Continua la battaglia legale intrapresa da Nike nei confronti di StockX, arricchendosi di nuovi capi d’accusa.
Dopo che lo Swoosh aveva già fatto causa al celebre marketplace accusandolo di non aver mai approvato la vendita delle sue silhouette sotto forma di non-fungible token tramite StockX Vault, il colosso di Beaverton, come riporta Bloomberg, è tornato alla carica puntando questa volta il dito contro il processo di autenticazione sneakers di StockX.
Alla causa già aperta si aggiunge quindi un nuovo capitolo, in cui Nike afferma che nel periodo tra dicembre 2021 e gennaio 2022 avrebbe acquistato ben quattro Air Jordan 1 false. Una delle quattro scarpe in questione, come si può leggere e vedere sulla documentazione depositata allo U.S. District Court, è una Air Jordan 1 “Patent Bred“, una delle silhouette più vendute sul sito al momento della causa, nonché una delle calzature disponibili in versione NFT.
Dopo aver ricevuto la scarpa dotata di hangtag verde con la scritta “Verified Authentic” con il certificato di autenticità annesso, lo Swoosh ha sottolineato come il processo di autenticazione di StockX, considerato uno dei più accurati e precisi, presenti falle non indifferenti malgrado gli oltre 100 criteri imposti per superare la verifica.
A creare ulteriore malcontento e preoccupazione nell’azienda fondata da Bill Bowerman e Phil Knight è “il fatto che StockX abbia collegato gli NFT di scarpe Nike a merci contraffatte, e che abbia venduto i falsi a prezzi fortemente gonfiati a consumatori che non hanno mai avuto l’opportunità di ispezionare le scarpe prima di rivendere l’NFT a un altro cliente”. StockX Vault infatti collega per la prima volta un NFT a una sneaker: i proprietari degli NFT di StockX, oltre al token, possono possedere anche la versione fisica a esso associata.
In questo modo Nike non ha solamente evidenziato i problemi della piattaforma di resell ma anche del ben più ampio meccanismo della blockchain (che sta alla base di tutti gli NFT e che dovrebbe garantire l’autenticità di ciò che si acquista), il quale potrebbe dimostrarsi non affidabile, nel caso in cui è proprio il prodotto iniziale ad essere falso.
StockX non ha esitato più di tanto nella risposta, attraverso un comunicato che ha fatto divertire particolarmente chi ha seguito in maniera perpetua la vicenda. La piattaforma di resell ha risposto chiarendo, innanzitutto, come la loro autenticazione sia impeccabile, e sempre attenta alla tutela del cliente, specificando, inoltre, come le accuse di Nike siano totalmente infondate. Ma la stoccata più forte è stata la seguente, indirizzata direttamente ai dipendenti di Nike: “Il team di Brand Protection di Nike ripone totale fiducia nel nostro programma di autenticazione. Inoltre, centinaia di dipendenti Nike, tra cui gli attuali senior executive, utilizzano StockX costantemente per comprare e vendere prodotti”. Infine, StockX ha concluso spiegando come il motivo di quest’attacco si basi sul tentativo disperato da parte del brand di Beaverton di riesumare la propria causa legale contro la vendita di NFT col branding di Nike.