Quattro grandi delle sneakers si raccontano in occasione dell’Air Max Day

Per celebrare l’Air Max Day, noi di Outpump abbiamo unito le voci di 4 grandi esperti della scena sneakers internazionale non solo per sapere come stanno vivendo questo momento ma anche per capire come è nata la loro passione verso questo mondo. Godetevi le interviste.

Lorenzo Truffa

 Come è nato il tuo amore verso le Air Max?

Sono sempre stato affascinato dall’aria visibile, ma le prime Air Max acquistate furono delle Air Force Max nel ‘93 (Basket, cuscinetto Air Max visibile a 270°), poi vennero un paio di Air Max “Marina” del ‘91 (le BW) recuperate da parenti. Stavo ore a schiacciare il cuscinetto e a guardarlo in controluce.

Quando ero ragazzo le scarpe belle costavano tanto, soprattutto le Air Max, le ho praticamente ammirate solo nei negozi e ai piedi della gente, fino a quando ho iniziato a lavoricchiare. Parlando di “OG”, una che mi ricordo di aver comprato con gioia, fu la Air Tuned Max del ‘99, tuttora una delle mie preferite del campo. Le Air Max più belle in assoluto per me sono le Air Max2 del ‘94. Le peggiori fra le più famose, senza dubbio le Air Max Plus del ‘99, verso questo modello provo ribrezzo da sempre. Pezzo grail assoluto fra le collabo, per dirne una sola: Patta Corduroy, ma sarebbero tantissime. In generale, come estetica, sono più legato alle Air Max pre- ‘99.

Sei una persona che ormai sta nel “gioco” da anni, te la saresti aspettata tutta questa evoluzione tecnologica nel mondo delle sneakers, con particolare attenzione a brand come Nike?

Ho iniziato ad appassionarmi alle sneakers alla fine degli anni 80, quando andavo alle medie. Allora si iniziava a percepire che qualcosa stava cambiando radicalmente nel mondo delle scarpe sportive. I big brand avevano già da tempo iniziato ad usare e promuovere tecnologie per migliorare la performance degli atleti (per esempio sistema Air era già nelle scarpe dal ‘79). Nei cataloghi e nei booklet c’erano illustrazioni che spiegavano la tecnica, ma tutto era prevalentemente nascosto alla vista.

Credo proprio che il punto di svolta fu la Air Max del 1987, anche se non furono le prime scarpe a mostrare all’esterno le tecnologie presenti nelle scarpe. Per esempio, Adidas si può considerare un precursore. Alla fine degli anni 70 con l’introduzione del sistema “Vario Shock-Absorption”, ovvero dei cilindri di gomma con densità diverse, posizionati nel tallone e intercambiabili per assecondare il peso degli atleti (un esempio famoso: le LA Trainer), tutto alla luce del sole. Il passo successivo fu il più complesso A.P.S. dell’85, che tramite una chiavetta e un meccanismo a vite permetteva di modulare la rigidità dell’intersuola, il sistema era visibile da una finestrella sotto al tallone.

Le Air Max dell’87 e tutti i modelli con aria visibile nei successivi ‘88 e ‘89, Air Revolution, Jordan III, Air Trainer SC, Air Stab, Air Tech Challenge II e le dimenticatissime Air Max Light, cambiarono le regole soprattutto per come hanno comunicato questa novità. Il fatto di rendere l’Air visibile non migliorava le performance della scarpa, ma l’approccio di Nike alla comunicazione fu radicale. Questo ha enfatizzato al massimo la loro tecnologia, rendendola ancora più affascinante. Il design e il marketing andavano a braccetto come non mai.

Negli anni a seguire tutti i big brand, in un modo o nell’altro, ebbero l’esigenza di mettere in mostra le loro tecnologie, questo spinse tutto il settore a cambiare il modo di progettare, disegnare, realizzare e promuovere le calzature sportive: una rivoluzione che coinvolse materiali, design e strategie di marketing. Processi che hanno inventato nuove tecnologie o evoluto quelle esistenti, spesso senza necessità, se non quella di mercato.

Per restare in tema, l’esempio concreto è la Vapormax, che debutterà in questi giorni. Una sneaker nella quale la ”tecnologia” e l’estetica si spingono sempre più oltre il necessario. Tutto questo però è bellissimo.

Questo potrebbe essere ricordato come uno dei migliori Air Max Day di sempre grazie alle azioni di marketing svolte da Nike, cosa ne pensi a riguardo? Qual è la release che ti ha colpito maggiormente?

