Dalla prossima stagione, la 2020-21, la Serie A prenderà una scelta stilistica molto chiara: font unico per nomi e numeri dei giocatori e assenza di sfondi per gli sponsor. Un tentativo di branding per assimilarsi a campionati come la Premier League e Ligue 1 che ha lati positivi e negativi.
L’identità estetica è spesso un bene, la Premier League infatti ha reso i propri font uno status, un sinonimo di riconoscibilità internazionale. Stessa cosa vale per la Ligue 1. Molto diversa la situazione in MLS, in cui lo sponsor tecnico unico per tutta la lega aggiunto a un unico font ha portato a uno stallo estetico notevole, con forti critiche da parte dei tifosi per la poca originalità dei prodotti.
La Serie A deve cercare di evitare proprio questo: non diventare banale. Alcuni brand hanno utilizzato font sì originali ma poco leggibili, come ad esempio quello del Chievo Verona dell’anno scorso.
Salvando la leggibilità, è importante non passare nell’anonimato. Ovviamente i brand potranno tornare ai loro font personalizzati in occasione delle coppe europee, come appunto per le squadre inglesi e francesi.
Grande vittoria per gli amanti dell’estetica invece è l’abolizione degli sfondi per gli sponsor. Vero, alcuni sono stati fatti con un concept ben preciso, come quello della terza maglia dell’Inter di quest’anno, altri invece sono più invasivi e per questo criticati, come il noto bordo rosso di Lete sulla maglia del Napoli, così come il logo MSC sulla stessa maglia.
La regola dello sponsor limitato al lettering dovrà valere per tutto il merchandising, quindi anche per il materiale pre-gara, da allenamento e da rappresentanza. Un cambiamento netto che porterà i brand a scelte più oculate, specie ora che marchi come Nike hanno annunciato di voler abbandonare i template.
Siamo in attesa quindi della nuova maglia del Napoli e soprattutto del font unico, solo allora capiremo quale strada vorrà prendere la nuova Serie A.