi, e anche nella contemporaneità ha autori di spessore: vere e proprie star mondiali, pensiamo per esempio al caso di Kamasi Washington – che di recente ha annunciato l’uscita del suo prossimo disco in data 3 maggio – chiamato a lavorare da Kendrick Lamar a “To Pimp a Butterfly”, a Yussef Dayes, o ai Sons of Kemet o ancora allo stesso Thundercat.

Più recentemente, in Italia, abbiamo particolarmente notato questa tendenza con Murubutu, che ha rivisitato il suo repertorio in chiave jazz per portarlo live con la Moon Jazz Band. Insomma, ci sono tutte le premesse perché questo genere torni ad influenzare la musica che oggi ascoltiamo.