Questo è il quarto Air Max Day ufficiale, sicuramente il più “ricco” in fatto di prodotti nuovi e non, ma a mio parere ancora più scarno e incompleto a livello storico e informativo. In giro ho visto i soliti display con cuscinetti sbagliati, errori storici (come rifilare “Max” alla Air 180) e modelli Air Max importanti tipo la Air Max Light e la Air Max del 1991 (AKA Classic BW) sparire nel nulla. Come al solito, marketing over knowledge. Detto questo, la release che mi ha colpito di più è stata quella delle “OG”, deluso solo dalla scatola, che mi aspettavo essere come quella che ho visto nei vari seeding. Altro dettaglio che le avrebbe rese ancora più “OG” sarebbe stato rifilare una bella “W” alle “Royal”, per ricordare a tutti che originariamente erano una colorazione da donna. Comunque le scarpe sono fatte molto bene, finalmente un po’ di giustizia dopo gli ultimi anni di stupro.

Sappiamo tutti che i più “anzianotti” sono restii davanti al rifacimento di alcuni dei modelli più importanti di un brand, soprattutto per la paura che non possano essere uguali alle OG. Nike molte volte è uscita allo scoperto con modelli “Remastered” o addirittura ibridi del tutto inaspettati, sei d’accordo con questo tipo di azioni?

Una volta, quando ero “giovane” come voi, avevo idee molto più radicali, quasi sempre chiuso alle novità, ho sempre storto il naso di fronte ad esperimenti come ibridi e “rivisitazioni moderne” di modelli storici. Diventando vecchio ho iniziato ad apprezzare quando queste operazioni portano a qualcosa di sensato e interessante.

Per quanto riguarda l’approccio dei Brand alle “retro”, credo che ci voglia un po’ più di amore. Quando riproponi un modello storico, dovresti farlo il più fedele possibile all’originale. Secondo me, marchi come Nike e Adidas possono permettersi di usare la stessa velina che avvolgeva le scarpe nel ‘90, quindi figuriamoci se il problema è trovare lo stesso colore o le stesse proporzioni del paneling. L’importante è voler fare le cose per bene, senza scuse.

In cosa Nike ti ha deluso di più in questi anni?

L’anno scorso mi aspettavo un bel venticinquesimo anniversario delle Air 180, modello per me importantissimo. Magari con una nuova midsole e un cuscinetto grande quanto l’originale, nella loro scatola argento.

Quest’anno, per il trentesimo delle Air Max, mi sarebbe piaciuto vedere un unicorno chiamato “Prototype 1986”, ma forse chiedo troppo.

Questo Air Max day sembra aver fatto riscoprire tutti come amanti del brand e in particolare modo delle Air Max 1, cosa ne pensi di tutte queste mode passeggere correlate alle politiche di marketing di un brand?

Non credo che ci sia da riscoprire un marchio come Nike, ma sicuramente questo evento ha catalizzato maggiore attenzione di altri nel passato. Per quanto riguarda le mode, ci sono dappertutto, io credo sia una questione di atteggiamento. Ci sono “sneakerhead” che comprano, indossano e poi rivendono. Io non ci riesco, compro, indosso, metto nella scatola, accumulo, repeat. Se mi sono comprato una cosa, mi piace e me la tengo. In realtà ognuno fa quello che vuole, quando io sarò stufo, venderò tutto e basta… chissà.

Cosa ti aspetti da Nike per i prossimi anni? C’è qualche progetto interessante o qualche collaborazione che vorresti vedere sugli scaffali?

Per rispondere a questa domanda potrei metterci una settimana, mi bastano nuovi progetti che siano davvero interessanti, meno collaborazioni con brand e personaggi dell’alta moda e tanta fedeltà verso gli archivi.

Timothy Sabajo

Come è iniziata la tua passione per le sneakers e qual è stata la prima in assoluto?

La mia passione per le sneakers è nata negli anni ’80 – ’90. Influenzati dall’hip hop e dai “neighborhood hustlers”, si voleva indossare ciò che loro sfoggiavano per avere attenzione e soprattutto ragazze.

Torniamo indietro di 10 anni, quanto è cambiato lo sneakergame?

Come ho già detto, sono entrato in questo mondo prima del fenomeno “hype”, in un periodo in cui nei locali non si poteva entrare con un paio di sneakers ai piedi. Quindi sì, le cose sono molto cambiate negli anni. Ma credo sia un processo normale.

Fra le molteplici collaborazioni con Nike qual è stato il modello che ti ha divertito di più creare? Ci spieghi anche il processo produttivo?

