Roddy Ricch sta scalando le classifiche e scrivendo nuovi record. Nel giro di pochi giorni ha mantenuto il primo posto nelle classifiche dei singoli tenendosi dietro Justin Bieber, mentre il suo album ha riconquistato il primo posto nella Billboard 200 diventando così il primo album rap di debutto a riconquistare la numero 1 dopo una o più settimane di pausa per la prima volta dal 2005, anno in cui “The Documentary” di The Game fece lo stesso.
La traiettoria di Roddy Ricch è interessante. Ricch è arrivato dopo la carrellata di Soundcloud rapper e ha raggiunto un successo enorme in maniera stranamente tradizionale, ovvero una canzone dopo l’altra, un mixtape dopo l’altro, fino al primo album ufficiale. Il termine “stranamente” è usato non a caso, perché di recente le hit più clamorose sono state collegate a specifici balli, promozioni in film, challenge lanciate da personaggi famosi in video ulteriormente virali o altro. “In My Feelings” di Drake è solo uno degli esempi. Altri successi colossali come “Old Town Road” sono stati aiutati dal fatto di essere diretti a un target ben più ampio rispetto a quello del rap maggiormente crudo, il successo di Lil Nas X infatti fu un successo enorme anche per i bambini.
Il percorso tradizionale sembra tornato di moda considerando che la classifica di Billboard al momento celebra artisti come lo stesso Roddy Ricch, DaBaby, Young Thug, Travis Scott e Rod Wave, artisti che non hanno preso alcun tipo di scorciatoia.
Roddy Ricch ha raggiunto la vetta dei singoli con “The Box“, una canzone che non ci si aspetterebbe di vedere in cima. Il banger del giovane rapper di Compton non ha gli elementi vocali o lirici di suoi altri pezzi ma rappresenta un mix del suo catalogo: beat coinvolgente con elementi melodici e vocali, Ricch stesso gioca con la sua voce come se fosse uno strumento musicale (un po’ alla Young Thug, non a caso ha vissuto ad Atlanta), un ritornello molto catchy circondato da strofe crude e giocose al tempo stesso.
“The Box” non ha un video ufficiale, un ballo o nient’altro, semplicemente ha fatto presa sulla gente fino a diventare un meme di riferimento su TikTok. Questo ha garantito la vetta a Roddy Ricch nonostante il singolo di Bieber sia stato accompagnato da post in cui Justin chiedeva al suo esercito di fan di lasciare “Yummy” in play, anche di notte.
IM SCREAMING!!!! And his fans have time making full threads about Selena yet they should feed him. Pathetic pic.twitter.com/q7utjr1eBU
— Karl is RARE 🐝🐍 (@VHOSSKE) January 10, 2020
Ricch ha raggiunto comunque il primato, evitando pubblicità al suo pezzo, anzi ha preferito spingere proprio quello di Bieber, forse anche ironicamente.
stream yummy by justin bieber 💪🏽
— Roddy Ricch (@RoddyRicch) January 11, 2020
Il talento di Compton ha raggiunto la vetta degli album più venduti con “Please Excuse Me For Being Antisocial”, il suo primo album ufficiale, il cui titolo rappresenta molto il suo modo di fare poco espansivo. Ciononostante, il ventunenne è molto amato dalla comunità musicale come dimostrano i featuring con artisti da tutti gli States, come ad esempio Meek Mill (che gli ha regalato anche una catena di Dreamchasers, sua label), DJ Mustard, Post Malone, Gunna e Marshmello, fino all’Inghilterra con Yxng Bane e Chip.
Le connessioni più forti di Roddy Ricch però restano quelle con la sua Compton, la sua Los Angeles. Roddy ha annunciato la sua ascesa al grande pubblico con “Racks In The Middle” un featuring con Nipsey Hussle uscito pochi giorni prima che quest’ultimo venisse assassinato. Quel pezzo è una testimonianza di quanto Nipsey volesse mettere il giovane talento sulla mappa, un singolo slegato da un qualsiasi progetto esteso per celebrare un ragazzo che si era preso a cuore e sul palco, portato già come apertura in alcuni live proprio nella loro Los Angeles.
Ricch condivide con Nipsey anche l’affiliazione alla gang dei Crips, cosa che non ha mai nascosto nei pezzi: She trippin’, I got her a bag / I’m Crippin’, Chanel on the rag (Out Tha Mud) ma anche Bitch, I was made inside the projects, I got Crip on my set (Project Dreams) fino alla celebrazione di “Ballin’”, con DJ Mustard: all these designer on my body got me drip, drip / Straight up out the Yajects, I’m a big Crip, con anche il tipico slang con l’utilizzo di “Yaah” all’inizio delle parole, in questo caso al posto di “Projects”, traslato in “Yajects”.
Non manca però il rispetto dei Bloods, Ricch infatti ha collaborato con DJ Mustard, collega storico di YG, a sua volta rapper simbolo della gang culture Blood. Le parole di Roddy Ricch proprio in “Ballin’”, il pezzo con Mustard, parlano chiaro: Either you from the Yah Gang or you’re SuWoop (sfruttando questa volta l’onomatopea del richiamo dei Bloods).
Altre volte Ricch è ancora più velato nel citare la sua zona, come quando inserisce giocatori NBA nelle sue rime. In questo caso preferisce utilizzare James Harden, di Compton, o DeMar DeRozan, nel brano “Die Young”, altro figlio del quartiere, nonché storicamente affiliato ai Crips di Los Angeles.
Roddy Ricch, come detto, è un misto di stili. La versatilità è un bene ma non essere identificabili è spesso controproducente. Roddy già a 21 anni riesce a unire gli elementi South del suo passato ad Atlanta con l’attitudine tipicamente West Coast che lo ha cresciuto, motivo per cui i vocalizzi alla Young Thug o alla Future si uniscono a rime esplicitamente sessuali, riferimenti violenti e qualche interessante gioco di parole che solo ora comincia a sviluppare.
I been tryna get a crib so long, now I got it, it’s gated
Roddy Ricch – Big Stepper
I been touchin’ all these millions, I know they gon’ hate it
My chef cook up filet mignon, got sauce and then ate it
Nigga, I been ballin’ every season like Kobe with eight
L’elemento più interessante di Roddy è forse il legame con la musica gospel. Come da lui detto a XXL l’anno scorso, la madre lo ha portato vicino al mondo della chiesa e lo forzava a scrivere canzoni a tema religioso. Questa influenza si sente molto in alcuni pezzi come “Gods Eyes” e soprattutto in “War Baby”, forse vero manifesto dell’album in cui il crudo storytelling del talento di Compton si unisce al ritornello cantato insieme a un coro gospel, elemento con cui il protégé di Nispey Hussle si fonde perfettamente tra accenti metricamente alterati, onomatopee e lunghi vocalizzi. Tutti elementi che ha dimostrato anche nella performance con Audiomack, in cui si è esibito per la prima volta con un’orchestra.
Il tempo è dalla sua parte, l’esperienza e la vicinanza ad artisti più esperti e diversi aiuteranno Roddy Ricch a diventare sempre più completo ed elaborato nel modo di scrivere e creare musica, sperando che non dimentichi le sue influenze, soprattutto quella gospel, una peculiarità che potrebbe diventare il suo marchio di fabbrica ed elemento distintivo in un mercato sempre più grande e in evoluzione. Per ora però Roddy Ricch si può accontentare di riscrivere i libri dei record con “The Box”.