Quello che riguarda le tiny home è sicuramente un fenomeno architettonico affascinante che mette in luce i cambiamenti del nostro tempo. Reduci da un retaggio culturale che, sopratutto in occidente, vede la grande villa con piscina il traguardo raggiunto solamente da chi “ce la fa”, molti continuano ad inseguire l’idea secondo la quale, per vivere bene, ci si debba trovare necessariamente all’interno di un’abitazione spaziosa fino all’eccesso e sovrabbondante di oggetti. Tuttavia, complici numerosi fattori quali la corsa a centri delle città e l’aumento vertiginoso dei costi degli immobili, nelle nuove generazioni si sta facendo strada il desiderio di condurre la propria vita all’interno di spazi abitativi più compatti e ottimizzati.
Ecco che queste case, ridotte al minimo ma dotate di tutti i servizi necessari, iniziano ad attrarre architetti e progettisti che abbracciano la sfida di plasmare gli spazi per un nuovo modo di abitare. In giro per tutto il mondo, queste minuscole architetture stanno aumentando sempre più e una, in particolare, fa parlare di sé per essere la più sottile di sempre.
Keret House è l’abitazione più sottile del mondo, si trova a Varsavia e la sua larghezza va da un massimo di 122 cm a un minimo di 72 cm. Di certo non è la scelta più adatta per chi soffre di claustrofobia, ma al suo interno non si fa mancare nulla.
Progettata da Jakub Szczęsny, la casa nasce come un visionario concept nel 2009 in occasione di WolaArt. Nel 2012 vede la sua realizzazione e un anno dopo entra a far parte della collezione del MoMA di New York.
La struttura occupa un lotto caratterizzato da una larghezza massima di 152 cm e posizionato tra due palazzi già esistenti al tempo dell’ideazione del progetto. Szczęsny, infatti, ha voluto riempire una fessura urbana dimostrandone la potenzialità abitativa.
A causa delle proprie dimensioni, con 14 metri quadrati di superficie, Keret House è stata per legge registrata come istallazione artistica. Al suo interno, però, ci vive lo scrittore Etgar Keret, da cui prende il nome, ed è anche residenza per artisti che possono trascorrerci al massimo 10 giorni.
L’ingresso si trova nel lato posteriore rispetto alla strada e dà accesso al piano terra dove non vi è altro se non la scala che conduce alla casa vera e propria. L’accesso, infatti, avviene attraverso una porta orizzontale posta sul pavimento del primo piano.
Appena entrati ci si trova nella zona giorno. Un angolo relax lascia lo spazio alla cucina dotata di frigorifero, che si dice possa contenere solo due bevande. Non manca un tavolo da pranzo installato direttamente sulla struttura portante e un bagno con tanto di doccia.
Al secondo piano, invece, si accede attraverso una scaletta a pioli. Qui è posizionato un letto singolo affacciato su una delle due finestre della casa e al suo fianco si trova una piccola scrivania che gli artisti ospitati possono utilizzare per lavorare.
Non manca acqua corrente ed elettricità, anche se la luce naturale è sufficiente per illuminare adeguatamente gli ambienti durante la giornata. Ciò è permesso dalla facciata in vetro semitrasparente ricoperto da una grata metallica, unitamente alla tinta bianca degli eterni.
Seppure possa apparire estrema per le sue dimensioni e non adatta a tutti, Keret House rappresenta il simbolo di una via alternativa attraverso cui concepire le abitazioni e sfruttare lo spazio nelle città, un bene che oggi risulta sempre più scarso.