Pharrell è stato chiamato in causa da Pusha-T nelle storie Instagram di lunedì notte a causa di alcuni commenti fatti durante un’intervista a GQ riguardo il suo mixtape “In My Mind: The Prequel” uscito nel 2006.
Pusha è stato infastidito dalle parole del collega, il quale avrebbe parlato male del mixtape e di quel periodo dell’hip hop. Nelle storie gli ha consigliato di dare più importanza alle parole, specialmente quando si parla di dividere la vita e l’arte in periodi così definiti.
Don’t ever say anything bad about that, never… The youth were hurt by that.
Pusha-T sulle Instagram stories
Sia Push che Pharrell erano presenti a un evento di Dior lunedì sera, così il cantante di “Happy” ha spiegato le sue reali intenzioni dietro ai commenti rilasciati a GQ.
Ho sempre visto la vita come un ciclo in cui diverse ere si susseguono, alcune arrivano e altre se ne vanno.
Pharrell Williams
Il rapper ha poi continuato la sua spiegazione facendo riferimento al fatto di essere fan, come Pusha-T, di alcuni dei rapper più importanti di sempre come JAY-Z e Puff – che ormai appartengono a un’era passata – e che non voleva mandare un messaggio negativo con le sue parole.
Per quanto riguarda il suo mixtape del 2006, Pharrell ha tenuto a sottolineare come i suoi commenti “negativi” non fossero rivolti a un’era dell’hip hop e ciò che veniva prodotto a livello musicale all’epoca, ma rappresentano semplicemente una riflessione sul suo cambiamento artistico.
Infatti l’artista ritiene che all’epoca i suoi contenuti erano troppo materialisti a causa del background culturale impostogli da uno stato di tradizione schiavista come la Virginia, nel quale è cresciuto. Secondo lui la gente che viene da questo tipo di cultura è ossessionata dal riuscire ad ottenere qualcosa nella vita, e quando la ottiene cerca sempre di metterlo in mostra. Maturando come uomo e come artista, entrando quindi in una “nuova era“, si è accorto di come tutto ciò fosse effimero e che in realtà il vero valore che lo porta a produrre musica e arte sia l’amore.
Chiude il suo discorso parlando del viaggio in Giappone fatto dopo l’uscita di “In My Mind: The Prequel” dove ha scoperto una delle culture più umili del pianeta e grazie al quale ha trovato la chiave per diventare l’artista che è oggi. L’umiltà, afferma Pharrell, è una skill imprescindibile per un cantante, è una forma d’arte e va coltivata.