La collaborazione tra Patta, Umbro e la fondazione “Favela Street” perché è stata creata per aiutare altre persone. Abbiamo sponsorizzato un torneo di calcio tutto al femminile nelle Favela brasiliane. Progetti come quello mi rendono felice perché puoi vedere la gratitudine negli occhi delle persone che aiuti e questo è quello per cui vale la pena farlo. Come dice il nostro slogan “Patta got love for all”.

Quanto l’Air Max 1 è legata al vostro store? Raccontaci la nascita delle prime collaborazioni con Nike.

La Air Max 1 è sempre stata legata ad Amsterdam, era la numero in quanto “hustler shoe”. Ha avuto un grande impatto sulla città e questa è la ragione per cui è una scarpa molto importante per noi. Quando abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con Nike, la nostra logica ci ha portati a pensare che la prima sneaker protagonista di quella collaborazione doveva essere proprio la Air Max 1.

Che tipo di modello hai votato per l’Air Max 2016 Vote Back? E perché?

Non ho votato perché secondo me non c’è una sola scarpa che spicca, ce ne sono tantissime che mi piacciono. Quindi come potevo sceglierne soltanto una?

Come sappiamo, modelli come le Air Max 1 OG, le Master e le più recenti Atmos sono state vendute in quantità veramente limitate, lasciando a bocca asciutta molti appassionati e creando una vera caccia al “tesoro”; ma soprattutto rendendo il potere del reseller più forte. Cosa ne pensi di questo movimento?

Credo che Nike, come tutte le aziende, sia nata per ottenere grandi guadagni e se l’hype contribuisce a questo sarebbe stupido non farlo. Il movimento del resell non riguarda solo i resellers, chiunque cercherebbe di guadagnare qualche soldo rivendendo. Il vero problema sono gli idioti che comprano dai resellers a cifre altissime rovinando il mercato. Infatti, se queste persone non acquistassero a prezzi così folli, i rivenditori non avrebbero nulla da rivendere.

Progetti futuri? Hai intenzione di tornare a collaborare con Nike?

Sicuramente lo faremo.

Woei Tjin

Perché Air Max? Sembra una domanda banale ma ci piacerebbe sapere cosa ti ha portato a scegliere questa scarpa.

Perché proprio le Air Max? Ho cominciato ad indossare di nuovo Nike nel 2000, vivevo in Olanda e ovunque vedevo Air Max 90 e Air Max 1.

Com’è cambiato l’hype attorno allo sneakergame? Questo mese ha sfiorato vette di isteria abbastanza alte, cosa ne pensi?

Sì, lo sneakergame è profondamente cambiato. Ai miei tempi, infatti, non si facevano né camp e né raffles, di conseguenza non c’erano nemmeno così tanti sneakerheads e collezionisti. Al contrario, oggigiorno, ci sono tantissime persone che amano le sneakers e perciò i resellers danno di matto.

Sappiamo che hai una collezione immensa di Am1, qual è la tua preferita? La più difficile da reperire?

La mia Air Max preferita è la “Albert Heijns”, non c’è bisogno di commenti. Le Air Max della mia collezione non erano difficili da trovare perché, come ho già detto prima, ai miei tempi lo scenario era diverso.

Cosa ne pensi delle ultime uscite? C’è qualcosa che ha suscitato il tuo interesse o rimani un purista?

Mi piacciono molto le Nikelab Pinnacles Air Max 1, amo la loro pelle morbida e di altissima qualità.

Finalmente lo shape quest’anno è tornato quello tanto richiesto dagli appassionati. Sei soddisfatto dei risultati o pensi che sia stato un tentativo mal riuscito?

Secondo me è stato fatto un bel lavoro, lo shape è stato riportato a quello di una volta. Ma per esempio, il toebox delle Master non è così bello (credo perché stia stato creato prima degli svariati cambiamenti), mentre quello delle “Elephant” invece mi piace.

Come hai vissuto la release delle Atmos? Dalle Instagram stories abbiamo visto che c’è stato un camp out, ti ha riportato a quando hai acquistato le Amsterdam di cui ci parlavi nella nostra precedente chiacchierata?

Per due giorni hanno fatto camp davanti al mio store circa 40/50 persone. L’agitazione era palpabile e io non avevo abbastanza paia per poter soddisfare tutti. Era da un po’ di tempo che non vedevo così tanta gente campeggiare davanti al negozio.

Quale release dell’Air Max Day ti ha più stupito?

Secondo me, la miglior release è senza dubbio la “Elephant”.

