Il 4 ottobre, proprio nel bel mezzo della Paris Fashion Week, per uno strano scherzo del destino, Kenzo Takada si è spento all’età di 81 anni all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine dopo essere stato colpito dal coronavirus. Erano passati solamente quattro giorni dalla sfilata di presentazione della collezione primavera/estate 2021 del brand che porta il suo nome e, sebbene lui si fosse ritirato ormai da vent’anni, il suo stile continuava a essere un caposaldo per le ispirazioni dell’attuale direttore creativo Felipe Oliveira Baptista.
Kenzo può infatti essere considerato come una delle menti più geniali ed estrose del fashion system, poiché rappresenta il primo stilista giapponese ad aver conquistato Parigi con le sue influenze orientali in perfetta armonia con lo street style europeo. Anche se la maggior parte degli appassionati attribuisce lo sconvolgimento dei canoni estetici occidentali alla famigerata Triade Giapponese formata da Yohji Yamamoto, Issey Miyake e Rei Kawakubo di COMME des GARÇONS che a fine anni ’70 portò nella capitale francese l’evidenza di una moda concettuale proveniente dal Giappone, in realtà a gettare le basi di questa corrente fu proprio Kenzo un decennio prima. Ma andiamo con ordine.
Mi fa piacere che dicano che ho influenzato le persone, ma in realtà sono io a essere influenzato da loro. Il mondo in cui vivo è la mia influenza.
Kenzo Takada
Kenzo Takada è nato il 23 febbraio 1939 a Himeji, nella prefettura di Hyogo, da una famiglia numerosa. Già da bambino sviluppa una forte passione per la moda, ma non troverà l’appoggio dei genitori per seguire il suo sogno. Così comincerà a studiare letteratura inglese finché una volta raggiunta l’indipendenza si trasferirà a Tokyo per frequentare la scuola di fashion design Bunka Gakuen. Terminati gli studi farà le prime esperienze lavorative in una catena di grandi magazzini, ma la svolta arriverà nel 1965, anno in cui decide di trasferirsi definitivamente a Parigi per vivere a tutto tondo il fashion system che allora vantava la presenza di alcune leggende come Coco Chanel, Yves Saint Laurent, Christian Dior e Paco Rabanne.
Dopo qualche anno di gavetta che gli consentirà di apprendere al meglio le dinamiche del settore, aprirà Jungle Jap, una caleidoscopica boutique nella Galérie Vivienne, dove finalmente potrà vendere i capi della sua nuova maison. Ciò che si poteva trovare al suo interno era del tutto differente da quello che vendevano gli altri negozi della città: abiti e maglieria andavano a formare una sorprendente alchimia tra diverse culture, ma senza contrasti opprimenti. Era abile nell’haute couture ma già allora tendeva allo streetwear con stampe eccentriche, mix & match, elementi grafici ispirati alla natura asiatica, motivi floreali spesso abbinati a pattern animalier e una tendenza etnica. In poche parole era originale e rivoluzionario.
La moda è come il cibo, l’importante è non soffermarsi mai sullo stesso menù.
Kenzo Takada
Ben presto i magazine di moda lo notano, assegnandogli le più prestigiose copertine e nel giro di poco tempo si trova ad affrontare un’espansione globale diventando prima una società e poi entrando nel gruppo LVMH. Nonostante venga definito caratterialmente schivo e riservato, Kenzo era un uomo con una sconfinata cultura e curiosità. Proprio per questo, cavalcando l’onda del successo, decide di espandersi rapidamente in altre categorie: per prima cosa debutta con la moda maschile nel 1983, dopodiché con gli accessori e la biancheria, poi jeans, abbigliamento per bambini e infine la profumeria. Non solo, in quegli anni si occuperà anche della realizzazione di costumi scenografici per cinema e teatro.
Tuttavia il fashion business cambia rapidamente e a detta sua “non c’è più lo spirito leggero e giocoso di una volta, ma è tutto business”. Per questo motivo nel 1999, dopo la sfilata che celebrava i suoi trent’anni di carriera, annuncia il suo ritiro dalle passerelle. Da quel momento negli uffici stile di KENZO si susseguiranno diversi direttori creativi, che però non sapranno proseguire con lo stesso talento del fondatore. Tra una crisi di mercato e una perdita di identità, la holding si affida all’italiano Antonio Marras nel 2003, per poi passare al 2011 con Humberto Leon e Carol Lim, i quali risolleveranno la situazione a colpi di sold out e collaborazioni, sempre basandosi su quell’ideale di lusso accessibile professato dallo stesso Kenzo.
Nel frattempo Kenzo Takada ha continuato a rimanere attivo, ma in altri ambiti, come per esempio quello della cosmesi con il brand Kenzoki, fatta eccezione per una breve parentesi nel 2002 con la sub-label di ready-to-wear Yume. Il suo interesse infatti si è spostato nei confronti del design, stringendo diverse collaborazioni, fino a dare vita ai marchi di arredamento Gokan Kobo nel 2005 e K三 nel 2019.
Nel 2016 le autorità francesi riconosceranno l’importanza del suo lavoro conferendogli la Légion d’Honneur, un elogio molto apprezzato dallo stilista, che, seppur di origine giapponese, ha sempre visto in Parigi la capitale mondiale della moda e dunque casa sua. Laddove da giovanissimo è approdato da solo e con un sogno, si è spento con la consapevolezza di averlo visto realizzarsi e che il suo nome non morirà mai.