Se la scorsa volta con la Casolana Ent vi avevamo portato a fare un giro nella trap bolognese, oggi vi proponiamo qualcosa che si distacca da tutto ciò che avete ascoltato fino ad ora, la ALFMOB.
Le premesse sono due: sono di Milano e sono aggressivi. Il loro progetto nasce svariati anni fa dall’incontro di PROVIDENCE e ghostboycoma, due menti estreme trovatesi in sintonia perché unite dalle stesse emozioni. Emozioni forti, pesanti, espresse proprio per non rimanerne vittime.
Il tuo corpo ha la testa mancante / Quello che dico è shockante, lascio uno scenario di morte che è stomacante / per me è come un videogioco, per me è un FPS / prendo queste compresse dopo perdo l’interesse
PROVIDENCE – “UTØYA”
I due iniziano presto a inondare SoundCloud e YouTube di brani, partendo dall’utilizzo di basi americane fino ad arrivare a creare qualcosa di realmente loro. I primi singoli che troviamo su YouTube risalgono al 2015, da allora fino ad oggi l’attitudine non è cambiata, ma il progetto si è evoluto.
PROVIDENCE è quello che troverete spesso sui beat grevi di ghostboycoma, fino a che anche quest’ultimo non ha deciso di mettere la sua voce sulla traccia. La ALFMOB è poi cresciuta, un secondo producer si è aggiunto al gruppo, mustkill, e un’altra voce, quella di Brasi, ha iniziato ad accompagnare questo sound fuori da ogni regola.
La ALFMOB ha fatto il suo ingresso pesante due anni fa con “SIXTEEN SLAUGHTER CHAMBER”, primo progetto firmato PROVIDENCE e interamente prodotto da ghostboycoma, che non si è risparmiato sull’utilizzo di campionamenti black metal. Questo però era solo l’inizio, perché dopo l’entrata di Brasi e mustkill, i quattro hanno unito le forze per mettere in piedi il loro posto sicuro, il quartier generale: uno studio di registrazione situato a Bresso che prende il nome di CLUBHOUSE. È proprio lì che nasce tutto il resto.
“MASCHERE E KATANE”, “MOSHPIT”, “10 metri sotto terra” sono solo alcuni dei singoli che colpiscono le piattaforme, fino a che i quattro non decidono di realizzare il loro secondo progetto caricato sotto il nome di ALFMOB, “POWERVIOLENCE”. Quattro tracce uniformi che esplodono una dopo l’altra nelle orecchie di chi ascolta, costringendo la mente a entrare in un vortice delirante difficile da abbandonare.
Non sono rappresentati dall’hip hop, e questo si capisce bene, vogliono tenersi il più lontano possibile da tutto ciò che la scena propone oggi, ci dicono. Sul messaggio ci hanno colto in pieno: la loro musica è un manifesto di aggressività, nichilismo e violenza, emozioni intrinseche nell’animo umano che vengono spesso represse in atteggiamenti che portano al malessere di sé stessi e degli altri.
Lo scopo di ciò che mettono su carta non è cercare né dare una risposta a questo malessere, bensì metterlo in mostra, davanti a tutto, per far capire che la voglia di annullare e di annullarsi sono reali in tutti noi.
Ascoltate i brani e seguite qui i loro profili Instagram: ghostboycoma, PROVICENCE, Brasi, mustkill.