Sarà per il loro sapore provenzale che evoca un’idea di estate leggiadra oppure per la loro capacità di ricordare l’infanzia e i bei tempi che furono, ma i quadretti Vichy dimostrano di essere uno di quegli elementi immortali della moda che periodicamente tornano a fare tendenza. Parliamo quindi di una stampa cult che, seppur a periodi alterni, riesce sempre a riconquistare i trend tra le passerelle e gli street style, specialmente durante la stagione estiva.
A differenza di quanto si possa pensare, le sue origini sono inaspettatamente esotiche. Quello che oggi conosciamo come tessuto Vichy fu infatti importato in Inghilterra dalla Malesia durante il 1500 con il nome originale di “Gingham“, dal dialetto malese “genggam”, termine che si può tradurre in “righe”. Ma cosa avrà mai a che fare una fantasia quadrettata con le righe? La stoffa Gingham era inizialmente caratterizzata da un solo livello di righe, a cui nel XVII secolo ne venne aggiunto un secondo in senso perpendicolare così da andare a formare dei quadretti bicolore che esibiscono una marcatura nel loro punto d’incrocio. È stato poi Napoleone III a centralizzare la sede di produzione di quella trama nella cittadina vacanziera di Vichy da cui ora ne deriva il nome.
Prima di trovare grande successo nel cinema, a partire dal grembiule di Dorothy (Judy Garland) ne “Il mago di Oz“, sono state le ricche nobildonne a rendere celebre il motivo durante le loro passeggiate mondane presso le stazioni termali della località francese.
È invece a partire dagli anni Cinquanta che il quadretto Vichy si diffonde a macchia d’olio nel jet set, entrando definitivamente nell’immaginario collettivo grazie a icone di stile come Doris Day, Marilyn Monroe e Brigitte Bardot, la quale addirittura lo sceglie per il suo abito da cocktail indossato al suo matrimonio con Jacques Charrier. Cederanno al suo fascino bucolico anche Audrey Hepburn, Jackie Kennedy e Lady D, imponendolo come sinonimo di gran classe e bon ton.
Se ora state pensando che con il portare un abito Vichy si corra facilmente il rischio di assomigliare alla tovaglia da picnic della nonna o al tanto odiato grembiule dell’asilo, sarà il fashion system a smentirvi fermamente con le sue innumerevoli interpretazioni.
Gran parte degli stilisti lo considera infatti un classico in grado di trascendere i tempi e le mode, restando un must-have di un’estetica romantica che non smette mai di essere rincorsa. La base rimane tradizionalmente bianca ma i dettagli possono tramutare dal blu al nero, passando per le più diffuse tonalità pastello di rosa, verde, azzurro e rosso. Insomma, potete scegliere il colore che più vi piace, così come anche la silhouette su cui viene applicato non è vincolante, poiché lo si può trovare su gonne, pantaloni, giacche, costumi, chemisier e qualsiasi altro tipo di capo d’abbigliamento o accessorio.
Negli anni lo abbiamo visto sia nelle catene di fast fashion, come nella partnership tra UNIQLO e Marni, che tra i défilé delle più blasonate maison come Burberry, Dior, Craig Green, Ralph Lauren, Balmain, Saint Laurent e ovviamente Miu Miu, nome di riferimento di un’ingenua estetica girlish.
Si può dire però che nelle ultime fashion week di Milano e Parigi i quadretti Vichy siano stati i veri protagonisti delle sfilate e la cosa ancor più interessante è come il pattern non sia più destinato esclusivamente alle donne, ma rappresenti ora una nuova idea di mascolinità nell’uomo. Possiamo infatti trovarne traccia nell’omaggio allo stile parisienne di AMI, nella sfilata con asta d’arte annessa di KidSuper e nelle nuove camicie di COMME des GARÇONS SHIRT, ma soprattutto nella collaborazione tra Harry Styles e Gucci in una reinterpretazione di un gentleman bohémien e nella collezione di Prada per la primavera/estate 2023 dove, oltre alle pareti di carta realizzate dallo studio AMO, il motivo Vichy ha ricoperto diversi trench per creare delle sofisticate giustapposizioni a partire da elementi semplici.
In fin dei conti si tratta dell’ennesima conferma di come tutti noi cerchiamo nella moda un mezzo con cui rievocare il passato e specificatamente in questo caso evocare una mancata sensazione di spensieratezza e innocente gioventù, ma anche un’eleganza sbarazzina che non guasta mai nel proprio guardaroba.