Mauricio Espejel

Come e quando è iniziata la tua passione per le Air Max?

Nel 2008 un ladro si portò via le scarpe che stavo indossando e così soltanto nel 2010 iniziai ad acquistare Nike di nuovo. In seguito, casualmente, trovai una fantastica Air Max 1 Safari Purple…il modello, le air capsule, la comodità e la colorazione mi fecero dire wow! Ricordo che in quel periodo c’erano molte sneakers colorate ma nulla era comparabile alle Safari.

Lo stesso giorno acquistai una Air Max Light OG e da quel momento non smisi più di comprare.

Come ti sei sentito quando hai comprato la tua prima Air Max?

Quello che provo ora è molto diverso da quello che provavo in passato, ma l’entusiasmo che mi pervade ad ogni paio nuovo di Air Max è sempre lo stesso. Quando comprai le Safari e le OG fui molto felice perché ero sempre alla ricerca della novità e della sneaker più comoda. Da tre anni a questa parte, invece, ho cominciato ad essere ancora più appassionato, amo avere le Air Max più ambite, così tanto da stare ore o addirittura giorni in coda davanti agli shops. È da pazzi!

Ora è proprio come se i miei sogni fossero diventati realtà. Per esempio, per diversi anni ho continuato a pensare alle 90 Duck Camo finché l’anno scorso sono riuscito ad averle! Adesso le indosso in ogni momento, è grandioso riuscire ad avere qualcosa che hai sempre desiderato.

Puoi spiegarci cosa rappresenta per te questo modello?

Rappresenta sogni, esperienze, amicizie, il mio modo di vivere e come mi godo tutto quello che mi succede. Le Air Max sono la mia passione!

Nella tua grandissima collezione, c’è una Air Max in particolare che ti fa dire “questa è la mia preferita”? Perché?

Se mi baso sull’esperienza, credo che potrebbe essere il modello su misura che ho creato l’anno scorso, non tutti hanno la possibilità di progettare le proprie sneakers. Se invece mi baso su quello che più ho desiderato, credo che la scelta ricada sulle Duck Camo. Ho sempre voluto pagare un prezzo onesto per le mie Air Max, ma quella volta ho speso 920 dollari. È stata una follia!

Tuttavia le Air Max 1 SUPREME sono incredibili, fantastiche! La tomaia in stile animalier dona loro stravaganza, è inevitabile non usarle! Senza dubbio ne ricomprerei un altro paio, riflettono totalmente la mia personalità.

Guardando i tuoi social, abbiamo visto che fai parte dei “Masters of Air” e che sei stato invitato a Portland dove hai potuto parlare con Mr. Tinker Haltfield. Come è stata questa esperienza? Come ti senti ad essere un “Air Master”?

Ho incontrato Tinker nel 2015 in Messico, è stato incredibile. È stato cordiale e vivace, con lui le domande non hanno trovato spazio perché ha iniziato a parlare di un sacco di cose, esperienze, emozioni, progetti futuri e anche della sua stessa vita. A Portland si è comportato allo stesso modo. Ero l’unico “Master of Air” che già lo conosceva ed osservare gli altri visibilmente emozionati e pieni di ammirazione è stato magnifico. Così ho realizzato che non solo lui è “Tinker, lo sneakers designer” ma bensì “THE GOD OF AIR MAX!”.

Essere parte degli “Air Masters” è stata la miglior esperienza della mia vita. Sto vivendo un sogno che non avrei mai pensato sarebbe stato realizzato. Non avete mai desiderato che il vostro brand preferito vi notasse? Ecco questo è successo a me, non avrei mai pensato che la passione per le Air Max mi portasse a dove sono ora e di trovare una “famiglia” nel mondo che condividesse il mio amore per le sneakers.

Nike mi ha cambiato la vita.

Come festeggerai l’anniversario delle Air Max 1?

Ho inviato del materiale per creare un ID che userò al party che sta organizzando Nike Mexico, sarà folle! L’anno scorso all’Air Max Day party c’erano più di 700 persone.

Nike, inoltre, mi onorerà di uno spettacolo con protagoniste le 100 paia di Air Max che preferisco.

Ultima domanda, cosa ti aspetti prossimamente da Nike?

Nel 1987 le Air Max 1 furono sneakers fuori tempo, perciò spero che continuino ad innovare come con le Vapor Max per lasciare un segno ai nuovi followers, collezionisti e a tutte le persone che cercano un’esperienza e non solo comodità.

E come sapete, torneremo a vivere in un’epoca in cui le Air Max 87 saranno le sneakers che tutti vorranno avere.